Centro Morbella di Latina, rinviato a giudizio il Presidente Salvatore Centola. Il processo si aprirà a gennaio 2026
Dovrà rispondere di truffa e ed estorsione, l’ex Presidente del Centro Morbella Salvatore Centola, difeso dall’avvocato Gaetano Marino. Così ha deciso il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Barbara Cortegiano, chiamata a decidere oggi, 8 aprile, se rinviare o meno l’ex dominatore assoluto del noto centro commerciale del capoluogo di Latina.
Il rinvio a giudizio è arrivato oggi, al termine della camera di consiglio, dopo la quale il Gip Cortegiano ha stabilito che il processo si celebrerà a partire dal 26 gennaio 2026 dinanzi al giudice monocratico Mario La Rosa. L’unica incognita è che i reati siano già prescritti e che possano nel breve volgere del tempo guadagnare la prescrizione, essendo fatti contestati tra il 2017 e il 2020.
A dicembre 2023, il pubblico ministero Valentina Giammaria, titolare dell’indagine, aveva chiesto il rinvio a giudizio di Centola Pubblico Ministero ch, nell’estate dello stesso anno, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, aveva ordinato alla Procura di Latina l’imputazione coatta.
Ammesse e costituite parti civili tre società e i due imprenditori Marco e Enrico Cassandra, assistiti dall’avvocato Daniele Prete, ulteriori tre società, difese dall’avvocato Renato Archidiacono, e un’ultima società, difesa dall’avvocato Giulio Mastrobattista. Ovviamente, le sette società, di cui tre riconducibili a Cassandra, fanno parte del consorzio del Centro Morbella. In tutto, quindi, sono nove le parti civili.
Centola dovrà rispondere di aver minacciato e schiaffeggiato un consorziato a cui ventilava l’ipotesi di impostare azioni giudiziarie pretestuose per violazioni dello Statuto costringendo a pagare multe elevate e sproporzionate rispetto allo statuto. Inoltre, l’ex Presidente è chiamato a difendersi dall’accusa di truffa che sarebbe stata compiuta mediante l’inibizione o l’estromissione di consorziati dal consiglio di amministrazione. Per l’accusa, inoltre, vi sarebbe stata la modifica dello statuto così da costringere alcuni consorziati, destinatari di sanzione, a vendere a cedere attività nel centro commerciale a prezzi bassi rispetto al valore del bene.
A giugno 2023, sempre davanti al Gip Cario, era proseguita la discussione dell’opposizione all’archiviazione presentata da alcuni consorziati rispetto alla denuncia per estorsione contrattuale a carico di Salvatore Centola. Nelle denunce presentate, peraltro, c’erano anche i nomi di altri collaboratori e persino di un giudice. Si tratta di una vicenda che prendono l’avvio da diverse dispute e che riguardano il centro commerciale Morbella di Latina, un tempo elegante luogo della città e da anni in caduta libera, stretto peraltro tra veleni, denunce e anche qualche condanna.
A gennaio 2023, infatti, è stato condannato, in primo grado, per violenza privata e atti persecutori l’allora direttore del Centro Commerciale “Morbella” di Latina e braccio destro di Centola, Pablo Dario Vargas, denunciato da uno dei commercianti del medesimo centro: Marco Cassandra, difeso dall’avvocato Lorenzo Magnarelli.
Sempre a gennaio 2023, pochi giorni prima della sentenza penale, il giudice del Tribunale civile di Latina, Pier Luigi De Cinti aveva accolto l’istanza avanzata da alcuni consorziati del Centro Morbella che chiedevano l’annullamento della delibera assembleare, datata 30 novembre 2021, con cui veniva stabilito il preventivo di spesa per il 2022 ammontante a 800mila euro. Inoltre, il Giudice De Cinti aveva dato ragione ai ricorrenti anche su un altro aspetto, ossia sul dovere di distinguere tra condominio e consorzio. Quello che avevano sempre messo in discussione i consorziati era il doppio ruolo di Salvatore Centola, vale a dire amministratore e presidente consorziale. Ne sono seguite diverse cause civili che hanno visto soccombere Centola stesso.
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Tornando al procedimento penale odierno, la prima indagine era stata archiviata dal sostituto procuratore Valentina Giammaria. I consorziati avevano però presentato opposizione all’archiviazione e puntavano alla riapertura del caso. Il Gip Cario aveva davanti a sé tre diverse opzioni: archiviare il caso, rinviare gli atti in Procura per una indagine più approfondita, oppure, estrema ratio, ordinare alla Procura di formulare un capo d’imputazione nei confronti di Centola. Quest’ultima è stata l’opzione scelta dal Gip e oggi, a distanza di un anno e mezzo, è arrivato il rinvio a giudizio.