Il Partito comunista di Gaeta – sezione “Mariano Mandolesi” – giovedì 21 febbraio ha sottolineato l’emblematico modo di agire dell’amministrazione Mitrano e dell’Autorità Portuale in merito alla vicenda della mancata apertura del nuovo mercato del pesce sito in località “ex Canaga”. Tutti ricorderanno la grande enfasi del Sindaco riguardo alla costruzione della nuova struttura costata 400 mila Euro pubblici, da lungo tempo attesa, perfetta per ogni esigenza e presto risolutiva di qualsiasi problema. In quella sede, come al solito, l’amministrazione cittadina si arrogò il merito di aver coinvolto l’ente portuale ed avere ispirato la realizzazione dell’opera. Ancora una volta l’Autorità Portuale veniva adoperata in realtà quale strumento utile ad elargire briciole e piccoli favori alla classe politica locale in cambio del totale silenzio ed immobilismo di quest’ultima rispetto alla costante ed ormai inesorabile perdita di prestigio e di importanza del porto cittadino in favore di altri network. Questa è testimoniata impietosamente dai dati relativi alla movimentazione delle merci in discesa verticale. Tuttavia ora è lo stesso Sindaco, costretto dal trascorrere del tempo e forse da un intervento maldestro di un proprio assessore, a prendere nuovamente la parola in una recente quanto imbarazzante nota. In essa egli riconosce le cause della presente condizione di stallo in un mancato accordo preliminare con gli operatori del settore, proprio coloro i quali avrebbero dovuto fruire della nuova struttura. La più totale mancanza di confronto con i soggetti interessati e di coinvolgimento nelle scelte operate è, non a caso, una delle accuse che da tempo rivolgiamo alla Giunta Mitrano, la quale ha fatto ormai dell’autoritarismo e della mancanza di trasparenza la propria bandiera. L’altro aspetto caratteristico emerso ancora una volta da questa vicenda è l’incapacità di difendere le realtà economiche locali, spesso più sane e di dimensioni minori, favorendo invece possibili speculazioni, aziende che non appartengono al territorio ed interessi opachi, come già ampiamente testimoniato dalla chiusura indisturbata di importanti realtà produttive come l’Italcraft, dalla gestione di crisi quali quella della Panapesca o dal tipo di gare d’appalto sfavorevole alle aziende e dalla manodopera locali. Se il Sindaco avesse avuto per una volta l’umiltà di ascoltare veramente gli operatori del mercato e di condividere con loro le scelte compiute sarebbe stato al corrente del fatto che le loro resistenze vanno ben oltre gli aspetti economici emersi nel dibattito, comprendendo fattori quali la posizione della nuova struttura, ritenuta da sempre meno idonea, visibile e suggestiva rispetto all’attuale collocazione. Non convincono inoltre le stesse caratteristiche del nuovo edificio in gran parte aperto ed incapace di difendere venditori e clienti da forti piogge e sferzanti venti marini. Non è un caso se alcuni commercianti del settore si sono già procurati autonomamente locali al chiuso nei pressi del vecchio mercato. Una volta andata male la propria forzatura il Sindaco adesso, dopo essersi attribuito inizialmente tutti i meriti, scarica la patata bollente all’Autorità Portuale, chiedendo un bando per l’assegnazione dei nuovi spazi. Un bando che, come lui stesso riconosce e immagina, potrebbe attirare operatori esterni alla nostra comunità. Aggiungiamo inoltre che il bando invocato con tanta forza potrebbe far gola a grandi speculatori rapaci, i quali imporrebbero da una posizione di forza condizioni ben più sfavorevoli e penalizzanti ai piccoli commercianti. Sorge addirittura il dubbio legittimo che l’evoluzione di questa vicenda gravissima possa non rappresentare solo il naturale epilogo di un’operazione gestita con incompetenza o addirittura l’infantile ripicca nei confronti dei poco accondiscendenti venditori del pesce, bensì la precisa volontà nascosta di favorire altri e più forti interessi.