Estorsione mafiosa: arrivando tre condanne in primo grado per Patrizio Forniti, Giampiero Gangemi e Mirko Morgani
Sono tre le condanne per la tentata estorsione mafiosa a colpi d’arma da fuoco d’assalto ai danni di un imprenditore di Pomezia. Il Tribunale di Velletri ha condannato Patrizio Forniti, di Anzio, a 6 anni e 8 mesi, Giampiero Gangemi, di Aprilia, a 6 anni di reclusione, e Mirko Morgani, di Aprilia, a 1 anno e 8 mesi. Per gli stessi fatti è già stato condannato, con sentenza passata in giudicato, a sette anni, due mesi e 20 giorni, Sergio Gangemi, fratello di Giampiero, entrambi di origini calabresi e trapiantati tra Aprilia, Roma e Latina.
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Il processo, dapprincipio, vedeva alla sbarra tutti e insieme i 4 imputati – Sergio e Giampiero Gangemi, Patrizio Forniti e Mirko Morgani (Sergio Gangemi è stato giudicato, poi, in maniera separata) – accusati di aver tormentato due imprenditori di Aprilia e Pomezia (Torvajanica, per la precisione), con pretese estorsive che, secondo la magistratura, sono arrivate fino a 25 milioni di euro partendo da un prestito di 13 milioni – in tutto restituiti dagli imprenditori alla congrega 17 milioni in “comode” rate da 300mila euro al mese.
Pretese condite da una trentina di colpi di pistola esplosi addosso alle case dei due imprenditori, due bombe fatte esplodere in giardino, famiglie in ginocchio, persone terrorizzate e intimorite che scelgono di fuggire all’estero. E a farlo fu proprio l’imprenditore di Aprilia. Ecco, in soldoni, un quadro da brividi.
Il gruppo in questione fu arrestato il 18 maggio 2018, al termine delle indagini avviate dalla Direzione distrettuale antimafia proprio in ragione di una “smitragliata” di proiettili, davanti alla casa di una delle vittime, a Pomezia, il 31 luglio 2016.
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Secondo l’Antimafia di Roma, i due fratelli Gangemi sarebbero i mandanti delle ritorsioni a colpi di mitra concretizzate da Forniti e Morgani. Per alcuni reati contestati a Giampiero Gangemi, commessi prima della fine del 2015, tra cui una estorsione, o per l’ipotesi di essere il mandante di una ritorsione e il furto dell’auto usata per l’attentato, è arrivata l’assoluzione. Assolti tutti gli imputati anche per il reato di usura
Si conclude così il processo che contestava l’aggravante del metodo mafioso ai danni della società Radiomarelli Sa dell’imprenditore Saverio Ciampi e del suo socio V. B.*, da cui è scaturito il processo. Prestito da 13 milioni lievitato con gli interessi a 25 che, per l’appunto, portò anche ad intimidazioni gravi da parte dei Gangemi e dei suoi sodali con scariche di proiettili contro una vetrata e al cancello di ingresso di una palazzina di Aprilia, più due bombe a mano, in uso all’Esercito italiano e alle forze armate maltesi, scagliate a Pomezia nel giardino della casa di V.B.* costretto a pagare, per quanto hanno ricostruito i magistrati, anche orologi di valore e un anello intarsiato di uno smeraldo da 140mila euro. Fatti commessi, tra il 2012 e il 2016, periodo nel quale Sergio Gangemi aveva la sorveglianza speciale con l’obbligo di dimora ad Aprilia.
L’imprenditore, V.B., attivo nel campo delle energie alternative, all’inizio sostenne di non sapere nulla in merito agli attentati subiti. Successivamente, invece, racconto agli investigatori di problemi suoi e del suo socio in affari con la famiglia Gangemi di Aprilia. In pratica, l’imprenditore avrebbe acquistato prodotti all’estero utilizzando capitali di soci occulti, poi rivenduti in Italia alle catene di distribuzione commerciale.
Al di là di questo processo, soprattutto Sergio Gangemi è stato destinatario di sequestri ingenti, accusato di avere una rete di prestanome e messo in scacco anche dall’Antimafia calabra.
Ora, dopo che erano stati stabiliti i risarcimenti per i Comuni di Aprilia e Pomezia per il processo unico a Sergio Gangemi, gli enti potranno rivalersi anche su Forniti, Gianpietro Gangemi e Mirko Morgani in sede civile. Il collegio del Tribunale di Velletri composto dalla terna di giudici Cuppone-Ginesi-Ribaudo ha riconosciuto anche in questo caso il danno di immagine per le due città.
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*: V.B. è la persona ritenuta vittima di estorsione che ha fatto espressa richiesta a Latina Tu di non mettere per esteso il suo nome