FALSE FATTURE MILIONARIE E RICICLAGGIO: CASSAZIONE CONFERMA SEQUESTRO A NICOLA DEL PRETE

False fatturazioni tra Cisterna di Latina e Roma: la Cassazione respinge il ricorso di Nicola Del Prete contro l’esito del Riesame

Il Riesame di Roma, a fine settembre 2024, aveva parzialmente ridotto il sequestro a carico di Nicola Del Prete, figlio dell’assessore all’ambiente di Cisterna, Pasquale Del Prete detto Lino, e titolare dell’impresa FDP Metal. I giudici del Tribunale delle Libertà di Roma si erano pronunciati sul ricorso per il dissequestro dei beni presentato dagli avvocati Enrico Morigi e Andrea Buitoni. Due settimane prima, il Riesame di Roma aveva disposto il dissequestro dei beni mobili e immobili della società Fdp Metal srl, assistita dall’avvocato del Foro di Latina, Massimo Frisetti. l’impresa ha sede legale a Roma, ma la sua unità operativa è a Cisterna di Latina, riconducibile alla famiglia Del Prete, dove svolge la sua attività nel campo dei rifiuti.

Il sequestro disposto a maggio dal Tribunale di Velletri, su richiesta della Procura, era stato eseguito lo scorso 30 luglio 2024 dai militari della Guardia di Finanza di Nettuno, agli ordini del Capitano Cristiano Simonitti. La circostanza era emersa solo un mese e mezzo dopo, esattamente il 16 settembre, così da avere ripercussioni politiche in quanto l’assessore Lino Del Prete, membro della Giunta del Sindaco del Partito Democratico, Valentino Mantini, aveva dovuto rendere conto della vicenda, essendo fondatore della Fdp Metal srl e avendo avuto un ruolo operativo fino al 2020.

Il primo cittadino di Cisterna, Valentino Mantini, in un consiglio comunale, aveva rivendicato la scelta di Del Prete come assessore all’Ambiente. L’imprenditore, già in Forza Italia e molto vicino al consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Enrico “Fratone” Tiero, non si è più mosso dalla Giunta. È rimasto assessore con buona pace dell’opportunità politica di avere un assessore all’ambiente, la cui società (da lui fondata), la Fdp Metal, secondo la Finanza, è stata il terminale di una frode milionaria con tanto di fatturazioni false e società cartiere intestate a senza fissa dimora. Senza contare, aspetto più preminente, è che tale società, per cui Del Prete non avrebbe più ruoli operativi, si occupa di ambiente, commerciando in rottami metallici. Gli indagati dell’inchiesta della Finanza sono accusati dei reati di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, occultamento e distruzione di scritture contabili, indebita percezione di provvidenze pubbliche, riciclaggio e auto-riciclaggio.

Ad ogni modo, ora, la Cassazione si è pronunciata sul ricorso che gli avvocati di Nicola Del Prete, Andrea Buitoni e Francesca Pellegrini, hanno presentato contro la pronuncia del Riesame di fine settembre 2024 che aveva accolto parzialmente le doglianze.

Il ricorso, però, per la Cassazione, è inammissibile perché propone questioni afferenti alla motivazione del provvedimento impugnato. Il Tribunale del Riesame di Roma ha ritenuto la sussistenza del fumus commissi delicti in relazione a diversi capi d’imputazione (quattro in tutto).

Nicola Del Prete, nella qualità di legale rappresentante della FDP Meta!, al fine di evadere le imposte sui redditi relativamente agli anni 2018, 2019, 2020 e 2021, si avvaleva, nella compilazione delle poste passive delle dichiarazioni dei redditi, di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, emesse da una serie di società a tal fine compiacenti, con conseguente evasione dell’IRES per un ammontare complessivamente pari a 3,2 milioni di euro.

Inoltre, secondo la ricostruzione della Cassazione, Del Prete viene indicato quale destinatario di un bonifico proveniente dal titolare della Co.Fer., ossia una delle società emittenti le false fatturazioni, così concorrendo al riciclaggio di una somma complessiva pari a 239.000 euro.

La Co.Fer. è stata ritenuta dai giudici una sorta di società cartiera, avendo emesso imponenti volumi di fatture per operazioni inesistenti, in relazione alla fornitura di materiale ferroso. In particolare, i giudici hanno escluso che la Co.Fer avesse operato acquisiti di rottami per dieci milioni di euro osservando che la società operava sostanzialmente in assenza di dipendenti, che acquistava il ferro da ditte individuali risultate prive di strutture e controllate dallo stesso amministratore.

Sulla base di tali circostanze, il tribunale evinceva che la Co.Fer. non aveva mai acquistato il materiale apparentemente fornito dalla Mattiafer, dalla Giran, dalla Lepinfer, dalla Dome.Fer e dalla Ro.Be.MA. Di conseguenza, la Cofer non aveva mai avuto la disponibilità di dieci milioni di euro di merce, così che essa non aveva potuto vendere tale quantitativo di rottami ferrosi alla FDP Metal e al Gruppo Finzi.

Il sequestro finalizzato alla confisca, secondo gli ermellini, è stato ben eseguito. Durante il sequestro, i finanzieri hanno trovato a Roma, nella disponibilità di uno dei due imprenditori principali, contanti per 150mila euro. A Cisterna, oltreché alla villa sequestrata a Del Prete, sono finiti sotto chiave anche due locali commerciali nella zona industriale, una Porsche e un Harley Davidson.

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