DISFIDA DEI TERRENI: VINCE SAN FELICE, SOCCOMBE SABAUDIA

San Felice Circeo lungomare
San Felice Circeo lungomare

Terreni contesi tra Sabaudia e San Felice Circeo: dopo la sentenza della Cassazione che aveva rimesso tutto in discussione, ora la Corte d’Appello di Roma ha dato ragione al Comune di San Felice

Un contenzioso che dura, tra San Felice Circeo e Sabaudia, da 18 anni, esattamente dal 2003. Al centro della contesa i terreni di Molella, Mezzomonte, Palazzo e Bagnara più altri minori che nel 2018 ebbe una svolta inaspettata.

Ad ottobre 2018, fu la Corte di Cassazione a riaprire con un’ordinanza la partita tra i Comuni di San Felice Circeo e Sabaudia, tracciando una strada che favoriva di più il primo comune diversamente da quanto era accaduto in primo ed in secondo grado. Gli ermellini annullarono la sentenza della Corte di Appello datata 2014 chiamata ad emettere una nuova sentenza.

UNA STORIA INTRICATA – A novembre 2003 il Comune di San Felice Circeo citò il Comune di Sabaudia presso il Tribunale di Latina. Per l’Ente sanfeliciano l’assegnazione di alcuni terreni appartenuti a San Felice e assegnati a Sabaudia con il regio decreto 1071 del 1933, anno della fondazione della nuova città, non poteva risultare come un’attribuzione di proprietà ma un mero un assoggettamento amministrativo.

Ecco perché il Comune di San Felice chiedeva la Tribunale di Latina che i terreni contesi fossero in realtà dichiarati come compresi nel patrimonio disponibile dell’Ente. Cinque anni dopo, il Tribunale pontino rigettò quella richiesta, decisione confermata nel 2014 dalla Corte d’Appello di Roma a cui il Comune sanfeliciano era ricorso. Fu l’allora Sindaco Petrucci a non demordere e ricorrere in Cassazione la quale, nel 2018, accolse la tesi del Comune di San Felice: l’assegnazione col regio decreto del Ventennio non comportava l’attribuzione della proprietà dei terreni.

La Corte di Cassazione rinviò tutto a una nuova pronuncia della Corte d’Appello ponendo le basi per una decisione favorevole al Comune di San Felice.

LA DECISIONE ANNUNCIATA – Attesa dall’anno scorso, la Corte di Appello si è pronunciata a giugno 2021 e, condannando il Comune di Sabaudia alle spese per i quattro gradi giudizio finora affrontati per circa 21mila euro, ha dato ragione al Comune di San Felice che è di fatto e di diritto proprietario dei terreni. Nessun danno per l’ente guidato dal sindaco Schiboni ma doccia gelata per quello guidato dal sindaco Gervasi la quale, ora, di concerto con la sua Giunta, potrà decidere di rivolgersi in Cassazione per l’ennesimo grado di giudizio. Sarebbe il quinto step di una storia infinita quanto la bellezza delle due città.

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