Scritto e a cura di Orazio Ruggieri
Nella doverosa celebrazione delle persone che hanno legato il loro nome a Itri, dapprima come ospiti adottati e, successivamente, come figure perfettamente integratesi nel locale contesto, rappresentandone magnificamente uno stimolo irripetibile per la sua crescita sociale e culturale, ci piace ricordare, oggi, la dottoressa Fabrizia Ramondino, docente, scrittrice, poetessa e figura tanto versatile nel campo dell’arte e, soprattutto dell’impegno sociale e solidale.
E, senza voler punzecchiare la stampa locale che, a suo tempo, non dette il giusto risalto a un evento che avrebbe dovuto inorgoglire la gente itrana per aver avuto in mezzo a loro un genio tanto grande quanto estremamente e compostamente democratico nei modi, ci onora l’idea di sottolineare il risalto che il comune di Napoli ha dato alla illustre donna di cultura.
Rimandando alla lettura su Google o su altre fonti di informazione il curriculum, la portata letteraria, l’opera immensa della Ramondino, vogliamo portare all’attenzione dei lettori il momento della intitolazione delle ex rampe Pontecorvo, nei Quartieri Spagnoli, nel rione Avvocata, a Fabrizia. La cerimonia, riportata dalla stampa partenopea, data 21 giugno scorso ma per noi è sempre attuale e vede aggiunto il corollario del vile imbrattamento della lapide, appena apposta, la notte successiva alla cerimonia.
C’era lo stesso sindaco di Napoli, Luigi De Magistris a presenziare al momento celebrativo e, con lui, esponenti di quella cultura autentica che si ritrovava vicino alle idee della poetessa e scrittrice che, da decenni, prima della sua tanto compianta dipartita, aveva scelto di vivere a Itri e di tuffarsi tra la sua gente, contribuendo a promuovere un concreto rapporto di socialità intensamente vissuto. Ma lasciamo alle cronache riprese da Internet il ricordo di quella giornata, così come rimandiamo all’immagine di Vikipedia (autore Marzio Maria Cimini e tutti gli annessi e connessi del copyright) la foto della semplice tomba in pietra viva della scrittrice scomparsa il 2008 e sepolta, nella nuda terra presso il cimitero di Itri.
“Le rampe –scrive per l’occasione il sito “Videoinformazioni”- che portavano alla mensa dei bambini proletari, che la scrittrice napoletana aveva contribuito a fondare, si chiameranno d’ora in poi Fabrizia Ramondino, e non più Pontecorvo. Una scelta dell’amministrazione comunale per ricordare l’autrice di “Napoli, i disoccupati organizzati”, “la via” e con Mario Martone di “Morte di un matematico napoletano”. Per la cerimonia di intitolazione, presieduta dal sindaco de Magistris, è rientrata in città dall’estero dove risiede Livia Patrizi, la figlia di Fabrizia Ramondino”.
Il 24 giugno sempre del 2021, “Repubblica” scriveva “Salita Pontecorvo ha una bretella di scale che da oggi porta il nome di Fabrizia Ramondino. Le Rampe Fabrizia Ramondino: 30 gradini nel cuore della Napoli in cui la scrittrice operò come intellettuale e come donna socialmente impegnata. La cerimonia di intitolazione del tratto di scala ha visto la presenza, oltre che del sindaco de Magistris e degli assessori Clemente e Menna, della figlia di Fabrizia Ramondino, Livia Patrizi, dei parenti rimasti a Napoli e degli amici. “Fabrizia sarebbe stata felice di questa riunione – ha sottolineato Mario Martone, il regista che affiancò la scrittrice nella stesura di alcune sceneggiature – e le sarebbe certamente piaciuto anche il luogo scelto per questa intitolazione, vicino al suo vissuto e all’immaginario dei lettori dei suoi libri”. Commossa la figlia della scrittrice, giunta da Berlino per essere presente alla cerimonia. “Questi sono i luoghi della mia infanzia, i luoghi che porto scolpiti nel mio corpo. Sono felice di questo riconoscimento e intanto lavoriamo all’archivio Ramondino: ci sono anche –conclude l’articolista con le parole di Livia Ramondino- un paio di ipotesi che lo si faccia a Napoli”.