Latina, la deputata pontina Giovanna Miele (Lega): “Nessuna nostalgia storica, strumentalizzazioni sinistra vigliacche”
Il casus belli è ciò che è avvenuto in Commissione Cultura alla Camera dove ha avuto luogo la discussione in merito alla risoluzione proposta dall’onorevole Giovanna Miele (Lega) perché gli edifici di fondazione del comune di Latina diventino patrimonio mondiale Unesco.
Una proposta giudicata come nostalgica dalla sinistra. “Qual è l’eccezionale valore universale, cioè per tutto il mondo che si vuole attribuire al Palazzo M che ricalca la prima lettera del capo del Fascismo Mussolini secondo Miele?”, si chiede la deputata di Alleanza Verdi-Sinistra, Elisabetta Piccolotti. “Seconda domanda: siamo noi di sinistra che vediamo fascismo ovunque o è la destra di Governo a essere fissata con il ventennio?”.
La proposta di Miele è quella di impegnare il Governo “ad adottare le iniziative di competenza volte a includere gli edifici di fondazione del comune di Latina quali sito del patrimonio mondiale Unesco”.
Secondo la deputata Miele “l’inserimento degli edifici di fondazione di Latina nell’elenco dei siti patrimonio dell’umanità Unesco porterebbe ad una maggiore attenzione per il suo valore artistico e storico agevolandone la valorizzazione e la protezione”. E ancora, “entrare all’interno di un circuito riconosciuto a livello internazionale consentirebbe una straordinaria visibilità al sito, sviluppando una maggiore capacità attrattiva a livello turistico”.
Nel testo viene sottolineato nelle premesse che Latina è una delle città più giovani d’Italia, fondata nel 1932 con il nome di Littoria durante il ventennio fascista e in seguito alla bonifica dell’Agro Pontino. Nel 1944 assunse il nome di Latinia e successivamente, il 7 giugno del 1945, il nome attuale di Latina.
Infine, si legge ancora nel testo della risoluzione presentata dalla deputata leghista, “tale riconoscimento per la città di Latina potrebbe costituire il primo tassello per il riconoscimento del prezioso percorso delle città di fondazione, ovvero tutte quelle dislocate a breve distanza l’una dall’altra che hanno condiviso la stessa sorte: Pontinia, Sabaudia, Aprilia e Pomezia”.
Piccata è stata la risposta di Miele alle critiche. “Ci risiamo, sono tornati gli incubi e i pensieri paranoici di certa stampa di sinistra ed esponenti politici che in mancanza di altro di cui parlare evocano gli spettri del fascismo. In maniera subdola e vigliacca strumentalizzano la nostra intenzione di valorizzare un territorio con i suoi palazzi storici, che tra l’altro oggi sono anche sedi istituzionali, associando tutto questo ad un rigurgito del fascismo. L’ennesimo capriccio ideologico distante anni luce da una visione oggettiva e costruttiva di come tale patrimonio possa rappresentare un volano per il turismo, per l’economia dei territori, ma soprattutto per la salvaguardia degli stessi.
È innegabile il valore storico e culturale del nostro patrimonio artistico e architettonico. Latina ha il sacrosanto diritto di rivendicare la sua unicità, così come è già stato per altre realtà italiane. Negarlo significherebbe dover ammettere che perfino i palazzi costruiti in epoca borbonica andrebbero cancellati dalla nostra storia, dato che i Borboni non volevano che l’Italia fosse unita. O ancora dimenticare che tanti architetti non allineati al regime furono autori di importanti opere di architettura e urbanistica in quegli anni, non ultimi i progettisti del piano regolatore della città di Sabaudia. Latina da palude è diventata un borgo rurale, fino a evolversi in città nuova.
Ciò che esiste deve essere valorizzato, non cancellato, per dare l’opportunità ai nostri giovani di conoscere la storia e interpretarla. Sia ben chiaro, che non c’è nessun allarme e nessuna nostalgia di un’epoca che riteniamo chiusa. Il nostro intento è quello di valorizzare un territorio con la sua architettura simbolo della storia del novecento, dal valore culturale e storico inestimabile”.