“GESUALDO”, PRESENTATO IL LIBRO POSTUMO SUL BOMBARDAMENTO DEL 12 SETTEMBRE ’43

Da sinistra: Riccardo Celentano, Matilde Celentano, Domenico Forgione, Gianfranco Bianco, Claudia Baldoli e Armando Caramanica
Da sinistra: Riccardo Celentano, Matilde Celentano, Domenico Forgione, Gianfranco Bianco, Claudia Baldoli e Armando Caramanica

Presentato a Gesualdo il libro postumo di Pietro Celentano sul bombardamento del 12 settembre 1943

“Ricordi di Gesualdo e del bombardamento del 12 settembre 1943” è il titolo del libro postumo di Pietro Celentano, a cura di suo figlio Riccardo, con la prefazione del professor Alfonso Cuoppolo, storico saggista sulle tematiche dell’Irpinia, pubblicato dall’editore Armando Caramanica di Scauri di Minturno (Latina).

Il volume, per il quale ha collaborato tra gli altri la professoressa Claudia Baldoli, docente di Storia contemporanea presso l’Università degli studi di Milano, è stato presentato a Gesualdo, piccolo centro irpino teatro del dramma raccontato da Celentano, insegnante nativo del luogo, trasferitosi a Carbonia all’età di 20 anni e poi nel 1970 a Latina, dove ha vissuto fino alla sua scomparsa avvenuta il 20 febbraio 2020.

Ieri, in occasione dell’82esimo anniversario del bombardamento, in cui persero la vita anche stretti famigliari di Pietro Celentano, il fratellino Marcello e la cugina Felicina, il sindaco Domenico Forgione ha aperto le porte del Castello di Gesualdo, ospitando l’evento di presentazione del libro. Presente la famiglia dell’autore, con il figlio Riccardo, che ha raccolto la testimonianza del padre nel libro autobiografico, e la figlia Matilde, quest’ultima sindaco di Latina.

La tragedia di Gesualdo – bombe sganciate da aerei americani quattro giorni dopo l’annuncio pubblico dell’armistizio – viene rivissuta nelle pagine di Celentano con gli occhi di un bambino di 12 anni: “Il cielo si oscurò come fosse stato di notte – si legge tra le righe del racconto – e così rimase per alcuni minuti, quando finalmente si schiarì notammo decine e decine di crateri prodotti da centinaia di bombe. Terrorizzati e pieni di polvere, sporchi (io ero scalzo) ma contenti di esserci salvati, tornammo verso le nostre case, ma la mia era completamente distrutta. Sotto le macerie c’era tutta la mia famiglia: mia mamma, mia sorella Gloria, il mio fratellino di 18 mesi Marcello, la sorella di mamma zia Antonietta e mia cugina adottiva Felicina. Di sicuro salvi erano mio padre e zio Nuccio, i quali si erano recati a Nocera Inferiore per affari e, fortunatamente, io che mi ero allontanato per vedere il carro armato… I miei peggiori timori si realizzarono quando seppi della morte del mio fratellino e di mia cugina Felicina che allora aveva 18 anni. Mamma, che era incinta, mia sorella Gloria e zia Antonietta erano state ferite gravemente”.

Un racconto profondamente doloroso quello di Pietro che si mescola con la vita a Gesualdo prima e dopo il periodo bellico, con l’esperienza in Sardegna della famiglia Celentano, con l’arrivo in quel di Latina, dove crescere, insieme all’amata Stella, Riccardo e Matilde e offrire loro un futuro migliore.

Ieri, durante l’evento al castello di Gesualdo, coordinato da Francesco Aufiero, il sindaco Forgione sottolineato l’importanza dei “ricordi che diventano memoria storica seppur con le loro cicatrici, da conservare gelosamente, e che spingono nello stesso tempo, ad una profonda riflessione sulla tragicità di alcuni momenti”. “Dalla lettura di queste pagine emerge il cuore e la memoria di chi conserva gelosamente il ricordo della vita vissuta tra i vicoli, le piazze e i luoghi avvolti da un sentimento vero caratterizzato dalla genuinità e dall’altruismo”, ha affermato il sindaco Forgione, plaudendo anche all’iniziativa di Riccardo di devolvere il ricavato della vendita dei libri alla chiesa del Santissimo Rosario-San Vincenzo Ferrari di Gesualdo.

Il vice sindaco e assessore alla Cultura del comune irpino Gianfranco Bianco ha definito il libro un’esortazione alla pace: “Mediante il racconto meticoloso di Gesualdo nel periodo bellico, unitamente alla descrizione del genocidio di due vittime civili innocenti (Marcellino e Felicina), lo scrittore – ha evidenziato l’assessore Bianco – sottolinea l’atrocità della guerra. Inoltre, rafforza con questo testo il legame con le proprie radici. Infatti, racconta prima la sua fanciullezza a Gesualdo, poi continua con la descrizione del suo trascorso fuori dalla nostra comunità ed infine mediante questo romanzo termina il suo ciclo di vita descrivendo minuziosamente tutta la sua esperienza di vita (anche grazie caloroso contributo del figlio Riccardo)”.

“Credo che papà, alla fine della stesura del libro, abbia trovato la risposta storica alla domanda che lo tormentava: ‘Perché in Campania sono stati bombardati tanti obiettivi civili?’ La ricerca dolorosa della verità è stato il filo conduttore della narrazione, come da lui stesso indicato nella prefazione, insieme alla volontà di far ricordare il fratellino perduto troppo presto”, ha affermato Riccardo nel corso del suo intervento.

“Il racconto di mio padre, raccolto con dedizione da mio fratello Riccardo, è un dono prezioso per il nostro Paese, offrendo una ricostruzione fedele dei fatti accaduti anche dopo l’armistizio, e una lezione umanitaria che ci fa invocare, ancora una volta, il ‘cessate il fuoco’ nei 56 conflitti armati, il numero più alto dalla Seconda Guerra Mondiale, attualmente in corso sul nostro pianeta”, sono invece state le parole della figlia Matilde.

“In uno dei suoi accorati appelli – ha proseguito Matilde Celentano – Papa Leone XIV ha ricordato al mondo che ‘la pace non è soltanto l’assenza di guerra, ma la fioritura della giustizia, il frutto della verità e il respiro della misericordia’. Parole che faccio mie e che diventano il mio impegno civile, personale e da Sindaco del Comune di Latina. E’ una promessa che faccio alla comunità, invocando la pace non come slogan, ma come processo lento, difficile, coraggioso”.

All’evento hanno preso parte anche l’editore pontino Caramanica, la professoressa Baldoli, il dottor Giovanni Savignano, medico scrittore, il professor Francesco Caloia dell’Istituto Italiano di Studi Gesualdini. Numerosi i cittadini di Gesualdo che hanno preso parte attivamente all’organizzazione dell’iniziativa, offrendosi di leggere alcune pagine del libro memoria storica del luogo che ha suscitato profonda emozione.

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