Gaeta e quel forte legame con i profughi fiumani, istriani e dalmati, una città simbolo dell’ accoglienza e che non vuole dimenticare.
Il 10 febbraio di ogni anno si celebra il “Giorno del Ricordo” al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
La data prescelta è il giorno in cui, nel 1947, Il 10 febbraio fu firmato a Parigi il trattato di pace al termine della seconda Guerra Mondiale, che assegnava definitivamente alla Jugoslavia Comunista l’Istria, parte della Venezia Giulia, la Dalmazia, Pola, Fiume. Il terrore della pulizia etnica con le foibe aveva spinto alla fuga molti italiani e dopo il trattato, tale esodo diventò irreversibile. Nel 1947, ancora semidistrutta dalle mine e dai bombardamenti, Gaeta si preparava ad accogliere gli esuli. L’allora sindaco della città, Giovanni Cesarale, animato da uno spirito di solidarietà verso i propri compatrioti propose di trasferire Pola nel quartiere medievale, opportunamente bonificato e restaurato.
Il progetto della «Nuova Pola» non andò mai in porto per motivi economici: l’Italia di allora non se lo poteva permettere. Si scelse quindi di ospitare gli esuli in campi profughi improvvisati, come nel resto d’Italia. A partire dall’estate 1948, Gaeta ospitò almeno 1500 profughi giuliano-dalmati, con picchi di 1000 presenze giornaliere nei periodi di maggiore affluenza. La maggior parte di essi, infatti, vi rimaneva poco tempo per poi cercare fortuna altrove. «Gli esuli volevano ricostruirsi una vita partendo da zero ma Gaeta non offriva molto. Anche noi dovevamo ripartire da zero. Ma almeno noi potevamo ricostruire le nostre case sotto lo stesso sole, i giuliani e i dalmati no.» Pasquale Corbo (1922-2010), sindaco democristiano di Gaeta dal 1949 al 1964, nonché storico preside del Liceo «Fermi». I tre campi profughi rimasero attivi per oltre un decennio.
Quelle persone, segnate dal dolore e dalla sofferenza vennero sistemate alla meglio nella caserma Vittorio Emanuele II (ex convento di san Domenico), nella parte alta del quartiere medioevale. E sempre vicino alla stessa struttura venne allestita una cucina da campo nella Caserma Cavour (Ex Monastero di S. Caterina). Altri esuli invece trovarono ospitalità nella Caserma Cosenz, ubicata di fianco al Santuario della SS. Annunziata. In quest’ultima, nel 2014, è stata apposta una targa in memoria di quei tragici anni.
“Scarseggiava l’acqua. C’era sporco ovunque. Ma l’aspetto più sconcertante era rappresentato dagli alloggi. Appena siamo giunti a destinazione ci hanno dato qualche balla di paglia, un paio di coperte e tre sacchi di juta […]. Le camere erano costituite da piccolissimi box ricavati da una divisione sommaria delle camerate con tramezzi ad altezza d’uomo. »- «Abbiamo visto mamme partorire i loro figli per terra. E certi nostri amici, appena sposati, aspettavano l’ora della messa per fare l’amore» – Queste solo alcune delle tante testimonianze di persone esuli a Gaeta. Molte donne sposarono dei cittadini di Gaeta. C’ è poi il discorso della Guardia di Finanza. Al termine del secondo conflitto mondiale con la cessione da parte dell’Italia dell’Istria e della Dalmazia, la Scuola Nautica della Guardia di Finanza dovette abbandonare Pola. Il gravoso problema di individuare una nuova sede fu risolto nel 1948 con la scelta della città di Gaeta, che offriva una stupenda rada naturale e la disponibilità d’infrastrutture idonee ad ospitare un reparto di istruzione navale. «Gaeta non dimentica la tragedia delle Foibe e l’esodo degli italiani dai territori dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, e avrà sempre un legame molto forte con la terra giuliana .- commenta il sindaco Cristian Leccese – Dobbiamo mantenere viva la memoria, ricordando il passato per costruire un futuro migliore, celebrando i valori del rispetto, dell’integrazione e della convivenza civile“.
In segno di memore omaggio alle vittime, nella giornata di lunedì 10 febbraio, le bandiere del Palazzo Comunale in Piazza XIX maggio verranno disposte a mezz’asta. Il primo cittadino in mattinata si recherà presso l’ex Caserma Cosenz (ora Palazzo della Cultura) in via Annunziata, dove nel 2014 venne collocata una targa a ricordo dei tanti profughi, per deporre dei fiori. E sempre lunedì Radio 1 (RAI) in occasione della Giornata del Ricordo effettuerà un collegamento da Gaeta, città che accolse tantissimi esuli.