EROSIONE COSTIERA A LATINA

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Mareggiate eccezionali sono sempre esistite. Tuttavia, da qualche decennio a questa parte, la differenza è che l’acqua marina guadagna sempre più centimetri a discapito della linea di riva che disegna l’ampiezza della battigia. Di questo, non può essere data alcuna responsabilità al mare stesso o alle correnti che si scontrano con i sistemi dunali, perché il loro moto non è una scelta deliberata ma una serie complessa di dinamiche che potrebbero essere previste e mitigate da piani di contrasto all’erosione costiera.

Purtroppo, la società moderna, passando per la politica delle amministrazioni locali, è riuscita a dare una percezione distorta della relazione esistente tra le attività antropiche e gli ecosistemi costali-marini in cui esse si sviluppano.

L’innalzamento delle acque a livello globale, fenomeno che a tutt’oggi l’opinione pubblica tende a rimuovere come succede nei casi di grande shock, è un fatto certo che andrebbe considerato nel contesto della manifestazione di altri due fattori: la realizzazione di porti e moli che, volenti o nolenti, incidono sulla direzione delle correnti marine e la riduzione di apporto sedimentario fluviale, una modalità naturale di ripascimento delle coste.

Dati del progetto europeo Beachmed, nato a protezione delle coste nei primi anni zero del ventunesimo secolo, dicono che nell’unità fisiografica costale che va da Capo d’Anzio al promontorio del Circeo c’è un fronte di arretramento della costa di circa 25-30 km (Foce Verde – Rio Martino – Sabaudia) a causa del deficit globale di alimentazione sedimentaria di circa 200.000 mc/anno e un corrispondente deficit unitario di circa 7-10.000 mc/anno/Km, con punte di 14.000 mc/anno/Km a Sabaudia.

Senza dimenticare che a Borgo Sabotino, accanto alla foce del fiume Astura e a qualche centinaio di metri dalla riva, sorge la ex Centrale Nucleare. Reattore Magnox chiuso dall’86, per il quale ci sono sempre più vaghe notizie rispetto al decommissioning, ossia allo smantellamento definitivo della grafite radioattiva rimasta a Passo dei Genovesi, sospesa su sostegni di metallo che, pare, non vengano ispezionati da 30 anni.

È ora che si cominci a pensare con unitarietà perché il problema dell’erosione costiera (e ipotetica infiltrazione delle acque al di là del sistema dunale) dell’Agro Pontino è una questione che merita una maggiore considerazione e non va svilita con annunci di banali interventi spot come, ad esempio, ripascimenti con sabbia di cava in un solo tratto di mare, azione scoordinata da una comunque assente logica di intervento complessiva.

 

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