Il naturalista Marco Massimi, candidato per Azione al consiglio comunale, interviene sul tema della gestione della fauna nel parco nazionale: “Non si può parlare di sostenibilità, in una città immersa in un Parco Nazionale, senza affrontare il tema delle specie aliene. È una questione delicata, ma non parlarne non giova a nessuno, dato che tocca non solo gli aspetti inerenti alla gestione del Parco, ma anche quelli della quotidianità di tutti, ambientali, sociali e sì, anche economici. Inoltre, credo che questo tema possa rappresentare un prezioso momento di confronto e di dialogo”.
Il candidato si sofferma sul tema dei daini, che ha fatto molto rumore negli ultimi anni: “Inutile svicolare dal tema, quindi, per quanto spinoso sia stato: il pensiero corre con rapidità a quanto accaduto con i daini e il relativo Piano di Gestione. Senza ripercorrere il percorso polemico seguito dalla vicenda e senza entrare nei rispettivi tecnicismi, ciò che è emerso con maggior vigore è stato il nerbo della reazione dei cittadini, a riprova di quanto l’argomento possa essere coinvolgente. Come ho sottolineato più volte, non tutti sono tenuti ad avere una preparazione formata in materia ecologica, per cui l’indignazione trasparsa era, in parte, assolutamente comprensibile. Devo dire, però, che mi è dispiaciuto molto non vedere nessuno dei più fervidi osteggiatori dell’Ente Parco agli incontri organizzati per spiegare necessità e ragioni delle operazioni di gestione del daino. Incontri che avevano un dichiarato fine divulgativo, non di indottrinamento, come possono testimoniare le persone che, invece, sono venute ad ascoltare. Occasione mancata”.
E prosegue: “Occasione mancata in quanto, ritengo, che se si ambisce a rivalorizzare l’immagine di Città nel Parco, occorre che ci sia vitalità su entrambi i fronti della collaborazione. Non deve essere solo l’Ente Parco a collaborare con la cittadinanza, come in questa campagna elettorale si è strepitato più volte, ma anche la cittadinanza e l’amministrazione devono fare la loro parte. Eppure, rimanendo in tema di specie aliene, continuo a vedere le Unghie di Strega come effige delle nostre dune e aiuole sulle spiagge piene di Agavi, Yucche e Fichi d’India. In buona fede, è possibile che nemmeno si sappia della esplosività ecologica che rappresentano e, nel caso, ancora una volta mancano una buona educazione e comunicazione ambientale. A mio avviso, però, significa anche che dai moncherini di palme disseminati per la città e dal punteruolo rosso non abbiamo imparato proprio nulla”.
Massimi si sofferma su quelle che possono essere le conseguenze della presenza massiccia di specie ‘aliene’ sul territorio: “Siamo tutti quanti ben disposti e pronti alla battaglia, legittimamente, quando si tratta di condannare grane ambientali più appariscenti o mediatiche, come il surriscaldamento globale, l’inquinamento, o il bracconaggio. Lo siamo molto meno, o addirittura si diventa recalcitranti, quando si tratta di fronteggiare il dilagare di specie aliene, che spesso rappresentano una piaga ben peggiore di altre: dopo la scomparsa degli habitat, le specie aliene sono la seconda causa di estinzione nel mondo. L’eccesso di daini nel bosco ha conseguenze ben più nefaste di una discarica abusiva, per quanto oscena e ignobile sia come reato ambientale. Allo stesso modo, l’espandersi delle Unghie di Strega sulle dune potrà anche rendere colorate e frivole le nostre cartoline, ma è in realtà un’altra sventura ecologica che, prima o poi, andrà affrontata. Stavolta ci sarà un’adeguata campagna preventiva di sensibilizzazione da parte dell’Ente Parco? Stavolta la cittadinanza comprenderà l’esigenza e collaborerà? Se non si avvia da subito un processo comunicativo ed educativo, dubito che potrà verificarsi nessuna delle due condizioni”.
E conclude: “Comprendo che sia più facile indignarsi per una discarica abusiva che per un musetto tenero nel bosco, o per un bel fiore sulle dune, o per qualunque altra specie aliena. Se non fossero specie “pucciose” o redditizie, ahimè, molte di loro non sarebbero mai state importate, me ne rendo conto, ma dov’erano tutti i difensori dei daini mentre sulle isole ponziane si sterminavano i ratti? Difendiamo solo ciò che è bello? L’aspetto carino delle specie aliene e gli errori di ieri, però, non ci esulano dalla responsabilità di oggi. Responsabilità di cui tutti quanti noi, cittadini, tecnici ed amministratori, siamo chiamati a farci carico. Soprattutto, siamo tenuti a vigilare affinché domani questi stessi problemi non si ripropongano”.