“GITA” NELLA CASERMA DEI CARABINIERI: ASSOLTI DI SILVIO E DE LUCIA

Si introducono nell’area militare a Roma: a processo Roberto Di Silvio e il noto rapinatore Cristian De Lucia

Erano accusati del reato di ingresso arbitrario in luoghi dove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato. È questo il reato insolito a cui dovevano rispondere i due noti personaggi di Latina, più volte comparsi nelle cronache giudiziarie pontine: il 53enne Roberto Di Silvio, difeso dall’avvocato Italo Montini, e il 47enne Cristian De Lucia, assistito dall’avvocato Sandro Marcheselli.

I due dovevano rispondere di un fatto avvenuto il 7 febbraio 2023 quando si sono introdotti nella caserma “Podgora”, sede del Comando Interregionale Carabinieri, ubicata a Roma, in via Svevia. Il luogo è vietato al pubblico “nell’interesse militare dello Stato”.

Che cosa ci facessero i due in quel posto non è dato sapere. Roberto Di Silvio detto “Berzotto”, come noto, è fratello della pluripregiudicata (anche per reati con l’aggravante mafiosa) Maria Grazia Di Silvio e zio dei fratelli Angelo e Salvatore Travali, volti noti nel crimine pontino e capi dell’omonimo clan. Cristian De Lucia, invece, è stato più volte coinvolto in rapine, tra cui quella molto roboante avvenuta nel 2018 ai danni di un portavalori nel quartiere Q4 a Latina.

Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, Di Silvio e De Lucia entrano, a loro dire erroneamente, nella caserma “Podgora” intorno alle ore 23.30, a bordo di una Mercedes Classe A di colore grigio. Immediatamente fermati dai militari presenti in caserma, i due vengono identificati. Non senza stupore i militari vedono il loro curriculum condito di numerosi precedenti.

Perquisiti, i due latinensi non hanno niente di sospetto nella loro disponibilità ma per questa vicenda devono rispondere di ingresso in una struttura militare.

Oggi, 14 maggio, il giudice monocratico del Tribunale di Roma ha accolto le richieste della difesa, assolvendo sia Di Silvio che De Lucia “perché il fatto non costituisce reato”. Il pubblico ministero aveva chiesto per ciascuno sei mesi di reclusione. Il motivo della “gita” in caserma da parte dei due pregiudicati resta ignoto.

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