Nell’ambito di attività di indagine coordinate dalla locale Procura della Repubblica, i Finanzieri del Comando Provinciale di Latina hanno dato esecuzione a un decreto con cui il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ha disposto la misura cautelare reale del sequestro preventivo per un valore di oltre 7 milioni di euro nei confronti di una società di capitali attiva nel settore della “logistica merci” nonché del suo legale rappresentante pro-tempore e del suo amministratore “di fatto”.
L’attività odierna si inserisce in un più ampio contesto investigativo, affidato al Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Latina, che già aveva portato lo scorso anno all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti sia del citato amministratore “di fatto”, sia del responsabile legale di un’impresa operante nel settore della raccolta e smaltimento dei rifiuti, entrambi per le ipotesi di bancarotta fraudolenta per aver depauperato il patrimonio aziendale di una società, in grave dissesto finanziario, mediante un’operazione straordinaria di cessione di ramo d’azienda. Si tratta di Antonio Geracitano, ex consigliere comunale e politico di Anzio con la lista ““Noi con Anzio” (nella maggioranza a sostegno del Sindaco Candido De Angelis), nonché ex Presidente della Commissione Sanità e Ambiente del Comune e facente parte del coordinamento dell’Osservatorio Nazionale dei Rifiuti, il quale peraltro è stato menzionato come destinatario di minacce nell’ultima maxi inchiesta della DDA di Roma sulla locale di ‘ndrangheta presente sul litorale, e di Fabrizio Coscione di Nettuno, già destinatario anni addietro di un sequestro di diverse società in merito a reati tributari contestati dalla Procura di Velletri. Un sequestro che, nel 2014, fu annullato dal Tribunale del Riesame.
Nel prosieguo delle investigazioni, svolte sotto l’egida della locale Procura della Repubblica, l’attenzione delle Fiamme Gialle si è concentrata, mediante l’esame di copiosa documentazione contabile ed extracontabile, sulla destinazione e l’utilizzo delle somme distratte, attività che ha consentito di individuare pagamenti e spese per oltre 4 milioni di euro sostenute dalla società a beneficio dell’amministratore ”di fatto” per scopi estranei all’attività di impresa, quindi a danno del patrimonio aziendale.
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Tali distrazioni di denaro hanno inoltre generato una inevitabile crisi di liquidità tale da non consentire alla società di adempiere alle obbligazioni tributarie, determinando l’omesso versamento dell’Iva per oltre 3,5 milioni di euro.
Sulla base degli elementi raccolti, il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Latina, su richiesta del Procuratore aggiunto di Latina Carlo Lasperanza e il sostituto Andrea D’Angeli, ha disposto nei confronti della società, dell’amministratore “di fatto” e del rappresentante legale “di diritto” il sequestro preventivo, diretto e nella forma per “equivalente”, di denaro e beni per l’importo complessivo di euro 7.557.240 euro, quale profitto dei reati ipotizzati, ovvero l’omesso versamento di IVA e l’appropriazione indebita dei fondi societari.
L’esecuzione del provvedimento è stata condotta a seguito di una mirata attività delle Fiamme Gialle di individuazione delle somme su conti correnti, depositi o altri rapporti bancari, nonché di ricostruzione patrimoniale dei beni mobili o immobili intestati o riconducibili, anche indirettamente o in maniera occulta, ai soggetti medesimi.
La complessa attività di polizia economico-finanziaria ha consentito il sequestro, per il successivo recupero all’erario o a beneficio dei creditori nella procedura fallimentare, di somme di denaro giacenti sui conti nonché di 19 immobili ubicati in Latina, Roma e Milano, quote sociali relative a 7 consorzi, nonché 7 autoveicoli, tra cui una FERRARI modello F-430 ed un’imbarcazione da diporto di oltre 16 metri di notevole pregio, modello PERSHING 54 yachts, il tutto riconducibile agli indagati, anche attraverso l’uso di società schermo costituite “”ad hoc”” al fine di occultarne la reale proprietà.
L’evasione fiscale costituisce un grave ostacolo allo sviluppo economico perché distorce l’allocazione delle risorse, altera la libera concorrenza con le imprese sane del tessuto imprenditoriale del nostro Paese e mina l’equità, sottraendo spazi di intervento a favore delle fasce sociali più deboli.
L’attività si inserisce infatti nel più ampio quadro delle azioni svolte dalla Procura della Repubblica e dalla Guardia di Finanza a tutela del corretto impiego delle risorse pubbliche e della legalità economica, operazioni finalizzate, da un lato, a contrastare le più insidiose e pervasive forme di frode ai danni del Paese e dei cittadini, e dall’altro alla conseguente aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati, da destinare, una volta definitivamente restituiti e acquisiti alle casse dello Stato, anche a importanti interventi economico-sociali a beneficio della collettività.