FALSI CREDITI D’IMPOSTA CON FONDI PNRR: SEQUESTRO DA 600MILA EURO E INTERDIZIONE PER IMPRESA DI FORMIA

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I Finanzieri del Comando provinciale di Latina, all’esito di una complessa attività di polizia giudiziaria coordinata dal sostituto Procuratore della Repubblica di Cassino, Eugenio Rubolino, hanno dato esecuzione, nei giorni scorsi, all’applicazione della misura interdittiva di esercitare attività imprenditoriali e professionali nei confronti del titolare 68enne di un’impresa edile formiana e proceduto al sequestro di disponibilità finanziarie riconducili alla società, per un ammontare pari a 610.000 euro. L’impresa, riconducibile all’imprenditore Gino Palmaccio, è molto nota nel sud pontino e in provincia di Latina e lavora da anni con enti pubblici o comunque con società legate alla pubblica amministrazione.

L’indagine, condotta dalla Fiamme Gialle del Gruppo di Formia, guidate dal tenente colonnello Luigi Galluccio, ha preso le mosse da una mirata analisi di rischio svolta sulle imprese beneficiarie dell’incentivo “Formazione 4.0” erogato con i Fondi PNRR, e ha consentito di ipotizzare la commissione di un complesso meccanismo di frode basato sulla creazione ad hoc di crediti d’imposta inesistenti e la successiva compensazione illecita di tali bonus in sede di versamento delle imposte dovute, con un ingente danno alle casse erariali.

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Tenente Colonnello Luigi Galluccio

In particolare, l’impresa destinataria del provvedimento ha azzerato quasi del tutto il proprio debito tributario e contributivo, ricorrendo per gli anni 2019, 2020, 2021 e 2022 all’istituto della compensazione, previsto dall’art. 17 del D.Lgs. n. 241/1997, di crediti d’imposta ritenuti inesistenti, sia relativi ai bonus per le attività di ricerca e sviluppo, che per la formazione del personale dipendente prevista dal “Piano Nazionale Industria 4.0”.

Dagli approfondimenti svolti dagli investigatori sarebbe infatti emerso che i diversi dipendenti della società non hanno mai effettuato alcuna attività formativa, non risultando realmente effettuati i corsi posti alla base della richiesta di compensazione di crediti d’imposta. Le indagini svolte dai Finanzieri hanno altresì rivelato la mancata esecuzione delle attività di ricerca e sviluppo, presupposto per beneficiare dei crediti d’imposta di cui alla legge n. 190 del 2014.

L’ammontare dei crediti d’imposta del tutto inesistenti, compensati in sede versamento tramite il modello F24, è risultato essere pari a 550.687 euro, condotta per la quale è stato ipotizzato il reato di “Indebita compensazione”.

Le indagini svolte, consistite in acquisizioni testimoniali, mirate perquisizioni personali, locali e telematiche e riscontri dinamici sul territorio, hanno consentito di raccogliere elementi utili ad ipotizzare la fittizietà della documentazione contabile e fiscale appositamente predisposta dall’impresa formiana, con lo scopo di creare un set informativo utile ad ostacolare eventuali attività di accertamento da parte del Fisco.

Per tale obiettivo illecito, la società si è avvalsa anche di numerose figure professionali quali revisori legali, ingegneri e società di consulenza, che, all’occorrenza, hanno elaborato e predisposto attestati e certificazioni risultati inattendibili, riuscendo ad implementare un impianto documentale attestante l’esecuzione delle attività agevolate che hanno originato i crediti d’imposta inesistenti.

Pertanto, sono stati denunciati ulteriori 8 soggetti che hanno agito in concorso con il titolare dell’impresa, nella cui contabilità sono state anche rivenute fatture ritenute relative ad operazioni oggettivamente inesistenti utilizzate in dichiarazione dalla società edile per evadere le imposte sui redditi e l’IVA per un ammontare pari a 58.301 euro.

Gli elementi investigativi raccolti hanno indotto il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cassino, Massimo Lo Mastro, a disporre il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, anche per equivalente, di denaro o di altri beni fungibili, pari all’ammontare delle imposte evase, corrispondente a circa 610.000 euro e ad applicare la misura interdittiva nei confronti del rappresentante legale della società beneficiaria della frode.

La Guardia di Finanza – specifica in una nota – nel confermare la propria connotazione trasversale, resta tuttora in prima linea per rafforzare il presidio di tutela delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, al fine di garantire la corretta destinazione delle ingenti risorse pubbliche messe a disposizione dall’Unione Europea.

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