DROGA E SPACCIO DA SAN LORENZO A CISTERNA: CONDANNE PER AMATO E ALTRI 4 PONTINI

Corte di Cassazione, Roma
Corte di Cassazione, Roma

Condannati in via definitiva Gennaro Amato e altre quattro persone per traffico di sostanze stupefacenti: la Cassazione ha respinto il loro ricorso

Il processo è quello partito da un’inchiesta che a gennaio 2018 smantellò un smercio di droga che arrivava fino al quartiere romano di San Lorenzo. La Guardia di Finanza di Roma eseguì un’ordinanza di custodia cautelare su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di 28 persone – 20 in carcere e 8 ai domiciliari – accusate di far parte di un’associazione a delinquere dedita al traffico di droga.

L’indagine, durata oltre un anno, era partita dall’operazione denominata ““Druso-Extra Fines” contro il clan Rinzivillo che portò all’arresto di 37 persone e al sequestro di beni per 11 milioni: i militati appurarono i contatti tra Salvatore Rinzivillo e Maurizio Pasquetto, 58enne romano.

Secondo la Guardia di Finanza, l’organizzazione guidata da Pasquetto e Vecchiotti, che gestiva i traffici a San Lorenzo, era in contatto con un altro gruppo che si occupava di smerciare la droga in tutto il Lazio, il cui vertice era rappresentato da Gennaro Amato, trapiantato a Cisterna da anni, coinvolto in più operazioni di magistratura e forze dell’ordine (a dicembre condannato nel processo Astice/Petrus) e considerato in contatto con alcuni soggetti legati alla camorra.

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La Cassazione, respingendo il ricorso presentato da Amato e altri quattro pontini, ha confermato le condanne. 9 anni per il succitato Gennaro Amato; 7 anni e 2 mesi per Alessandro Contì considerato suo stretto sodale da sempre e tramite il quale Amato gestiva lo spaccio (all’epoca degli arresti di gennaio 2018, Gennaro Amato si trovava in una comunità di recupero ai domiciliari); 2 anni per il fratello di Contì, Emanuele; 3 anni e mezzo per la compagna di Amato, Barbara Zappaterreni; 5 anni per Daniele Padovani.

Gli ermellini hanno evidenziato che la Corte d’Appello “ha correttamente posto in rilievo che, nel caso di specie, i dialoghi captati, per il tenore dei contenuti, per il linguaggio e i termini utilizzati – talora criptici ma ricorrenti – e per la frequenza dei contatti costituivano gravi e significativi indizi dell’esistenza di un consolidato traffico, in cui gli imputati erano, ciascuno per i singoli episodi addebitati, in diversa misura coinvolti“.
La ricostruzione analitica delle singole condotte criminose contestate a ciascuno degli imputati – continua la sentenza -, per fatti di cessione e acquisto di partite di cocaina, talora precedute da trattative e da “assaggi” per testare la qualità della droga, commessi in un arco temporale compreso tra il novembre 2015 e il 2016“.

Va altresì rimarcato che dalle medesime indagini di p.g. e dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, eseguite all’interno dell’abitazione di Pasquetto e della vettura in uso a Vecchiotti – conclude la Corte di Cassazione – era emersa dall’aprile 2016, con un ruolo apicale nelle operazioni di cessione di ingenti quantitativi di droga destinati allo spaccio, la figura di Gennaro Amato, pure ristretto agli arresti domiciliari, per analoghe fattispecie criminose, presso una Comunità di recupero“.

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