DROGA ALL’ICOT: IN 4 RINVIATI A GIUDIZIO

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Spaccio di droga all’interno dell’Icot di Latina: sono stati rinviati a giudizio quattro dei 16 coinvolti nell’indagine della Finanza

Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, ha rinviato a giudizio quattro dei 16 coinvolti nell’operazione della Guardia di Finanza di Latina che ha fatto emergere un giro di spaccio intorno all’ospedale Icot di Latina. L’accusa è quella di detenzione di droga ai fini di spaccio. Il Gup del Tribunale di Latina ha fissato la prima udienza a giugno 2024, tra un anno.

A gennaio scorso, i militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Latina, sotto la direzione del Procuratore Aggiunto Carlo Lasperanza e del Sostituto Giuseppe Miliano, diedero esecuzione ad un’ordinanza dispositiva di misura cautelare personale emessa dall’allora Giudice per Indagini Preliminari, Giorgia Castriota. La portata dell’indagine è stata rilevante trattandosi di un giro di droga che ha coinvolto il secondo istituto sanitario del capoluogo di provincia e che vede indagati dipendenti dello stesso istituto.

Il Gip Castriota, su richiesta della Procura della Repubblica, ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di un giovane di Latina, Angelo Rigliaco (38 anni), e la misura interdittiva dall’esercizio della professione medica per la durata di un anno per un professionista in servizio presso una struttura sanitaria della zona: il dottore ortopedico Luigi Emanuele (46 anni). La misura per il medico, in seguito, è stata revocata dal Tribunale del Riesame di Roma.

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Per entrambi l’accusa era di illegale detenzione di sostanze stupefacenti, cedute ed utilizzate all’interno dell’istituto ICOT Istituto Mario Pasquali di Latina quali cocaina, hashish, marijuana e a amnesia (uno degli indagati, sodale di Rigliaco, avrebbe utilizzato un attrezzo, denominato “roner”, che riscaldava la marijuana rendendone più potenti gli effetti).

Le attività investigative, condotte attraverso il ricorso allo strumento delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, – spiegava in una nota la Guardia di Finanza – hanno tratto origine dal capillare controllo del territorio operato dalle Fiamme Gialle pontine nello specifico settore nonché da mirate attività informative avviate anche a seguito di una segnalazione pervenuta dai vertici del citato nosocomio con la quale si denunciava l’attività di vendita e l’utilizzo di tali sostanze all’interno dell’Istituto ICOT di Latina“.

Gli approfondimenti investigativi, consistiti anche in attività dinamiche quali osservazioni e pedinamenti, hanno consentito di scoprire e ricostruire un’intensa attività di spaccio posta in essere da Rigliaco, ristretto in carcere, il quale avrebbe rifornito di predetta sostanze numerosi consumatori abituali tra cui anche soggetti ricoprenti incarichi e funzioni sanitari ed operanti all’interno della struttura sanitaria.

Le indagini svolte hanno consentito di acquisire gravi e circostanziati elementi che hanno permesso di ipotizzare come il medico, Luigi Emanuele, nei cui confronti è stata disposta la misura interdittiva, oltre ad aver verosimilmente fatto uso personale di sostanze stupefacenti, avrebbe provveduto ad acquistare dal suo fornitore (Gargiulo e tramite un altro indagato, Massimo Pasquadibisceglie) quantità superiori all’uso personale per poi cederlo ad altri professionisti ed operatori sanitari sempre in servizio operanti all’interno della citata struttura. Il dottore avrebbe ceduto droga per modiche quantità anche al suo vicino di casa – che in realtà sarebbe Pasquadibisceglie il quale si sarebbe adoperato per comprare la droga con i soldi del medico – che gli chiedeva la sostanza chiamandola per messaggio con un maldestro nome in codice: “Che ti avanza un cerotto? C’ho un dolore da 5 giorni che non ce la faccio più“.

Le misure del 26 gennaio 2023 seguono quelle già eseguite durante le indagini, nel cui ambito già erano stati tratti in arresto in flagranza di reato 4 soggetti, tra cui un dipendente della medesima struttura sanitaria. Due di loro, poi condannati, furono arrestati a gennaio 2021 (leggi link di seguito).

Il dipendente dell’Icot, arrestato a gennaio 2021 insieme al coetaneo Marco Barsi, è il portantino Renato Gargiulo (45 anni), attorno al quale i Finanzieri si sono concentrati risalendo a colui che lo avrebbe a sua volta rifornito: per l’appunto l’arrestato dell’operazione eseguita ieri, Angelo Rigliaco. In realtà, per arrivare fino a Gargiulo e Barsi, insospettabili fino al momento delle rilevanze investigative, i Finanzieri sono partiti monitorando una vecchia conoscenza dei pusher pontini, non indagato, che, nel 2012, fu arrestato e destinatario di un sequestro da 832mila euro. Era a capo dei un gruppo di spacciatori che facevano affari a Latina.

Ad ogni modo, Gargiulo (anche insieme ad un infermiere dell’Icot che risulta indagato), secondo la ricostruzione investigativa dei Finanzieri, avrebbe venduto sostanza stupefacente a ben quattro dipendenti dell’Icot, più a un dipendente di una associazione di volontariato con mansioni di trasporto per persone bisognose di assistenza socio-sanitaria e un’altra operatrice della Croce Bianca. Ad acquistare la droga anche un altro medico chirurgo dell’Icot. In tutto, ad essere coinvolti, vi sarebbero 9 soggetti dipendenti del nosocomio, compresi due dottori (tra cui Emanuele).

Nel corso delle indagini iniziate del 2020, è stato, inoltre, arrestato e condannato anche un quarto uomo considerato uno dei pusher del giro di spaccio: Paolo Miccio, trovato in casa con oltre 200 grammi di hashish, mezzo chilo di marijuana e contanti per migliaia di euro.

Rigliaco, secondo gli inquirenti, aveva rapporti con gli altri pusher – soprattuto Marco Barsi – e gestiva una piazza di spaccio anche tramite le virtuali piattaforme di messaggistica più comuni e utilizzate: da Telegram a Whatsapp, con le quali comunicava con i suoi clienti. Il 38enne avrebbe spacciato sia dalla sua casa nella zona pub, sia in un’altra via centrale della città, vicino al Tribunale di Latina, dove aveva persino un deposito in cui stoccava la droga da vendere. Si sentiva un “top player” dello spaccio Rigliaco. In una intercettazione captata dagli investigatori della Finanza, il 38enne dice a Barsi, dopo aver ricevuto una quantità rilevante di messaggi e chiamate: “Basta oh. Me stanno a leva’ la pelle…specialmente quando sei il numero uno in quello che fai“. Alle sue “dipendenze”, un altro giovane persino stipendiato con 250 euro a settimana, e un ulteriore soggetto al quale indirizzava alcuni clienti: entrambi sono indagati.

Affari che, comunque, erano tenuti in vita in ospedale soprattutto con il già condannato (in primo grado) Gargiulo il quale gestiva le vendite anche con clienti che venivano di proposito nel piazzale dell’Icot per concludere l’acquisto della sostanza stupefacente. Insospettabili in un posto insospettabile.

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Oltre ai soggetti destinatari delle misure cautelari, Rigliaco e Emanuele, risultano quindi indagati ulteriori 16 soggetti: tra di loro 10 del gruppo di spaccio che vedeva al centro Rigliaco, Gargiulo, Barsi, Di Spigna e Miccio, un infermiere dell’Icot, una dipendente di società che esercitano l’attività di ambulanza e servizi sanitari tra cui la Croce Bianca, un altro dipendente dell’Icot e un volontario della onlus Geira che si occupava di trasportare disabili.

In particolare – continuava la nota della Guardia di Finanza – l’attenzione degli investigatori è rivolta alla identificazione di eventuali ulteriori operatori sanitari ed anche collaboratori assuntori di sostanze stupefacente e, in caso positivo, interromperne l’attività in considerazione del grave danno che potrebbe derivare dalla prestazione di attività e assistenza sanitaria in condizioni psico-fisiche alterate“. Tra gli indagati anche persone che non hanno nulla a che vedere con l’ambito sanitario, tra cui un bancario e alcuni commercianti.

Innumerevoli le intercettazioni tra pusher e consumatori tanto che il Gip arrivava a scrivere nell’ordinanza che “i messaggi confermano il diffuso uso di sostanze stupefacenti tra il personale dell’Icot“.

Il totale degli stupefacenti sequestrati nel corso del servizio della Guardia di Finanza, in circa tre anni di indagini, è stato di 870 grammi di hashish, 600 di marijuana e 80 di cocaina.

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