ECOMAFIE: LAZIO NELLA “TOP FOUR” DELLE PEGGIORI REGIONI. IL RAPPORTO DI LEGAMBIENTE

Legambiente presenta Ecomafie 202, le storie e i numeri della criminalità organizzata: il Lazio entra nelle top four delle peggiori Regioni italiane

A dirlo è il rapporto Ecomafia 2021 (Edizioni Ambiente), realizzato da Legambiente con il sostegno di Cobat e Novamont. Secondo la relazione, aumentano le persone denunciate (33.620, +12 per cento), gli arresti (329, +14,2%), i sequestri (11.427, +25,4 per cento).

“Sempre alta l’incidenza dei reati ambientali – spiega Legambiente – nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, Sicilia, Campania Puglia e Calabria, dove sono stati 16.262 (il 46,6 per cento del totale), con 134 arresti: nel 2019 erano stati “soltanto” 86. Nel complesso, il mercato illegale pesa sull’economia per 10,4 miliardi di euro”.

Il dato più allarmante, però, è quello riferibile al fatto che nel 2020, ossia quello segnato dal lockdown più restrittivo, pur essendo per forza di cose calati i controlli effettuati da parte delle Forze dell’Ordine del 17%, i reati ambientali in Italia sono arrivati nel complesso a 34.867: si tratta dello 0,6% in più rispetto al 2019, con una media di 4 ogni ora. Il numero maggiore riguarda i settori del cemento e dei rifiuti, per cui si registra un calo, mentre allarma l’aumento di reati contro boschi e fauna: 4.233 reati relativi agli incendi boschivi (+8,1%), 8.193 quelli contro gli animali, poco meno di uno ogni ora. I reati contro la fauna rappresentano il 23,5% del totale dei reati ambientali, con 6.792 persone denunciate, oltre 18 al giorno e 33 arresti.

Grave il rischio anche per gli impianti dei rifiuti come quelli di trattamento, smaltimento e recupero: sono stati rilevati 180 incendi nel 2020 e 195 nei primi nove mesi del 2021.

Le regioni a tradizionale presenza mafiosa sono in testa nella classifica di quelle più colpite da reati ambientali: CampaniaSiciliaPuglia. Supera la Calabria e sale al quarto posto il Lazio, con un incremento del 14,5% rispetto al 2019.

Il mercato illegale riferibile alle ecomafie è calcolato in 10,4 miliardi di euro (- 0,9% sul 2019). In aumento il numero dei Comuni commissariati per ecomafia, sino a oggi 32, dei quali 11 sono stati sciolti nei primi nove mesi del 2021. Sono alcuni dei dati contenuti nel nuovo rapporto Ecomafie di Legambiente, che racconta di un vero e proprio attacco all’ambiente in corso. Sono 4.233 i reati relativi agli incendi boschivi (+8,1% rispetto al 2019) e oltre 8mila gli illeciti contro gli animali, poco meno di uno ogni ora. Da soli, i reati contro la fauna rappresentano il 23,5% del totale dei reati ambientali, con 6.792 persone denunciate, oltre 18 al giorno e 33 arresti.

“In un momento storico in cui dovremo spendere ingenti risorse pubbliche previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – dichiara Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente – va scongiurato in ogni modo il rischio di infiltrazioni ecomafiose nei cantieri per la realizzazione di opere ferroviarie e portuali, impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e di riciclo dei rifiuti, depuratori, interventi di rigenerazione urbana, infrastrutture digitali, solo per fare qualche esempio delle opere che servono alla transizione ecologica del Paese”.

“Ora è fondamentale – spiega Ciafani – un deciso cambio di passo che porti a completare il sistema normativo inserendo i delitti ambientali e di incendio boschivo tra i reati per cui è possibile, vista la loro particolare gravità e complessità, prorogare i termini di improcedibilità previsti dalla riforma della giustizia, approvata dal Parlamento”. Da aggiornare il Codice penale inserendo tra i delitti anche le agromafie, il traffico di opere d’arte e di reperti archeologici e il racket degli animali. “È poi fondamentale – conclude Ciafani – alzare il livello qualitativo dei controlli pubblici ambientali in tutta Italia, a partire dal Centro-Sud”.

Sul lato della repressione operata da Forze dell’Ordine e magistratura, aumentano le persone denunciate, 33.620 (+12,9%), le ordinanze di custodia cautelare, 329 (+14,2%) e i sequestri, a quota 11.427, con una crescita del 25,4%. Nel 2020 la quantità di rifiuti sequestrati, in particolare Raee e plastica, è cresciuta del 225% rispetto al 2019. Prima la Campania con 2.054 reati, il Lazio al secondo posto (736 reati) supera la Puglia (678).

Nei primi otto mesi e mezzo del 2021 le indagini di magistratura e forze dell’ordine sono state 292: in Calabria (66), Campania (65), Lazio (44), Lombardia (40) e Puglia (32). “La corruzione – spiega Legambiente – è lo strumento più efficace e diabolico per agevolare la commissione dei reati ambientali. Con effetti devastanti sulla tenuta socioeconomica del paese e sulla stessa giustizia ambientale, poiché si basa sulla sistematica alterazione delle regole democratiche, umiliando merito, virtù e giustizia, consegnando risorse ambientali e bellezza dei territori nelle mani sporche di corrotti e corruttori”.

Da ultimo, il cemento. I reati accertati sono in flessione (-0,8%), con una crescita, però, delle persone denunciate (13.083, un +23,1% rispetto al 2019). Il problema – sottolinea Legambiente – è che non si demoliscono gli abusi edilizi.

Legambiente ha inviato un questionario a tutti i 7.909 comuni italiani, al quale hanno risposto in maniera completa in 1.819, dichiarando di aver emesso ben 57.250 ordinanze di demolizione dal 2004 al 2020: ma solo il 32,9% degli abusi è poi stato abbattuto.

In crescita, invece, le interdittive antimafia: nella relazione della Dia sul 2019 erano 625, mentre nel corso del 2020 sono state 748.

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