Accusati di aver estorto in carcere un detenuto: alla sbarra anche il pregiudicato di Latina, Marco Ranieri
In carcere per l’omicidio di Paolo Celani, il romano e latinense d’adozione, Marco Ranieri (60 anni), si trova alla sbarra, al momento, anche in un processo dove gli viene contestata un’estorsione ai danni di un detenuto nella casa circondariale di Cassino.
Ranieri è imputato insieme al 46enne Daniele Scibé e al 30enne Alex Ciccolini. Insieme, quando erano tutti carcerati e nella stessa cella, avrebbero preteso da un altro detenuto la somma d 750 euro. Il detenuto sarebbe stato minacciato di morte in quanto aveva contratto con loro alcuni debiti di droga. Fatto sta che, secondo l’accusa, in una inchiesta firmata dal pubblico ministero Giuseppe Miliano, il detenuto, tramite la sua compagna, avrebbe consegnato la somma di 750 euro a Giorgia Ranieri, figlia di Marco e già condannata col rito abbreviato per questi fatti, accaduti tra Latina e Aprilia nel fine estate 2019.
Inoltre, secondo gli inquirenti, Giorgia Ranieri insieme a tre uomini rimasti sconosciuti si sarebbe fatta consegnare dalla compagna del detenuto anche un’autovettura. La vittima sarebbe stata minacciata di morte, sebbene in una udienza del processo a Ranieri-Scibé-Ciccolini, che si celebra davanti al terzo collegio del Tribunale di Latina, la donna avrebbe negato la circostanza.
Il processo è proseguito oggi, 11 dicembre, con l’escussione della vittima, tuttora carcerata, e del comandante del nucleo di polizia penitenziaria che aveva svolto accertamenti sulle telefonate che la fidanzata della vittima avrebbe ricevuto da una cella agganciata dentro il carcere, presumibilmente da parte dell’allora compagno.
La vittima (ascoltata in video-collegamento con il carcere in cui è ristretto), però, escussa dal pubblico ministero Giuseppe Miliano, ha negato tutte le circostanze, persino di aver mai conosciuto Marco Ranieri e gli altri co-imputati. Negata anche la circostanza di aver comprato pasticche prelevate dal Sert da Marco Ranieri. Una testimonianza che ha assunto toni surreali, tanto che il pubblico ministero ha chiesto l’acquisizione degli atti per valutare una possibile falsa testimonianza. Non è stato sufficiente al testimone sostenere di avere problemi di natura psichiatrica e di tossicodipendenza. Alla fine il Tribunale ha acquisito gli atti sono ai fini della contestazione, accogliendo l’eccezione dell’avvocato Iucci. La possibile falsa testimonianza, quindi, non sarebbe stata compiuto sotto minaccia.
Il processo è stato rinviato per esame imputato, discussione e sentenza al prossimo 9 aprile.
