GIUDICE DI PACE A LATINA, MIGNANO: “AVVOCATI VIVONO GIORNI DA CANE QUOTIDIANAMENTE”

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Giudice di Pace, la situazione di disagio cronico induce di nuovo il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Latina Giacomo Mignano ad appellarsi alla Presidente del Tribunale Caterina Chiaravalloti: “Necessario un incontro”

È ormai insostenibile la situazione di crisi in cui versa la Cancelleria Civile dell’Ufficio del Giudice di Pace, non più in grado di assolvere ai più elementari incombenti burocratici. Inizia così la missiva che il Presidente dell’Ordine degli Avvocati pontini Mignani ha inviato alla Presidente del Tribunale Chiaravalloti. Non il primo né l’ultimo appello per denunciare la difficoltà di lavoro di un ufficio da cui passano innumerevoli cause.

“L’attività di supporto alla giurisdizione e ormai inesistente e paralizza, di fatto, il funzionamento del Presidio, ormai fuori controllo”. Mignano, per essere più incisivo, porta in essere l’esempio di una giovane collega romana in occasione di un accesso compiuto all’Ufficio del Giudice di Pace di Latina.

“Nella giornata di lunedì scorso – spiega Mignano – la collega mi ha riferito che lo studio per il quale collabora cura gli interessi di una multinazionale ed in funzione degli incarichi che riceve dalla medesima”, è avvezza a “frequentare moltissimi sedi di Giudice di Pace, su tutto il territorio nazionale“.

Ecco perché l’avvocata romana, confrontando le situazioni di Latina e degli altri uffici, “ha potuto riscontrare moltissime forme di inefficienza, ma mi ha assicurato che la situazione di approssimazione e di disordine riscontrata a Latina non ha eguali nel Paese. In buona sostanza se non abbiamo il peggior Ufficio del Giudice di Pace di Italia poco ci manca, possiamo dire che siamo in corsa per vincere lo scudetto del disservizio. Del tutto impietosa è, infatti, stata la ricostruzione della giornata”.

“Venuta a Latina per consultare alcuni fascicoli – continua il racconto “de relato” di Mignano – non è riuscita nell’intento in quanto erano tutti indistintamente fuori posto. Alle obiettive rimostranze sollevate , l’addetto ha risposto, con calma olimpica, che era una situazione del tutto normale, atteso che sono centinaia le pratiche da sistemare e di non sapere quando ciò sarebbe avvenuto, in spregio ai più elementari principi di buon andamento della Pubblica Amministrazione.

C’è di più. “Il legale, nel tentativo di razionalizzare la giornata e non considerarla persa, ha tentato di procedere al ritiro di alcune copie di provvedimenti, da tempo, richiesti dal proprio domiciliatario, ma anche detta attività non ha avuto fortuna. Si è diretta all'”alveare” dove vengono sistemate, facendo riferimento, come logica vorrebbe, alla lettera anagrafica dello studio professionale, senza esito. A questo punto, ha chiesto spiegazioni al personale presente in Cancelleria che naturalmente si è ben guardato dal fornirle, trincerandosi sulla propria incompetenza al riguardo. Sembra che in servizio non vi fosse un addetto competente a dare spiegazioni sul ritiro delle copie“.

“Una annotazione che ha dell’incredibile – continua Mignano – la collega mi ha riferito che sulla porta di ingresso di una stanza dell’Ufficio vi era affisso un avviso che pregava l’utenza di non porre domande a chi operava, in quanto competente esclusivamente a fotocopiare. Alla fine di tale peregrinazione nei locali della struttura, finalmente, un Collega , mosso a compassione, le ha spiegato che, per non si sa quale scelta operativa, le copie non vengono più inserite nel velinario secondo l’ordine alfabetico, ma, alla rinfusa, senza seguire alcun logico criterio“.

“La malcapitata si è vista, così, costretta, a consultare tutte le copie presenti nel velinario, parliamo di centinaia di fogli, senza venire, dopo una lunga consultazione, a capo di nulla, perché le copie non c’erano e non si sa, a questo punto, se mai ci saranno. Ma cosa più grave è che il Legale ha potuto constatare nella sua attività di ricerca che nei contenitori non vi erano solo copie ma anche i relativi fascicoli, lasciati del tutto incustoditi alla mercé di chicchessia”.

Alla fine del “girone dantesco”, l’Avvocato ha perso oltre due ore nella Cancelleria dell’Ufficio inutilmente, e dovrà tornare tra qualche giorno, probabilmente con la stessa sorte. “Una vera mattinata di un giorno da cani che gli appartenenti al Foro vivono quotidianamente – sottolinea Mignano -. Ciò non bastasse detta denunciata inefficienza rischia di incidere in maniera rilevante anche sulla regolarità delle udienze. I Giudici per favorire una produttività che la struttura burocratica non è, come visto, in grado di assicurare, stanno fissando la trattazione di moltissime controversie da remoto, ma tale iniziativa rischia di non apportare alcuna utilità, tutt’altro, atteso che le relative comunicazioni arrivano in ritardo facendo saltare le disposte udienze, con il conseguente onere di inoltrare nuovi avvisi con ulteriori carichi di lavoro che si assommano a quelli inevasi, provocando cosi ritardi su ritardi, il tutto nel caos più assoluto“.

Nonostante ci siano stati già diversi interventi da parte del Presidente del Tribunale per risolvere le gravi problematiche che affliggono il presidio, “è evidente – conclude Mignano – che tale deriva non può proseguire, per la dignità ed il decoro non solo della Classe Forense ma di tutta la Collettività di cui è esponenziale l’Ufficio. È veramente mortificante che a Latina, nel terzo millennio, non si è ancora in grado di sistemare in ordine alfabetico gli atti giudiziari e si debbano perdere giornate di lavoro per incombenti che richiedono qualche minuto, a dispetto del PNRR, dell’Europa e di qualsiasi forma di progresso e di funzionalità”.

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