Frode e riciclaggio milionari a Formia: alcuni scritte di insulti sono apparse in città contro l’unico tra gli arrestati che ha risposto alle domande del magistrato
Amleto Fiammenghi, costruttore edile, è uno dei quattro indagati raggiunti dal provvedimento di misura cautelare ai domiciliari eseguito dalla Guardia di Finanza di Formia, agli ordini del tenente colonnello Luigi Galluccio, lo scorso 11 settembre. Tra i quattro arrestati anche Giancarlo Simeone, il salernitano Aniello Ianniello, consulente del lavoro considerato dagli inquirenti la mente tecnico del maxi raggiro allo Stato, e, soprattutto, Gianni Luglio, personaggio vicinissimo al nipote del fondatore del clan dei casalesi, Angelo Bardellino, con cui è stato condannato in via definitiva insieme ad altri due soggetti per una estorsione contro un imprenditore nell’ambito del processo “Formia Connection”.
Dopo gli arresti, tutti, compresi gli altri indagati raggiunti da misura cautelare (obbligo di firma), si sono avvalsi della facoltà dinanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cassino, Domenico Di Croce, che ha firmato i provvedimenti su richiesta del sostituto procuratore Flavio Ricci. Tutti tranne due: il 79enne Michele Nardella e proprio il 49enne Amleto Fiammenghi.
Fiammenghi, assistito dagli avvocati Cardillo Cupo e Bove, aveva respinto le accuse a suo carico, in particolare di essere uno dei prestanome, insieme a Simeone, al servizio del sodalizio messo in piedi dal cognato, il 41enne originario di Battipaglia, Aniello Ianniello. Il 49enne formiano aveva spiegato di essere stato in pratica raggirato e aver anche presentato una denuncia ai Carabinieri contro Ianniello perché questo avrebbe utilizzato, senza il suo consenso, le sue credenziali e lo Spid, utili per compiere la truffa fiscale milionaria ai danni dello Stato. Parole che devono aver fatto breccia, tanto che il Gip Di Croce ha sostituito la misura cautelare dei domiciliari con l’obbligo di firma: Fiammenghi, a differenza degli altri tre co-indagati, è tornato quindi in libertà.
Una libertà che, evidentemente, a qualcuno non è andata giù poiché, in Via Rotabile, a Formia, nella frazione di Castellonorato, sono apparse delle scritte inquietanti sul suo conto che gli danno dell’infame e lo canzonano per essere “collabarrotre” (con due erre) dello Stato.
Uno spaccato grave che ha richiamato l’attenzione della Guardia di Finanza di Formia che sta indagando e, pubblicamente, della consigliera comunale ed ex sindaco Paola Villa, la quale ha stigmatizzato l’episodio su Facebook.
“Per qualche giorno, lungo il muro che costeggia la strada che porta al campo da calcio di Castellonorato, c’è stata in bella vista questa scritta “COLLABBORATORE DELLO STATO….CIA’ AMLEE…INFAM…” Un messaggio chiaro destinato probabilmente a chi sta “collaborando” con i magistrati o meglio non si è avvalso della facoltà di non rispondere, in quella losca vicenda degli 80milioni di crediti di imposta “fregati” allo Stato per l’Ecobonus.
Questa vicenda che vede coinvolto tra i suoi protagonisti, anche quel Gianni Luglio, amico e sodale di Angelo Bardellino, forse avrebbe meritato più attenzione e forse non dovrebbe interessare solo forze dell’ordine e magistratura. La scritta, in pieno tono mafioso, non lascia a libere interpretazioni e soprattutto non vuole colpire i passanti, che per quella strada sono veramente pochi, ma vuole fare arrivare un messaggio a chi ha voluto raccontare la “sua” verità. Quelle parole scritte sul muro sono un avvertimento chiaro e inquietante.
Oggi la scritta è stata quasi del tutto ricoperta da una strisciata di pittura nera ed anche questo non si sa da chi…restano le domande degli inquirenti e resta una vicenda di oltre 80milioni di euro che ha visto coinvolte oltre 30 persone, tra prestanomi, professionisti e parentele…ma forse non li ha ancora visti coinvolti tutti…forse”.
L’INCHIESTA – L’attività è stata svolta nell’ambito di un’indagine condotta dalle Fiamme Gialle di Formia, guidate dal tenente colonnello Luigi Galluccio, che stanno dando esecuzione a un provvedimento del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cassino, Domenico Di Croce, con cui sono state disposte 11 misure cautelari personali, di cui 4 ai domiciliari, nonché 7 con l’obbligo di presentazione quotidiano alla Guardia di Finanza competente per dimora, in quanto gravemente indiziati di appartenere a un articolato sodalizio criminale con base operativa a Formia, ma ramificato nella provincia di Salerno, dedito alla creazione e commercializzazione di falsi crediti di imposta, quantificati in oltre 79 milioni di euro, maturati mediante l’indebito ricorso alle misure di sostegno emanate dal Governo con il decreto rilancio (D.L. 34/2020) durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19 per aiutare le imprese in difficoltà.
Nell’ambito dell’operazione, svolta con il supporto di 6 Reparti territorialmente competenti, nonché della componente aerea del Corpo e del supporto tecnico delle unità cinofile cosiddette “cash-dog” di Fiumicino e Ciampino, sono state effettuate 33 perquisizioni ed è stato disposto il sequestro dei falsi crediti, di beni mobili ed immobili, assetti societari, denaro e preziosi per le fattispecie di reato contestate dalla Procura di Cassino. Diversi i reati contesti: associazione per delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e autoriciclaggio.
Risulterebbero costituire il sodalizio diversi soggetti, alcuni pluripregiudicati, anche per reati tributari, tra i quali un soggetto, principale esponente, con condanna per estorsione e rapina. Un nome che non può passare inosservato considerato che si tratta di Giovanni (Gianni) Luglio, formiano doc, già condannato insieme ad Angelo Bardellino per estorsione ai danni di un imprenditore nel processo denominato “Formia Connection”. Ad ogni modo, nell’operazione odierna, nessuno della famiglia Bardellino, legata al fondatore del clan dei Casalesi, è coinvolto.
Tra i quattro arrestati, oltreché a Luglio, ci sono altri due formiani: imprenditori utilizzati come teste di legno, di cui uno incensurato e un altro con reati tributari alle spalle. Infine, il consulente del lavoro di Salerno che risulta incensurato. Si tratta dei formiani Giancarlo Simeone e Amleto Fiammenghi e del salernitano Aniello Ianniello. Simeone sarebbe stato l’intestatario di diverse società che servivano come schermo alle attività illecite: Fami srl, Mafra srl, Imp.Tec. srl, Doc Multiservice Group e Doc Multiservice Coop. In queste società finivano i profitti derivanti dalle cessioni dei crediti fiscali illeciti a Poste Italiane o a terzi.
Tra i sette indagati raggiunti dal provvedimento di obbligo di firma troviamo Michele Nardella, Gianna Sparagna (moglie di Gianni Luglio), Ferdinando Cardillo, Mattia Cannavale, Federico Funicelli, Bruno Cavallaro e Marco De Santis.
CHI È GIANNI LUGLIO – È il 30 novembre 2018 e Agostino Riccardo, ex affiliato ai clan Travali e Di Silvio, inizia a raccontare che “questi”, i Bardellino, “li ho conosciuti proprio bene”. Fu Giovanni Luglio a presentargli Angelo e Calisto Bardellino e pure il padre Ernesto, fratello del boss Antonio Bardellino. Cosa ci fa uno come Agostino Riccardo con i Bardellino. Lo racconta proprio lui: “Era molto prima dell’operazione Don’t Touch (nda: 2015), nel 2013. Noi dovevamo fare delle estorsioni su Formia e Bardellino c’aveva mandato a dire, tramite Giovanni Luglio, “mo’ vi faccio sape’, almeno fate queste estorsioni su Formia perché noi non ci possiamo muovere“.
A presentare Luglio a Riccardo ci aveva pensato Angelo Travali. Luglio, secondo quanto spiegato da Riccardo, “era una persona di fiducia, da quello che ho capito c’aveva intestato tutto lui, penso. C’aveva lo yacht, c’aveva il Maranola Calcio, Rolex, Ferrari, c’aveva il “California, c’avevano negozi, ristoranti”. In particolare, “Luglio è persona di fiducia di Angelo Bardellino che ho conosciuto a Formia“.
L’OPERAZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA – Le indagini molto elaborate durate due anni e coordinate dal sostituto procuratore di Cassino, Flavio Ricci, sono consistite in estesi e prolungati accertamenti di polizia giudiziaria, documentali, contabili, tecnici e dinamici sul territorio e hanno consentito di acquisire significativi elementi utili a ricostruire l’articolato sodalizio, nel quale risulterebbero coinvolti 32 soggetti, e con un nucleo centrale composto dalle 11 undici persone destinatarie delle misure cautelari custodiali, tra cui i tre imprenditori succitati (Luglio, Fiammenghi e Simeone), 3 soggetti che hanno rivestito il ruolo di prestanome e un consulente del lavoro (Ianniello). Tra i 32 indagati, c’è anche il politico di lungo corso Erasmo Picano, già più volte indagato e prosciolto negli addietro (anche nell’inchiesta “Sistema Formia” per cui ha guadagnato la prescrizione). Picano, di professione ingegnere, è stato consigliere comunale dal 1993 al 2019. Un’era politica in cui è risultato anche il più votato tra i consiglieri comunali. Tra il 2008 e il 2012 Picano è stato Presidente del Consiglio Comunale formiano, carica da cui si dimise per un’indagine a suo carico per lottizzazione abusiva in località Acquatraversa (Formia). Nel suo quasi ventennio come politico eletto, Picano è stato anche assessore all’urbanistica e vicesindaco (dal 2001 al 2003). Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cassino, Domenico Di Croce, ha respinto per Picano la richiesta del pm Flavio Ricci: il sostituto procuratore chiedeva, per lui e l’altro indagato, l’ingegnere Delio Nardella, il divieto di esercitare l’attività professionale.
Di seguito la lista di tutti gli indagati, oltreché a agli arrestati ai domiciliari: Ferdinando Cardillo, di Formia; Michele Nardella, di Formia; Gianna Sparagna, di Formia; Bruno Cavallaro, di Serre (Salerno); Marco De Santis, di Priverno; Federico Funicellio, di Serre; Delio Nardella, di Formia; Mattia Cannavale, di Formia; Alfonso De Franchis, di Ventotene; Fabrizio Ricci, di Formia; Antonio Patalano, di Gaerta; Filippo Di Marco, di Latina; Enrico Giornalista, di Formia; Emanuela Maddalena, di Formia; Franca Mancini, di Formia; Riccardo Santonocito, di Formia; Roberta Flaminio, di Formia; Marica Cardillo, di Formia; Anna Clima, di Itri; Andrea Pappa, di Ventotene; Vincenzo Vastarelli, di Formia; Maria Civita Di Fazio, di Fondi; Simone Nardella, di Formia; Mario D’Ambrosca* (classe 1951), di Casal di Principe; Giovanni Sparagna, di Formia, Massimo Simeone, di Baronissi (Salerno) e Carmine Funicelli, di Sezze.
L’indagine trae origine dal mirato monitoraggio di alcuni componenti del nucleo centrale dell’associazione, dediti in passato alla perpetrazione di frodi fiscali secondo lo schema classico dell’emissione di fatture false a favore di imprenditori compiacenti, illeciti già oggetto, di recente, di altra misura cautelare reale da parte del Tribunale di Cassino
In particolare, da una specifica analisi di rischio dei dati relativi a presunte “cessioni di crediti d’imposta” da parte dei soggetti sospettati di appartenere all’organizzazione, svolta mediante l’utilizzo delle banche dati operative in uso al Corpo, corroborata dalle informazione dagli elementi acquisiti grazie a indagini e riscontri dinamici sul territorio e la valorizzazione delle segnalazioni per operazioni sospette, è stata appurata l’inesistenza dei crediti in parola, stante la totale assenza di requisiti.
Sulla base di tali preliminari risultanze, sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Cassino, a partire dal 2022 è stato avviato un continuo monitoraggio dell’organizzazione criminale fin quasi dalla sua genesi e in tutti i passaggi di sviluppo, ricostruendone il funzionamento e acquisendo molteplici elementi in ordine alla effettiva natura del sodalizio: secondo l’ipotesi investigativa, infatti, unica finalità dell’organizzazione era la creazione e commercializzazione di falsi crediti di imposta, successivamente monetizzati cedendoli a ignari acquirenti estranei alla truffa, e quindi portati in compensazione con conseguente danno finale alle casse dello Stato.
Gli esiti investigativi, suffragati da indagini tecniche, controlli fiscali, assunzione di altre sommarie informazioni, interrogazione banche dati in uso al Corpo, esame e sviluppo delle SOS, approfondimento di relazioni informative, acquisizione ed analisi di documentazione, accertamenti bancari e patrimoniali, esame dei dati pervenuti dalla Direzione Centrale dell’Agenzia delle Entrate e dalla Sogei S.p.A., hanno consentito di ricostruire il menzionato sodalizio criminale, che avrebbe adottato un modus operandi consolidato e comune alle 5 casistiche di crediti d’imposta fittizi generati da Bonus facciate, Bonus Ristrutturazione, Sisma Bonus, Ecobonus e Superbonus, anche nel campo del fotovoltaico.
Ecco come: tramite il professionista membro del sodalizio ed operante nel salernitano, reperire società attive ma con scarsi mezzi finanziari e prive di una struttura organizzativa, intestate a prestanomi, ma funzionali alla creazione degli indebiti crediti d’imposta; indicare falsamente, nelle comunicazioni di cessioni crediti nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate, cosiddetta “Piattaforma cessione crediti”, l’esistenza di crediti d’imposta falsi, in taluni casi anche con la compiacenza retribuita di alcuni proprietari degli immobili; cedere, sempre attraverso tale piattaforma informatica, i crediti artefatti, a soggetti e/o società cessionarie compiacenti e/o riconducibili ai medesimi, ottenendo così dalla medesima Agenzia delle Entrate, con l’apposizione del numero di protocollo telematico, l’attestazione della loro esistenza ed esigibilità.
Inoltre, il sodalizio procedeva a commercializzare, successivamente, a terzi tali crediti fittizi, che per i passaggi successivi rendono il cessionario in buona fede esente da responsabilità penale per la natura fraudolenta di tali crediti, che possono così circolare liberamente e frammentarsi per un numero infinito di passaggi, confondendosi con altri eventuali crediti di origine genuina e rendendo così molto difficoltosa l’esecuzione eventuali controlli a posteriori.
La Procura di Cassino ha ritenuto che, attraverso tali artifizi e raggiri, i componenti dell’organizzazione abbiano indotto in errore l’Agenzia delle Entrate, procurando così l’ingiusto profitto di ottenere che crediti d’imposta falsi vengano attestati quali esistenti e cedibili a terzi, cagionando, conseguentemente, un danno patrimoniale all’Erario, corrispondente al valore dei crediti d’imposta artefatti complessivamente negoziati, attualmente stimato per un valore di oltre 80 milioni di euro.
Dalle investigazioni svolte, è emerso inoltre come il meccanismo ritenuto fraudolento è stato perpetrato anche dopo le modifiche normative introdotte dal cosiddetto decreto antifrode, n. 157/2021. Oltre all’ingente danno patrimoniale alle casse erariali, il profitto ottenuto dagli indagati dei reati ipotizzati è stato quantificato in circa 8 milioni di euro; i complessi accertamenti documentali e le indagini finanziarie e patrimoniali svolte dalla Fiamme Gialle hanno consentito di rilevare come tali disponibilità sono state reimpiegate, “riciclate” e/o destinate ad attività di vario genere, quali: il trasferimento a medesime società controllate dall’organizzazione anche attraverso prestanomi, al fine di reiterare l’illecita compravendita di crediti d’imposta fittizi; investimenti in attività sia commerciali che mobiliari e immobiliari, come il subentro nella gestione di tre bar nella zona centrale di Formia, acquisto di quote di partecipazioni societarie, acquisto di beni immobili; operazioni di gioco on-line, “pratica”, questa, sovente utilizzata dalle organizzazioni criminali in quanto consente di entrare in possesso di somme anche minori a quelle giocate, ma apparentemente lecite; fatturazioni verso altre società coinvolte e successiva monetizzazione in contanti; il trasferimento su conti correnti intestati a una società residente in Inghilterra e riconducibile al consulente del lavoro oggetto di misura cautelare ovvero su conti di trading gestiti dal medesimo.