FINANZIAMENTI ALLA MECCANO A CISTERNA: FU CORRETTO BLOCCARLI

Il Consiglio di Stato dà ragione all’ex Sviluppo Lazio, ossia Lazio Innova, sul contenzioso amministrativo intrapreso con la Meccano Aeronautica in liquidazione

È legittimo il recesso voluto da Lazio Innova rispetto alle convenzioni stipulate con la Meccano Aeronautica che aveva acquistato il sito della Goodyear a Cisterna. A stabilirlo sono i giudici del Consiglio di Stato che hanno emesso una sentenza opposta a quanto deciso dal Tar di Latina nel novembre 2018.

Il Tribunale amministrativo del Lazio, infatti, aveva annullato il provvedimento con cui dieci anni fa, il 24 luglio 2008, la società regionale Sviluppo Lazio (ora Lazio Innova) aveva rotto la convenzione con Meccano Aeronautica e bloccato all’azienda i finanziamenti con cui doveva reindustrializzare il sito un tempo occupato dalla Goodyear a Cisterna.

Una serie di questioni procedurali, sollevate dalla curatela fallimentare della Meccano, avevano convinto i giudici amministrativi a bocciare il provvedimento di recesso. Al contempo, sul progetto che doveva salvare gli operai della Goodyear, ci sono stati sviluppi di natura penale che hanno coinvolto l’imprenditore Alberto Veneruso.

Il Tar, accogliendo il ricorso della curatela di Meccano, di Alven Investimenti spa e di Ma Interiors spa, avevano annullato il provvedimento con cui era stato dichiarato il recesso dalla convenzione. L’allora Sviluppo Lazio aveva contestato la mancata richiesta da parte di Meccano a Sviluppo Lazio per cedere il ramo d’azienda alla società Interiors. Ecco perché erano stati bloccate le erogazioni dei finanziamenti pubblici. Al posto della Goodyear, infatti, non ha mai aperto la Meccano e non lo hanno fatto le altre aziende del gruppo. Alla società di Veneruso per realizzare il progetto industriale presentato era stato dato l’avallo a finanziamenti fino a 3,6 milioni di euro. Tutto bloccato, fino a che il Tar aveva bocciato il recesso deciso dalla società controllata dalla Regione Lazio.

“L’esercizio del diritto di recesso – si leggeva nella sentenza – avrebbe dovuto essere preceduto da una complessiva valutazione di tutti gli interessi coinvolti nella vicenda, con particolare riguardo alla persistenza o meno dell’interesse pubblico alla reindustrializzazione della zona e alla salvaguardia dei livelli occupazionali, che in alcun modo risultano essere stati oggetto di valutazione nel gravato atto”. Sulle false dichiarazioni dell’azienda per cercare di non perdere i soldi pubblici, il Tar aveva praticamente sorvolato.

Ora, invece, Palazzo Spada ha deciso il contrario, stabilendo che il recesso fu legittimato da parte dell’allora Sviluppo Lazio, anche in ordine al fatto che furono date non corrette informazioni da parte della Meccano.

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