GIOVANE UCCISO A ROVIGO: IL KILLER ARRESTATO AD APRILIA

Amine Gara
Amine Gara

Accusato di aver ucciso il giovane Amine Gara a Rovigo, è stato fermato ad Aprilia dagli agenti della Squadra Mobile di Latina

Il giovane, di origine pakistana, è indagato insieme ad altri 4 connazionali considerati responsabili della rissa con coltelli e cocci di bottiglia in cui domenica scorsa è rimasto ucciso il giovane tunisino di 23 anni, Amine Gara, mentre un suo connazionale era rimasto ferito. I provvedimenti, eseguiti dalle Squadre Mobili di Rovigo, Chieti e Latina, sono stati disposti dal procuratore della Repubblica di Rovigo, Manuela Fasolato. L’uomo fermato ad Aprilia è accusato di aver colpito Gara al collo con un coccio di bottiglia, il colpo fatale che ha causato uno choc emorragico.

La rissa era scaturita verso la mezzanotte di sabato nel parco delle Due Torri, retrostante il monumento di Giacomo Matteotti, in Corso del Popolo, nel centro di Rovigo. Il feroce agguato da parte dei pakistani sarebbe scattato per una vendetta: due giorni prima, infatti, lo stesso Amine Gara, assieme ad altri tunisini e marocchini, si sarebbe reso protagonista di una violenta aggressione ai danni di due giovani del gruppo avversario, i due pakistani che sono stati bloccati dalla polizia a Rovigo.

Amine Gara era deceduto domenica notte all’ospedale di Rovigo dopo essere stato ferito da un collo di bottiglia spezzato. In quelle ore il centro del capoluogo polesano era ancora affollato di persone, e le prime testimonianze dimostratesi utili alle indagini erano state raccolte dagli uomini della Questura proprio dai testimoni sul posto. Tre dei cinque fermati sono anche indagati per tentato omicidio nei confronti del connazionale di Amine Gara rimasto ferito.

La ricostruzione della Squadra Mobile e della Procura ha consentito di delineare con precisione il quadro accusatorio. A uccidere Amine sarebbe stato il pakistano arrestato ad Aprilia che, con una bottiglia rotta, lo avrebbe colpito al collo e al torace. Nel corso dell’azione, avrebbe indossato un passamontagna per nascondere le proprie fattezze. Da qui la contestazione di omicidio aggravato dalla premeditazione. Tre pakistani, tra cui quello arrestato ad Aprilia, invece, risultano indagati per tentato omicidio: con modalità simili avrebbero, infatti, ferito in maniera gravissima il 30enne tunisino, non riuscendo a ucciderlo grazie anche all’immediato intervento dei sanitari.

Tutti e cinque i fermati, poi, sono indagati anche per rissa. E, infine, coloro che non sono indagati per omicidio premeditato o per tentato omicidio “direttamente”, lo sono “indirettamente” con la formula del “concorso anomalo”.

“I soggetti indagati per la rissa, cui non è direttamente contestato l’omicidio e il tentato omicidio – ha spiegato il procuratore Manuela Fasolato – sono indagati per concorso anomalo di cui all’art.116 c.p. nei fatti reato di omicidio e tentato omicidio, per aver partecipato ad una rissa caratterizzata, sin dal suo inizio, da reciproci intenti lesivi, anche in considerazione del fatto che l’aggressione è stata organizzata anche quale reazione all’aggressione del 17 luglio, altresì del fatto che i partecipanti alla rissa del 19 luglio si erano armati di frammenti di bottiglie di vetro e oggetti contundenti, nonché del fatto che uno di loro copriva durante la rissa del 19 luglio il suo volto con un passamontagna, al fine di ostacolare la sua identificazione”. 

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