Marco Massimi, candidato per Azione alle prossime amministrative, interviene sul tema del turismo naturalistico: “Senza dubbio, uno dei temi più ricorrenti nel palcoscenico di Sabaudia è l’auspicio di un rinnovo e di una rivalorizzazione, in chiave turistica, del patrimonio naturalistico offerto dal Parco. Concordiamo su questo e anche noi abbiamo avanzato diverse proposte in merito. Pensiamo che Sabaudia, in termini di turismo naturalistico, abbia delle potenzialità inespresse che deve far emergere”.
Ma precisa: “Tuttavia, mi sento di dover lanciare una riflessione, che in nessun modo vuole essere un monito ad altre persone e alle loro proposte. Anzi, vuole essere un pungolo all’interno della nostra stessa coalizione, affinché, nel sostenere una comprensibilmente animata rivalsa del nostro territorio, non si smarrisca quel principio di sostenibilità che abbiamo portato avanti sinora”.
E prosegue: “Non vorrei, infatti, che i tanti progetti per incentivare la fruizione delle meraviglie offerte da Sabaudia divenissero l’inizio di nuove problematiche ambientali e momenti di incomprensione. Non basta, infatti, che un’attività si svolga all’aria aperta perché possa considerarsi sostenibile. Può sorprendere, ma molte delle iniziative che hanno sede in natura, ancorché animate dal più limpido “amore” per l’ambiente, si rivelano poi un problema serio da gestire. Fra queste attività, il birdwatching ne è un esempio emblematico: un capanno di legno, un binocolo e una macchina fotografica sono elementi senz’altro idilliaci, ma nondimeno privi di significato se non vi è dietro un’adeguata coscienza ambientale. Basta recarsi a Fogliano in primavera, o ai Pantani d’inferno poco dopo la pubblicazione della foto di un fenicottero per rendersi conto di come questi posti diventino una calca di cani sciolti che corrono dietro alle anatre, cibo lanciato agli animali e nugoli di persone accalcate e urlanti sulle sponde dei laghi. Questo non è birdwatching e non è nemmeno amore per la natura. È poco meno di uno scempio ambientale”.
Il candidato si sofferma su quanto ha avuto modo di osservare in giro per il mondo, in relazione a questa tipologia di turismo: “Ovviamente non siamo l’unico sito naturalistico al mondo manchevole su questo aspetto, che si tratti di birdwatching o altre attività. Ho sperimentato sia il bello e sia il brutto del turismo naturalistico: ho osservato le pulcinelle sulle scogliere islandesi da capanni posti a debita distanza per non arrecare loro disturbo, ma ho assistito anche al lancio di tranci di pesce per attirare le aquile di mare nei fiordi norvegesi, solo per accontentare i turisti che altrimenti non sarebbero mai riusciti a fare una foto degna da sbandierare al rientro; mi sono inebriato in Thailandia dei colori delle barriere coralline intatte e ho strabuzzato gli occhi nel vederle, invece, sventrate dal turismo di massa nel Mar Rosso. Non tutti, quindi, sono migliori di noi e non tutti sono peggiori, ma sarebbe opportuno ispirarci solamente agli esempi più virtuosi”.
Infine, conclude: “Per concludere, ritengo che il rilancio di Sabaudia possa passare anche attraverso una rivitalizzazione del turismo naturalistico? Assolutamente sì! Il rilancio di Sabaudia deve passare anche per questo aspetto, con tutte le eco positive che comporterebbe, anche a livello economico e sociale. Deve essere, però, un rilancio sostenibile e il perseguimento di questo proposito, nuovamente (insisto su questo), necessita della ricerca di quella collaborazione di tutti gli attori coinvolti sul territorio e che finora è sembrata solo approssimativa e improvvisata. Collaborazione che deve arrivare non solo dell’Ente Parco. Se vogliamo rilanciare Sabaudia, lo sforzo deve giungere da tutti quanti, cittadini e turisti compresi. Acquisito questa consapevolezza, allora sì che il rilancio turistico di Sabaudia diventa alla nostra portata”.