EX GARAGE RUSPI, L’ALLARME DI LBC: “DOPO UN ANNO LA STRUTTURA CHIUSA E SENZA IDEE PER IL FUTURO”

“Dopo più di due anni dall’insediamento dell’amministrazione Celentano la parola cultura resta forse la più evocata, ma certamente la meno praticata. Senza una guida, non c’è visione e questo settore sembra un passatempo da gestire a margine e non uno degli aspetti più delicati e decisivi per la vita di una città. Lo vediamo ovunque e soprattutto negli spazi pubblici del capoluogo, che immaginavamo come il cuore pulsante di un ecosistema cultura e sono invece spazi chiusi, inutilizzati e lontani dalle persone.

Casa della musica, ex Banca d’Italia, museo Cambellotti o ovviamente Garage Ruspi, pronti a diventare luoghi di incontro, ricerca e fermento, sono invece diventati spazi di cui l’amministrazione in qualche caso ha preferito disfarsi”. E’ la posizione del movimento Latina Bene Comune, per voce della sua segretaria Elettra Ortu La Barbera e dell’ex sindaco Damiano Coletta.

Proprio nelle scorse settimane l’architetto Pietro Cefaly aveva raccontato, attraverso i social, che l’ex Garage Ruspi era stato negato alla Casa dell’architettura per l’organizzazione della Summer School, un evento che richiama a Latina diverse personalità provenienti anche dall’estero. “Non era pronto, è stato risposto dall’università– continua la segretaria del movimento – Poi l’assessora Nasti si è affrettata ad annunciarne l’apertura per il 30 settembre, spiegando il ritardo con l’arrivo degli arredi. Così da qualche giorno sono comparsi all’interno dei tavoli e l’architetto Cefaly ha giustamente osservato che non occorrevano certo tre mesi di lavoro per questo, tanto da impedire lo svolgimento della Summer School. Ma tant’è.

Quanto accaduto per il Garage Ruspi, inaugurato più di un anno fa e ancora chiuso, dimostra che ogni nostro timore, nelle operazioni dell’amministrazione Celentano, era più che fondato. Il problema non è certo l’università, ma l’incapacità del Comune di gestire un patrimonio pubblico che gli appartiene, disconoscendo in questo caso specifico un indirizzo preciso espressamente indicato nei finanziamenti che hanno portato alla ristrutturazione dell’opera: quello di spazio espositivo. Gli immobili ristrutturati con denaro pubblico dunque, non sono diventati patrimonio vivo della città. E su questo cercheremo di capire se era possibile destinarli ad altro e comunque negare alla cittadinanza tutta uno spazio pubblico più che mai necessario.

La collaborazione istituzionale con l’università va bene, e’ più che legittima ma non basta – aggiungono Ortu La Barbera e Coletta – Perché la città continua a soffrire la mancanza di spazi e luoghi pubblici per l’aggregazione e la vita culturale, lo studio, il coworking, l’associazionismo. A mancare non sono i soldi, né i luoghi. Ma la visione. E questa certamente è un’operazione più complessa. Cosa si vuol fare di questi immobili? Quali idee ha l’amministrazione per il futuro culturale della città? Governare la cultura non è solo organizzare una festa estiva o una rassegna. L’appuntamento con il Centenario poteva rappresentare la grande occasione per delineare finalmente una visione, ma al momento non ne vediamo i presupposti. Perché senza idee concrete anche i migliori investimenti diventano effimeri”.

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