Il Comitato No al Forno ha inviato una lettera aperta a tutti i comuni della Regione, affinché sollecitino la Regione a sanare il vuoto normativo sulla legislazione regionale degli impianti crematori
“Dopo 22 anni è ora che la Regione Lazio regolamenti un settore che è vulnerabile a interessi privati e che non portano alcun vantaggio per la collettività, come cittadini che hanno a cuore la collettività sentiamo il dovere di dare un messaggio forte, una chiamata a tutte le amministrazioni di questa Regione per porre come primo obiettivo il bene comune, aldilà di ogni colore politico.
Siamo sicuri che il nostro messagigo non cadrà nel vuoto, ma che sarà accolto ai massimi livelli regionali, in quanto la regolamentazione dei forni crematori è una necessità sempre più pressante, un vulnus che si deve sanare al più presto, per il bene della collettività”.
“La notizia dell’imminente costruzione di un forno crematorio a Fondi ha destato stupore nella cittadinanza e tanti cittadini si sono mobilitati per bloccare un progetto, che può rappresentare un danno serio per il territorio. La mobilitazione popolare ha dato vita ad un movimento spontaneo che si è costituito e registrato come “Comitato no al forno crematorio di Fondi”
Il Comitato in breve tempo ha raccolto 4000 firme contro un’opera controversa che pone mille interrogativi e di gran lunga sovradimensionata per le esigenze della città e del suo comprensorio.
Fondi, paese con vocazione agricola, commerciale e turistico-ricettivo verrebbe certamente penalizzato da un impianto crematorio industriale con la capacità di effettuare oltre 6000 cremazioni annue.
Project financing vengono presentati liberamente ai Comuni senza che esista una normativa regionale volta a disciplinare il settore, stabilendo vincoli e regole certe, a tutela dei cittadini e dei territori.
A seguito di molteplici incontri, dibattiti e assemblee pubbliche, il Comitato ritiene che la realizzazione degli impianti crematori debba essere disciplinata dalla Regione Lazio sulla base delle reali esigenze territoriali, individuando le aree più idonee ad accogliere queste attività, fuori da centri urbani e aree sensibili e stabilendo precisi limiti per le emissioni.
Sarebbe poi fortemente auspicabile che la proprietà/ gestione di tali impianti resti pubblica.
Per le motivazioni sin qui enunciate, rivolgiamo un appello a tutti i Comuni del Lazio, inviando una lettera aperta ai Sindaci, affinché sollecitino la Regione Lazio a dare compimento a quanto previsto dalla legge 130/2001 con una individuazione degli impianti commisurata alle effettive necessità locali, e non favorendo una forma di business tale da svendere il territorio, con parametri certi sulle emissioni dei fumi, controlli puntuali con risultati che siano disponibili al pubblico, nonché a stabilire una moratoria sulla realizzazione degli impianti di cremazione, questo anche per salvaguardare le ditte nel caso in cui gli impianti in progettazione non siano adeguati alla normativa in definizione.
L’emanazione di un regolamento porrebbe così fine all’arbitrio e all’autoreferenzialità di imprenditori che hanno come sola finalità la redditività del loro investimento”.
Lo scrive, in una nota, il Comitato No al Forno Crematorio di Fondi.