“DIFFICILE FARE INDAGINI A LATINA”, IL VICE QUESTORE BERTOLAMI INTERROGA SALVINI

Il vice questore Bertolami e il Ministro dell'Interno Matteo Salvini
Il vice questore Bertolami e il Ministro dell'Interno Matteo Salvini

Il vice questore aggiunto Filippo Bertolami è certamente uno dei poliziotti italiani più agguerriti, combattivi e spregiudicati in circolazione. Negli anni è stato protagonista di denunce e rivelazioni scottanti nel mondo della polizia e delle istituzioni, con particolare interesse ai rapporti tra le stanze del potere e la criminalità organizzata. Una scelta di ideali la sua che spesso gli è costata non pochi problemi e provvedimenti a ostacolare il percorso della sua carriera professionale. Bertolami è da tempo in Servizio tecnico-logistico e patrimoniale per le regioni Lazio, Abruzzo, Sardegna di Roma.

Nelle ultime ore è tornato a rilanciare nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini, una delle sue principali battaglie, ovvero quella relativa alle molteplici difficoltà che gli investigatori in Provincia di Latina troverebbero nella lotta alla criminalità organizzata. Una questione già oggetto anche di una interrogazione parlamentare.

“Ho conosciuto il Ministro dell’interno Matteo Salvini nel 2015 – scrive in un post Bertolami – in occasione di una delle sue prime visite in Sicilia quando era ancora all’opposizione, ci siamo confrontati su come combattere dall’interno ‘mafia-Viminale’, con particolare riferimento al ‘verminaio’ della Capitale. Oggi, che governa, gli chiedo come intende rispondere alle interrogazioni parlamentari presentate negli ultimi anni dalla Lega e dal M5S ai precedenti Ministri dell’interno, ad oggi ancora senza risposta e relative a casi di mobbing ai danni di investigatori specializzati nel contrasto alla criminalità organizzata operanti nei difficili contesti di Ostia e Latina”.

L’interrogazione citata da Bertolami, depositata ben 5 anni fa e modificata nel 2015, è ancora senza risposta. Eppure molti di coloro che firmarono quel testo – che al seguente link riportiamo integralmente – oggi ricoprono ruoli di rilievo all’interno del Governo. Leggiamo infatti i nomi del ministro Barbara Lezzi, del sottosegretario Vito Crimi, della vicepresidente del Senato Paola Taverna, oltre ad altri 31 nomi, compreso quello del primo firmatario Giuseppe Vacciano.

E in effetti il testo fa riferimento alle molestie e alle angherie che un valente investigatore della Questura di Latina avrebbe ricevuto sul posto di lavoro – insieme a minacce di morte – riguardo alle indagini su “un clan pontino affiliato ai potenti cugini Casamonica di Roma”. Il riferimento non può che essere per i Di Silvio e/o i Ciarelli. Indagini che, sebbene avessero portato a notevoli risultati, furono in qualche modo ostacolate.

Non è forse un caso che proprio nello stesso anno, il 2014, fu il procuratore della Dda di Roma Michele Prestipino a denunciare l’enorme difficoltà di condurre indagini in Provincia di Latina perché gli indagati o gli intercettati venivano avvisati.

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