FALSE ASSUNZIONI DI IMMIGRATI NELL’AZIENDA BUFALINA PER TRUFFARE L’INPS: A GIUDIZIO COMMERCIALISTA E FINTO AVVOCATO

Assumeva ad insaputa delle imprese, che producono latte di bufala a Latina, lavoratori stranieri: l’uomo dovrà affrontare il processo con un avvocato abusivo

Un caso molto attuale, avvenuto tra il 2020 e il 2021, quello che ha visto il rinvio a giudizio di due uomini, entrambi di Latina, i quali, con diversi compiti, sfruttavano decine e decine di lavoratori stranieri. Nei giorni in cui Latina diventa centro del dibattito mediatico dopo la morte straziante e agghiacciante del 31enne Satnam Singh, abbandonato dal suo datore di lavoro con un braccio amputato da un macchinario, oggi, presso il Tribunale, è andata in scena l’ennesima vicenda giudiziaria che a che fare con il disastrato mondo del lavoro degli immigrati, trattati come carne da macello.

Accusato di truffa e sostituzione di persona un commercialista di Latina, E.G. (le sue iniziali), difeso dall’avvocato Amleto Coronella. Di esercizio abusivo della professione di avvocato, doveva rispondere, invece, G.M., assistito dall’avvocato Stefania Fracchiolla. Oggi, 20 giugno, i due si sono visti rinviare a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Laura Morselli. Per loro il processo inizierà davanti al III collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Mario La Rosa, il 13 novembre 2025.

Accolta, in udienza preliminare, nonostante le eccezioni della difesa, la costituzione di parte civile del legale rappresentante e della società di latte di bufala che si trova tra Latina e Sabaudia, difesa dall’avvocato Nicolò Giglio. Assenti, sebbene indicate dalla Procura di Latina come persone offese, il Ministero dell’Interno e l’Inps le quali, secondo l’accusa, oggi rappresentata dal pubblico ministero Giorgia Orlando, sarebbero state truffate dai comportamenti messi in atto, in particolar modo, dal commercialista di Latina.

Nello specifico, il professionista avrebbe indotto in errore lo Sportello Unico per l’Immigrazione di Latina sostituendosi ai rappresentanti legali di una ditta individuale e dell’impresa agricola che si occupa di bufale. Fingendo di essere chi non era, l’uomo inviava false domande online di emersione dal lavoro nero/irregolare di cittadini extracomunitari, facendoli passare per lavoratori di ditta e azienda, completamente turlupinate.

I nomi dei lavoratori inseriti, all’insaputa delle ditte, sono riferibili a persone di varia nazionalità: indiani, bengalesi, ucraini, marocchini, algerini, egiziani. In tutto una trentina di lavoratori, senza che le aziende ne sapessero qualcosa.

C’è di più. Il commercialista utilizzava falsi modelli F24 e dichiarava falsamente l’assunzione dei lavoratori agricoli, così da far sbagliare lo Sportello dell’Immigrazione di Latina con le domande di emersione da lavoro in nero e conseguire il suo profitto. In questa maniera, il professionista otteneva illegittimamente dall’Inps indennità a sostegno del reddito, tra disoccupazione, malattia e altro. Il danno ovviamente si sarebbe concretizzato anche nei confronti della ditta e dell’azienda agricola in quanto le stesse si trovavano nel loro cassetto fiscale i lavoratori, in realtà mai assunti. Le imprese avrebbero così pagato più contributi, se non fosse che tutte le domande sono state rigettate.

A latere della vicenda che ha coinvolto il commercialista, c’è anche quella del falso avvocato di Latina che si accreditava come legale, presso lo Sportello per l’Immigrazione, per poter assistere gli stranieri nella pratica dei permessi di soggiorni. In un episodio, il legale farlocco contattò anche la Squadra Mobile della Questura di Latina per carpire notizie in merito alla convocazione di un immigrato coinvolto in una indagine.

Si tratta peraltro dello stesso legale coinvolto nell’operazione della Digos di Latina e della Polizia Locale denominata “Ascaris”. In quel caso, molti contratti di locazione per immigrati indiani erano sempre intestati a una stessa persona: per l’appunto il finto avvocato quarantenne. 48 contratti di locazione, ritenuti fittizi, per immobili che ospitavano tantissime persone, circa 100, tutti immigrati, che servivano per inoltrare domande di permesso di soggiorno alla Prefettura.

È così che la Polizia Locale fa partire l’inchiesta a febbraio 2018: una vicenda che si sviluppa sempre più sulla figura del para-legale, indagato ma non destinatario di misure restrittive, il quale a un certo punto intesta contratti di locazione anche al padre e alla sorella. Ecco perché sempre la Polizia Locale di Latina si imbatte, nel mese di febbraio 2018, in una conversazione intercorsa tra l’avvocato e un impiegato del Comune di Latina, proprio all’interno degli uffici dell’Ente.

Il 15 febbraio 2018, G.M. dice a chiare lettere che guadagnava “da non meglio precisati contratti per conto di soggetti di nazionalità indiana”.
M.: «…te devo chiede ‘na cortesia. No, no, non te preçoccupà, non se tratta de indiani”. Impiegato: «E certo perché tu dagli indiani ce pigli i sordi». M.: “E certo che me li piglio. Mica lo faccio così. Io mo’ però con gli indiani me so firmato…mo’ sto a fa’ i contratti solo per altri stranieri…anzi, perché non me mandi qualche straniero? Se voi te lascio il biglietto da visita mio. Mo’ me serve ‘na carta d’identità pe’ ‘na persona che non c’ha ancora la residenza perché glie serve…Quanto costa mo’ la carta d’identità?”.

Articolo precedente

PD: “UN PROGETTO PROVINCIALE CONTRO IL CAPORALATO IN DIFESA DELLA DIGNITÀ DEL LAVORO”

Articolo successivo

STRAGE DI CISTERNA, ASCOLTATI DUE MILITARI DELL’ARMA

Ultime da Giudiziaria