DIFFAMATI PER AVER DENUNCIATO: MARZULLO E NARDONI PARTI CIVILI CONTRO UNO DEGLI INDAGATI DI “FREE BEACH”

Angelo Nardoni e Vittorio Marzullo
Angelo Nardoni e Vittorio Marzullo

Insultati e dileggiati per aver denunciato molte delle questioni legate all’ex Giunta Tintari: è iniziato il processo per il “leone da tastiera”

Si è svolta, dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, la prima udienza a carico del 66enne di Terracina, Mario Rossi, accusato di diffamazione ai danni dei rappresentanti dell’associazione antimafia “Antonino Caponnetto”: i terracinesi, Vittorio Marzullo e Angelo Nardoni. Entrambi ritenuti parti offese, Nardoni e Marzullo si sono costituiti parti civili, difesi dall’avvocato Fabio Serrecchia che, nel corso dell’udienza, ha interrogato uno dei due cittadini, Vittorio Marzullo. Quest’ultimo ha spiegato di far parte dell’associazione civica e di aver menzionato Rossi, provocando la sua reazione, in quanto indagato nell’inchiesta “Free Beach”, l’inchiesta che nell’estate del 2022 portò all’arresto del sindaco di Terracina, Roberta Tintari, e alla caduta della sua amministrazione.

Tutto inizia con una video-intervista (vedila al link in evidenza di seguito) pubblicata da “Latina Tu” ad agosto 2022, dopo il terremoto giudiziario che ha decapitato l’amministrazione Tintari a Terracina. A parlare, Vittorio Marzullo Angelo Nardoni, che, con le loro denunce, hanno contribuito alla inchiesta di Guardia Costiera e Carabinieri di Terracina denominata “Free Beach”.

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Parole nette, forti, senza sconti, rilasciate da entrambi che, però, a qualcuno proprio non vanno giù, tanto da reagire con un video su Facebook con cui riempie di improperi e frasi offensive i due esponenti della società civile di Terracina.

A insultare è Mario Rossi, personaggio del luogo, dipendente della ditta Italimpianti srls, che, peraltro, è uno dei 32 destinatari dell’avviso di conclusione indagini della Procura di Latina: è indagato per inadempimento di contratti di pubbliche forniture in concorso con altri tre membri della stessa ditta: due amministratori e un collega. I lavori finiti sotto la lente della Procura di Latina sono quelli relativi alla messa in sicurezza e ripristino dello stato dei luoghi per una scuola materna ubicata nella località terracinese di “La Fiora”.

Ad ogni modo, il 5 agosto 2022, dopo aver visto l’intervista resa da Nardoni e Marzullo, il 64enne sbotta e pubblica a sua volta, su Facebook, un video che non lascia molto all’immaginazione: “Ciccioni, miserabili, pisello piccolo, vanno soppressi“. Queste alcune delle frasi rivolte a Nardoni e Marzullo, responsabili, a detta di Rossi, di infangare la città di Terracina con denunce contro la pubblica amministrazione.

Secondo Rossi, che esprimeva il suo “pensiero” in un video di qualche minuto, chi denunciava “non tromba” perché “queste cose discostano dall’atto sessuale”; non entrando nel merito di ciò che era stato detto nell’intervista, il 66enne, che si beccò anche qualche “like”, continuava imperterrito: “Almeno datevi una lavata perché si sente la puzza“.

E ancora: “Questi qua andrebbero soppressi perché poi tramandano i geni ad altre generazioni…Ma Cristo Santo un magistrato che ha studiato, è vero che devono far carriera, come fanno a credere a questi soggetti. Questi soggetti hanno distrutto un paese, le periferie, e adesso si mettono su una sedia, obesi, a parlare di Terracina. Ma davvero voi credete a ‘sta gente?”.

“Questi sanno solo denunciare perché c’hanno tanto pisello così (fa il gesto di qualcosa di piccolo)…e non avendo il pisello muori, soffochi, di complessi di inferiorità. Tu vuoi mettere a far godere una donna, gli fai girare gli occhi, come ti guarda è smielata (?!?). Non sanno cosa si prova a farla svenire”.

“Dunque – chiosava Rossi nel video – parlando di due obesi e soprattutto di due deficienti, stiamo parlando di due persone malate. E dietro c’è una regia più malata di loro, perché c’è un fijo de ‘na mignotta che muove le pedine”. Infine, l’ultima perla: “Non sto difendendo Nicola Procaccini, sto difendendo voi terracinesi”.

Fu l’allora Procuratore aggiunto di Latina, Carlo Lasperanza, a chiudere l’indagine per diffamazione, disponendo la citazione in giudizio di Mario Rossi. Il processo per diffamazione riprenderà il prossimo 7 luglio.

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