Assumeva ad insaputa delle imprese, che producono latte di bufala a Latina, lavoratori stranieri: inizia il processo per commercialista e avvocato
L’ennesimo caso di sfruttamento di lavoratori stranieri, avvenuto tra il 2020 e il 2021, quello che vede alla sbarra di due uomini, entrambi di Latina, i quali, con diversi compiti, avrebbero sfruttato decine e decine di immigrati trattati come carne da macello.
È iniziato oggi, 13 novembre, il processo dinanzi al terzo collegio del Tribunale di Latina, composto dai giudici La Rosa-Zani-Romano. Accusato di truffa e sostituzione di persona un commercialista di Latina, Edorardo Gaspardis, difeso dall’avvocato Amleto Coronella. Di esercizio abusivo della professione, deve rispondere rispondere, il legale Guido Mellucci, assistito dall’avvocato Stefania Fracchiolla. A giugno 2024, i due si sono visti rinviare a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Laura Morselli. Nella giornata odierna, il processo si è incardinato con l’ammissione di testimoni e dell’esame di imputati e parte civile accolta, già in udienza preliminare, nonostante le eccezioni della difesa.
Si tratta del legale rappresentante della nota società di latte di bufala che si trova tra Latina e Sabaudia, difesa dall’avvocato Nicolò Giglio. Assenti, sebbene indicate dalla Procura di Latina come persone offese, il Ministero dell’Interno e l’Inps i quali, secondo l’accusa, oggi rappresentata dal pubblico ministero Giuseppe Miliano, sarebbero state truffate dai comportamenti messi in atto, in particolar modo, dal commercialista di Latina.
Nello specifico, il professionista avrebbe indotto in errore lo Sportello Unico per l’Immigrazione di Latina sostituendosi ai rappresentanti legali di una ditta individuale e dell’impresa agricola che si occupa di bufale. Fingendo di essere chi non era, l’uomo inviava false domande online di emersione dal lavoro nero/irregolare di cittadini extracomunitari, facendoli passare per lavoratori di ditta e azienda, completamente turlupinate.
I nomi dei lavoratori inseriti, all’insaputa delle ditte, sono riferibili a persone di varia nazionalità: indiani, bengalesi, ucraini, marocchini, algerini, egiziani. In tutto una trentina di lavoratori, senza che le aziende ne sapessero qualcosa.
C’è di più. Secondo l’accusa, il commercialista utilizzava falsi modelli F24 e dichiarava falsamente l’assunzione dei lavoratori agricoli, così da far sbagliare lo Sportello dell’Immigrazione di Latina con le domande di emersione da lavoro in nero e conseguire il suo profitto. In questa maniera, il professionista otteneva illegittimamente dall’Inps indennità a sostegno del reddito, tra disoccupazione, malattia e altro. Il danno ovviamente si sarebbe concretizzato anche nei confronti della ditta e dell’azienda agricola in quanto le stesse si trovavano nel loro cassetto fiscale i lavoratori, in realtà mai assunti. Le imprese avrebbero così pagato più contributi, se non fosse che tutte le domande sono state rigettate.
A latere della vicenda che ha coinvolto il commercialista, c’è anche quella dell’avvocato di Latina che, presso lo Sportello per l’Immigrazione, si accreditava per poter assistere gli stranieri nella pratica dei permessi di soggiorni. In un episodio, il legale avrebbe contattato anche la Squadra Mobile della Questura di Latina per carpire notizie in merito alla convocazione di un immigrato coinvolto in una indagine.
Si tratta peraltro dello stesso legale coinvolto nell’operazione della Digos di Latina e della Polizia Locale denominata “Ascaris”. In quel caso, molti contratti di locazione per immigrati indiani erano sempre intestati a una stessa persona: per l’appunto il finto avvocato quarantenne. 48 contratti di locazione, ritenuti fittizi, per immobili che ospitavano tantissime persone, circa 100, tutti immigrati, che servivano per inoltrare domande di permesso di soggiorno alla Prefettura.
È così che la Polizia Locale fa partire l’inchiesta a febbraio 2018: una vicenda che si sviluppa sempre più sulla figura del legale, indagato ma non destinatario di misure restrittive, il quale a un certo punto intesta contratti di locazione anche al padre e alla sorella. Ecco perché sempre la Polizia Locale di Latina si imbatte, nel mese di febbraio 2018, in una conversazione intercorsa tra l’avvocato e un impiegato del Comune di Latina, proprio all’interno degli uffici dell’Ente.
Il 15 febbraio 2018, l’avvocato dice a chiare lettere che guadagnava “da non meglio precisati contratti per conto di soggetti di nazionalità indiana”.
E ancora: “…te devo chiede ‘na cortesia. No, no, non te preçoccupa’, non se tratta de indiani”. Impiegato: “E certo perché tu dagli indiani ce pigli i sordi”. Avvocato: “E certo che me li piglio. Mica lo faccio così. Io mo’ però con gli indiani me so firmato…mo’ sto a fa’ i contratti solo per altri stranieri…anzi, perché non me mandi qualche straniero? Se voi te lascio il biglietto da visita mio. Mo’ me serve ‘na carta d’identità pe’ ‘na persona che non c’ha ancora la residenza perché glie serve…Quanto costa mo’ la carta d’identità?”.
Il processo entrerà nel vivo il prossimo 26 marzo quando verranno esaminati i testimoni del pubblico ministero e la parte civile.
