FARMACO VIAGGIANTE: RICETTE RUBATE PER RITIRARE FARMACI COSTOSI. FARMACIE PONTINE VITTIME DEL SODALIZIO

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farmaci viaggianti

Operazione dei Carabinieri Nas “Farmaco Viaggiante”: i militari spiegano il modus operandi che partiva dalla Gran Bretagna e arrivava fino in provincia di Latina. Furti di ricette, contraffazioni e reperimento dei farmaci nelle farmacie, soprattutto pontine, vittime del sodalizio. Decisive le segnalazioni di un dipendente di una farmacia pontina, prima, e dell’Asl di Latina in seconda battuta. Solo nel 2019 un pentito di camorra raccontò di come i nuovi Casalesi erano entrati nello stesso business

Alla presenza del Tenente Colonnello Walter Fava, Comandante del Gruppo Carabinieri per la tutela della salute di Roma, e di Felice Egidio, capitano del Nucleo antisofisticazione dei Nasi di Latina che ha svolto le indagini, dal Comando provinciale di Latina i militari hanno spiegato l’operazione “Farmaco viaggiante” che ha sgominato un sistema, basato sulla truffa di ricette e farmaci al sistema sanitario nazionale (circa un milione di euro rubati), composto da più persone e in diverse province della Penisola.

18 le misure cautelari, tra cui 5 arresti in carcere e altrettanti ai domiciliari, eseguite a Sant’Antimo (provincia di Napoli), considerata la sede operativa italiana della catena illegale, e nelle province di Milano, La Spezia, Caserta, Avellino e Firenze. Al centro del sodalizio, composta da gerarchie e ruoli, un soggetto soprannominato “Il Dottore” e un falsario dal curioso “nickname” “Dante Alighieri”. Tra i reati contestati anche quelli di tipo mafioso di ambito straniero. A collaborare all’indagine di Procura – Procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e sostituto procuratore Daria Monsurrò – e Nas di Latina, peraltro, anche i referenti della National Crime Agency inglese, struttura del Ministero dell’Interno britannico deputata al contrasto delle organizzazioni criminali, poiché la base dell’associazione criminale aveva sede Oltremanica e i farmaci rubati venivano spediti tutti, tramite pacchi postali, in Gran Bretagna.

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Il gruppo, mediante la spendita delle ricette mediche contraffatte, anche riconducibili a bollettari provento di furti, si recava nelle farmacie di tre Regioni – Lazio, Toscana e Lombardia – per ottenere farmaci ad alto costo destinati alla cura di particolari malattie come Parkinson ed epilessia, determinando anche la grave indisponibilità stessa dei medicinali per chi ne avesse bisogno. Il costo di ogni singola ricetta si aggirava intorno ai 150-200 euro.

La segnalazione decisiva da cui è partita l’indagine proviene dal Servizio farmaceutico regionale dell’Asl di Latina, su indicazione di una persona che, lavorando come dipendente in diverse farmacie, si è reso conto che qualcosa non quadrava. A insospettire il dipendente, due gli aspetti decisivi: a ritirare i farmaci erano spesso ragazzi molto giovani, ossia persone diverse da quelle indicate sulla ricetta, e inoltre, sulle medesime ricette, c’erano nomi di medici e pazienti inesistenti o comunque medici e pazienti ignari. A collaborare alle indagini, anche le farmacie con cui i Nas si sono confrontati per risalire al traffico di ricette e farmaci.

Al vertice dell’organizzazione, come accennato, c’è un 54enne originario di Napoli e residente in Gran Bretagna, Luigi Bianco 54 anni, latitante dal 2017 con una condanna definitiva per truffa (una pena di 2 anni e 8 mesi), denominato dai sodali “Il Dottore” o “Il Maestro”, che si avvaleva di altri due suoi stretti collaboratori (i cosiddetti luogotenenti), P.L. e A.V., entrambi 56enni originari della provincia di Napoli, anche loro promotori dell’associazione, i quali eseguivano materialmente gli ordini del loro capo.

In base a quelle che erano le esigenze di mercato, il Dottore dal Regno Unito ordinava le direttive ai suoi collaboratori così che questi provvedessero al furto di ricette sanitarie presso strutture sanitarie, studi medici e ospedali.

Dopo aver rubato i ricettari medici, questi venivano affidati al falsario, il cosiddetto “Dante Alighieri”, P.V. 34enne napoletano, che riusciva a trascrivere fedelmente le ricette mediche le quali, a loro volta, tornavano ai sodali del “Dottore”. Questi ultimi incaricavano una serie di batterie, composte per lo più da due persone (in un caso c’è una coppia convivente originaria di Napoli), per recarsi nelle farmacie e spendere le ricette mediche. I farmaci ad alto costo reperiti venivano, poi, consegnati ai capi che incaricavano altri complici, donne per lo più, al fine di per custodirli a Sant’Antimo (provincia di Napoli), fulcro dell’organizzazione criminale. Le tre batterie erano quelle di P.S. e B.R., coppia di 33enni residente a Cesa (Caserta); M.S., 33 anni e G.G., di 71 anni; S.D., di 34 anni, C.G., di 30 anni, e M.G., di 53 anni. I farmaci venivano stoccati da P.G., il fratello 31enne del falsario ‘Dante Alighieri’, che si avvaleva della complicità delle suocere – F.F., di 56 anni, e R.M.A., di 70 anni – che custodivano i farmaci prima che fossero spediti nel Regno Unito.

Erano previsti dei compensi per chiunque facesse parte della catena illecita. I due luogotenenti del “Dottore” decidevano a chi affidare i compiti e i soldi con cui retribuire i componenti del sodalizio. A elargire materialmente i soldi, però, era il capo, ossia il “Dottore”.

Il falsario detto “Dante Alighieri” prendeva circa 1500 euro al mese; 1000 euro era lo “stipendio” mensile per chi raccoglieva i farmaci rastrellati sul territorio dalle batterie. Prima di affidare i farmaci in custodia ai complici, l’addetto allo stoccaggio li controllava scrupolosamente. Successivamente, una volta che i farmaci arrivavano Oltremanica, il capo dell’organizzazione rimetteva sul mercato i farmaci sulla base di partite col medesimo lotto e facendo attenzione alla scadenza dei farmaci.

Coloro che rubavano i ricettari medici percepivano un compenso variabile tra i 100/250 euro a bollettario; le custodi dei farmaci reperiti venivano retribuite con circa 200/300 euro al mese; a chi provvedeva alla spendita delle ricette mediche nelle farmacie spettavano 10-15 euro ad “azione”. Questi ultimi, inoltre, sono stati intercettati mentre telefonavano alle farmacie per accertarsi della disponibilità dei farmaci.

I due luogotenenti del Dottore provvedevano a liquidare tutti i partecipi dell’associazione e, al netto delle spese quali retribuzioni, pernottamento in alberghi, auto noleggiate (il titolare di una ditta di autonoleggio, G.D. 26 anni di Napoli, si occupava della logistica del sodalizio), si spartivano il 35% del valore commerciale dei farmaci. Al Dottore arrivava il 65%.

Le spedizioni dei farmaci venivano gestite personalmente dal Dottore, il quale forniva al corriere (in Italia) il reale contatto telefonico del mittente che di volta in volta individuava (sebbene indicava sulla ricevuta di spedizione sempre nomi falsi) e la località ove far ritirare a domicilio (in posti di volta in volta differenti, spesso anche per strada) i vari plichi da recapitare – a mezzo aereo – in Gran Bretagna. Quale indirizzo del destinatario dei vari pacchi, dava la sede di una mail box di Londra, dove successivamente si recava per ritirarli. Dopodiché, li controllava con minuziosa attenzione, riassemblava i farmaci per lotti e scadenze (non troppo ravvicinate tra loro) e li vendeva ai grossisti con cui era in contatto, secondo le richieste ricevute.

L’attività investigativa – intercettazioni, analisi documentazione ecc. – nasce tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019 grazie alla segnalazione del Servizio farmaceutico dell’Asl di Latina che evidenziò l’anomalia delle ricette. Il danno al Servizio Sanitario nazionale è stato di un milione in sei mesi di attività investigativa che ha permesso di intercettare e analizzare circa un milione di telefonate.

I soggetti che dovevano spendere le ricette false si spostavano quasi sempre, come ha dichiarato il Capitato Felice Egidio, nella provincia di Latina e, in alcune casi, in quelle di Roma e Frosinone (anche in Toscana e Lombardia). Ci sono stati episodi nei quali gli appartenenti al sodalizio sono arrivati sotto l’ufficio dei Nasi di Latina dove c’è una farmacia.

A riscontro dell’attività investigativa svolta, ad aprile 2019, a Castiglione della Pescaia (Grosseto), i Carabinieri della locale Stazione, durante un controllo alla circolazione stradale, sorprendevano 2 degli indagati odierni (la coppia convivente), a bordo di propria autovettura con all’interno circa 300 scatole di farmaci ad alto costo, illecitamente reperiti in quell’area e diverse ricette mediche già compilate. Inoltre, nel corso delle indagini, uno degli indagati veniva sorpreso da un medico all’atto del furto di alcuni ricettari, che lasciava a terra, dandosi alla fuga.

L’ordinanza firmata dal Gip Bortone è costituita da più di 1360 pagine.

GLI INTERESSI DELLA CAMORRA NEL BUSINNES DEI FARMACI – Sempre nel 2019, il collaboratore di giustizia Luigi Moschino raccontava alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli i particolari della rete messa in piedi dalla cosiddetta “nuova gerarchia” dei Casalesi di Massimo Perrone sorretta dall’alleanza con il gruppo Bidognetti.

Secondo il pentito, i medicinali sottratti dalle farmacie anche laziali (118 quelle della provincia di Latina raggiunte dagli uomini del sodalizio) arrivavano fino nel Regno Unito. Vi sarebbe stato un uomo di Sant’Antimo che “provvedeva a rubare personalmente questi ricettari insieme ad una donna di cui non conosco il nome. In sostanza si recava presso gli studi ambulatoriali della regione Lazio, principalmente a Formia, Gaeta, Scauri (Latina), oltre che a Roma, fingeva di far sottoporre a visita la sua complice e nell’occasione sottraeva i ricettari“.

Moschino rivelò che c’erano due distinti gruppi operanti in Lombardia e nel Lazio. Entrambi i gruppi si occupavano di rubare i ricettari presso studi medici.  Le ricette false venivano compilate da Massimo Perronecon un computer inserendovi il nome dei farmaci che occorrevano per la falsa terapia a beneficio di persone effettivamente esistenti i cui nomi venivano forniti da una persona di cui non conosco il nome ma con cui Perrone era in contatto“.

Compilate le ricette Perrone le distribuiva per il ritiro dei medicinali presso le farmacie. “Consegnavamo centinaia di ricette false al giorno, circa cento. 
I farmaci venivano poi da noi messi insieme e consegnati ad Antimo Di Donato 
(ndr: anche lui diventato collaboratore di giustizia) il quale provvedeva ad imballarli e consegnarli a Gianluigi Natale, titolare di un box express sito a Parete (ndr: Caserta), che provvedeva ad inoltrarli all’estero, prevalentemente in Inghilterra“.

Il misterioso acquirente inglese “provvedeva ad accreditare mensilmente il corrispettivo sulle postpay intestate a noi del gruppo“.

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