È morto Elvio Di Cesare, lo storico segretario nazionale dell’Associazione antimafia “Antonino Caponnetto”
Aveva lasciato l’incarico di Segretario a dicembre 2020, dopo 16 anni (e oltre) a portare avanti l’attività di denuncia contro la criminalità organizzata. Una lotta dura, senza sconti, innovativa nel mondo dell’associazionismo: esposti, interrogazioni parlamentari, convegni, dettagliati dossier, rapporti di collaborazione con Procure e organi investigativi. Della Caponnetto, Di Cesare era fino ad oggi Presidente onorario.
Elvio Di Cesare ha insegnato per anni a tanti come si doveva stare con la schiena dritta di fronte al potere malato e corrotto della sua terra – veniva da Gaeta – e del Paese intero. Costanti gli avvertimenti su cosa era diventata soprattutto la provincia di Latina, stretta a metà tra Roma e Napoli.
Da sempre, prima di altri e anche prima, in qualche caso, dell’intervento della magistratura, Elvio Di Cesare aveva capito che in terra pontina vivevano e si moltiplicavano le infiltrazioni delle mafie tradizionali e di quelle locali ed emergenti che inquinano il tessuto sociale, culturale ed economico.
Un impegno senza sconti, il suo, anche semplicemente condividendo notizie che arrivavano da tutta Italia su pubblica amministrazione corrotta, affari sporchi e colletti bianchi.
Un uomo che ha fatto delle rettitudine e della coerenza un modo di vita. Era stato funzionario dell’Inail, ente nel quale non fece mancare la sua voce fuori dal coro denunciando opacità e mala amministrazione. Il suo impegno si era esplicitato anche attraverso inchieste giornalistiche pubblicate su importanti testate come “L’Avvenire” e in politica come consigliere comunale a Gaeta.
Ma Elvio era e rimarrà per sempre l’anima dell’Associazione Caponnetto, un organismo che al momento conta responsabili anche in altre regioni d’Italia oltreché nel Lazio. Da anni, l’associazione è presente nelle aule di Tribunale dove è parte civile in svariati processi di mafia e corruzione nella pubblica amministrazione. Al momento, la Caponnetto è parte civile, tra gli altri, nei processi Cetrone, “Dirty Glass”, Concorsopoli Asl ecc.
Elvio lascia un vuoto perché era stella polare per chi voleva fare della denuncia la propria ragione di vita.
“È con la morte nel cuore che comunichiamo che il nostro fondatore ed attuale Presidente Elvio Di Cesare ci ha lasciato. Una perdita enorme, incolmabile, per la nostra Associazione, per la terra pontina che lui cosi profondamente amava e, più in generale, per il mondo della lotta alle illegalità, alla corruzione e alle mafie.
Un esempio di uomo retto, fedele agli ideali di giustizia e di equità sociale, un uomo con una fortissima impronta morale in cui l’etica non era astratta ma si concretizzava in un profondo senso del bene comune e di tutela dello stesso. Elvio era la bandiera di un’antimafia reale, non parolaia, non retorica, vera, e ci teneva a ribadirlo in ogni circostanza. Noi che abbiamo avuto il privilegio e il piacere di essergli vicino e di averlo come Maestro, abbiamo potuto apprezzare quella sua capacità unica di offrire i contributi più ricchi e preziosi con una disponibilità totale e una assoluta semplicità e quel suo incalzare costantemente la politica e le istituzioni, criticando senza sconti le povertà culturali, la meschinità di compromessi privi di sguardi sul futuro, pur trovandosi più volte a pagarne pesantemente il prezzo in termini personali, con una coerenza che è dote rara nel panorama politico/sociale odierno.
Con la sua scomparsa la lotta per la legalità e contro tutte le mafie, la speranza di un mondo migliore hanno perso un loro grande e valido sostenitore. Con Elvio De Cesare se ne va un pezzo della nostra storia e della storia dell’Antimafia, un fulgido esempio di coerenza, coraggio e determinazione che è stato e sarà punto di riferimento per noi che, raccogliendo doverosamente il testimone dalle sue mani dove lo ha custodito sino alla fine, continueremo a portare avanti il suo sogno di giustizia e legalità ….perché Elvio non abbia sognato invano. Ciao Presidente…..riposa in pace“. A scriverlo, in una nota, l’Associazione Antonino Caponnetto.