Il Consiglio comunale di Latina ha approvato il 7 aprile scorso la mozione n. 21/2022 proposta dai consiglieri Francesco Pannone, Leonardo Majocchi e Nazzareno Ranaldi con oggetto “Risorse umane e PNRR Decreto legge n. 80/2022”
“Ritengo – spiega in una nota Mario Leone, Ideatore del Laboratorio Ursula – Next Generation Latina e Coordinatore Osservatorio Europa e PNRR – PD Latina -, sia un passo importate e decisivo per garantire il sostegno alla riorganizzazione interna dell’Amministrazione, finalizzato a rendere sempre più attenta e dinamica la programmazione della partecipazione e la realizzazione dei progetti legati ai bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il PNRR. Il PNRR è, non solo per il nostro Paese, un’occasione eccezionale. Il Piano nasce dagli impegni assunti a seguito del programma Next Generation EU (NGEU), il più grande e straordinario pacchetto di risorse aggiuntive al bilancio settennale dell’UE da 750 miliardi di euro a seguito della sconvolgente crisi economia seguente alla diffusione della pandemia di Covid 19.
“Il NGEU ha al suo interno una linea, per circa la metà, costituita da sovvenzioni. Il nostro PNRR è figlio delle condizioni poste nel Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (Recovery and Resilience Facility, RRF), che avrà una durata di sei anni, dal 2021 al 2026, e una dimensione totale di 672,5 miliardi di euro (312,5 sovvenzioni, i restanti 360 miliardi prestiti a tassi agevolati). Il Governo presieduto da Draghi ha presentato ad aprile del 2021 alla Commissione europea il Piano denominato “Italia Domani” prevedendo investimenti e riforme, per un totale di risorse per 191,5 miliardi di euro con in aggiunta 30,6 miliardi grazie al Fondo complementare istituito con il Decreto Legge n.59 del 6 maggio 2021 che ha anticipato gli interventi con uno scostamento di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile 2021”.
“Non finisce qui – prosegue Leone -: entro il 2032, ci saranno altri 26 miliardi che verranno destinati alla realizzazione di opere specifiche e per il reintegro delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione e 13 miliardi di fondi (da spendere entro il 2023) legati a un altro programma denominato REACT-EU. Sommando l’intero complesso di risorse siamo a circa 261 miliardi di euro. La domanda che è venuta da più parti, sin dalla prima stesura del Piano durante il precedente governo Conte II, è stata: come farà l’Italia, notoriamente non una eccellenza ad attuare questo piano e non solo a impegnare ma a realizzare le opere connesse all’applicazione del Piano?”
“Il Piano ha tre assi strategici, già noti dopo la strategia applicata dalla neo presidente Ursula von der Leyen della Commissione europea (basti ricordare le linee programmatiche del 2019) e che oggi sono condivisi nel NGEU: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale. Il Piano si sviluppa lungo sei missioni. Ai ministeri la responsabilità – oggi – di mettere a bando i fondi destinati in modo trasversale rispetto agli assi e alle missioni, appunto, per oltre 50 miliardi agli enti locali, anche di base come i Comuni, materiali attuatori, in sinergia, quindi in partenariato con i soggetti privati, e nel pieno rispetto della disciplina regolamentare dell’UE sul rispetto dell’ambiente col consumo “zero” di suolo. Il regolamento UE n.241/2021 ha poi accompagnato gli Stati membri all’attuazione del Dispositivo per la ripresa e la resilienza. Fondamentali sono gli aspetti di governance che a livello nazionale passano dalla cosiddetta cabina di regia presieduta dal presidente del consiglio, da altre strutture di segretariato e di comitato che raccordano l’organizzazione superiore con le realtà regionale, provinciale e comunale e le rappresentanze sindacali e di comunità”.
“Tornando alla domanda che logicamente ci siamo posti arriviamo alla soluzione che il Governo ha proposto. Ben cosciente delle carenze organiche in ambito locale soprattutto ma non solo, certamente, è stato previsto un articolato sistema di rafforzamento della pianta organica di “scopo” mi si passi il termine. Infatti il 5 agosto 2021 la Camera dei deputati aveva approvato, in via definitiva, il disegno di legge di conversione del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, che si occupava (e si occupa) del rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni, anche attraverso la previsione di modalità speciali per il reclutamento di personale funzionale all’attuazione del PNRR, e per la giustizia ordinaria. In particolare, molti degli articoli del decreto si sono concentrati nel prevedere modalità speciali miranti ad accelerare le procedure selettive che possono essere utilizzate per reclutare il personale a tempo determinato e per conferire incarichi di collaborazione da parte delle amministrazioni pubbliche titolari di progetti previsti nel PNRR o, limitatamente agli incarichi di collaborazione necessari all’assistenza tecnica, finanziati esclusivamente a carico del Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR”.
“La caratteristica innovativa è stata che tali assunzioni devono riguardare il personale destinato a realizzare proprio i progetti legati al PNRR e non solo, perché si estende, nelle modalità, speciali, anche per le assunzioni a tempo determinato da parte delle pubbliche amministrazioni non interessate dall’attuazione del PNRR. I relativi contratti di lavoro a tempo determinato e autonomo per il conferimento di incarichi di collaborazione possono essere stipulati per un periodo complessivo anche superiore a trentasei mesi, ma non eccedente la durata di attuazione dei progetti di competenza delle singole amministrazioni e comunque non possono superare la data del 31 dicembre 2026. Ora, vista la strutturale, potremmo dire, carenza di organico di molte amministrazioni pubbliche, drammaticamente condizionate soprattutto le strutture comunali, come avrebbero potuto e come potranno molti Comuni diventare protagonisti nell’essere pro attivi nella progettazione del PNRR? E la risposta sta in questo temporaneo ma fondamentale strumento offerto dal decreto-legge n. 80/2021. Con la mozione approvata dal Consiglio comunale, questa prospettiva – conclude Leone – diventa una priorità e un impegno per la giunta. Un passo in avanti per aprirsi una possibilità di protagonismo nell’assegnazione di fondi che innoveranno, si spera, il nostro modo di vivere come comunità di Latina”.