EX CORAFA, SI VA A PROCESSO: IN SEI GLI IMPUTATI

Abusi e violazione nei cantieri delle due palazzine in costruzione alla ex Corafa di Terracina: conclusa l’udienza predibattimentale

Il giudice monocratico del Tribunale di Latina, Eugenia Sinigallia, all’esito dell’udienza pre-dibattimentale, ha disposto il procedersi oltre e l’inizio del processo per tutti e sei gli imputati: inizierà il prossimo 28 gennaio. Al centro del procedimento vi è il complesso della ex Corafa di Terracina che, a dicembre 2024, è stato dissequestrato su istanza dell’avvocato Toni De Simone accolta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Barbara Cortegiano.

Ad essere imputati nel processo sono in sei: Nunzio Di Maio, Aniello e Bartolomeo Galetofiore, la rappresentante legale della M.G. srls Roberta Borzacchiello e anche i due tecnici del Comune di Terracina: Claudia Romagna e Roberto Biasini entrambi coinvolti nel processo che vede al centro della vicenda l’ex Pro Infantia. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Gianni Lauretti, Renato Archidiacono, Antonio Leone, Adelindo Maragoni e Bruno Luberti.

Oggi, in udienza pre-dibattimentale, gli avvocati della difesa avevano chiesto il non luogo a procedere per i loro assistiti. Respinta l’eccezione sul mancato avviso conclusione indagini, in realtà correttamente notificato a Romagna, l’avvocato Lauretti ha specificato che tutti i titoli edilizi sono risultati regolari e mai annullati dalla pubblica amministrazione, oltreché al fatto che l’immobile è stato dissequestrato. Non ci sarebbe stata prospettiva di condanna e, per tale ragione, i difensori hanno chiesto il non luogo a procedere; l’avvocato Maragoni ha avanzato anche la circostanza per cui, rispetto a Biasini, se anche vi fosse stato reato, questo sarebbe prescritto.

Prospettazioni che non hanno convinto il giudice Sinigallia che ha disposto l’avvio del processo per il prossimo anno.

L’avviso di conclusioni indagini, disposto dal sostituto procuratore Giuseppe Bontempo, è arrivato ai sei imputati per abuso edilizio e reati ambientali in ordine alla realizzazione delle due palazzine sequestrate nel 2022. Si tratta della cosiddetta ex Corafa di Terracina per cui, a maggio 2022, la Guardia di Finanza di Gaeta-Sezione Operativa Navale pose i sigilli, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria. I cantieri si trovano su via Appia, all’incrocio con via Napoli, dove sono sono state costruite le due palazzine dalla C.D.G. Immobiliare in base alla legge sulla rigenerazione urbana.

La C.D.G. Immobiliare appartiene per metà ad Aniello Galeotafiore e per l’altra a Nunzio Di Maio. Galeotafiore risultava indagato come responsabile dei lavori di costruzione delle due palazzine (in tutto una sessantina di appartamenti). L’ipotesi investigativa è che le volumetrie utilizzate fossero eccessive rispetto alle norme sulla rigenerazione urbana. Coinvolto, come detto, anche il progettista Bartolomeo Gaelotafiore.

Secondo l’accusa, nel corso delle attività finalizzate al Controllo Economico del Territorio, le Fiamme Gialle Aeronavali della Sezione Operativa Navale di Gaeta avevano individuato, all’interno di una vasta area di complessivi 5.000 mq, 2 palazzine in fase di costruzione, realizzate in base alla normativa sulla rigenerazione urbana, che a seguito di ulteriori accertamenti, sarebbero risultate non in regola con i previsti titoli autorizzativi.

L’attività investigativa avrebbe permesso ai militari operanti, di acquisire documenti di interesse operativo presso gli Uffici preposti per territorio, dai quali è stato possibile risalire ad alcune difformità progettuali quali, ad esempio, l’altezza degli edifici. Infatti le norme di attuazione del P.R.G. (Piano Regolatore Generale) prevedono che, per l’area in cui sono realizzate le due unità immobiliari, le altezze massime degli edifici siano di 11,50 m. e rispettino, al massimo, la previsione di tre piani fuori terra.

Al momento del sopralluogo, i militari del Corpo avrebbero riscontrato che l’altezza delle palazzine edificate era pari a 21 m. e che le medesime sarebberos tate composte da 7 piani fuori terra, risultando quindi quasi il doppio dell’altezza autorizzata ed oltre il doppio dei piani previsti per legge. Le difformità, che avrebbero interessato entrambe le palazzine, riguardavano nel complesso 64 unità abitative che una volta completate sarebbero state proposte per la vendita ad un valore medio stimato in 250.000 euro cadauna, per complessivi 16 milioni di euro.

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