DECISERO AL RISTORANTE DI FORMIA LA MAZZETTA PER I RIFIUTI: DEFINITIVA LA CONDANNA PER L’EX SINDACO

Arriva la sentenza irrevocabile per l’ex sindaco di Mondragone: cenò in un ristorante a Formia per concludere il patto corruttivo

Una vicenda annosa che si è conclusa con la sentenza della Cassazione che ha reso definitiva la condanna per Ugo Conte, ex sindaco di Mondragone.

Con sentenza del 21 ottobre 2022, la Corte di Appello di Napoli aveva confermato la decisione con la quale il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ad esito del giudizio ordinario, aveva ritenuto Ugo Conte colpevole di estorsione pluriaggravata continuata in concorso. Al contempo, in parziale riforma della decisione di primo grado, la Corte d’Appella aveva dichiarato estinti per prescrizione i delitti di corruzione.

In tutto, per l’ex primo cittadino di Mondragone, una condanna a 4 anni e 5 mesi di reclusione, compresa una multa da circa 900 euro. I giudici di secondo grado esclusero l’aggravante mafiosa poiché l’inchiesta iniziata anni prima, alla fine degli anni zero del duemila, scaturiva anche dalle accuse rivolte da Michele Orsi, ucciso dal clan dei Casalesi nel 2008.

Secondo la difesa dell’imputato, che ha presentato ricorso in Cassazione, la Corte di appello avrebbe utilizzato in modo inappropriato il principio della scindibilità delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia per superare le macroscopiche discrasie emerse dal loro racconto, avuto particolare riguardo alle chiamate in correità, sfornite di riscontri, provenienti da Diana, Sperlongano e Rozzano, circa la partecipazione del ricorrente, all’epoca sindaco di Mondragone, all’incontro svoltosi in un ristorante a Formia, durante il quale – secondo la tesi accusatoria – si convenne che i due fratelli Orsi, amministratori di fatto della Eco 4 s.p.a., società che gestiva il servizio di raccolta dei rifiuti nel suddetto Comune, avrebbero versato la somma di 15.000 euro mensili al clan La Torre.

“Fu in quell’occasione che ebbi la prima richiesta estorsiva. Fui meravigliato – spiegò Orsi agli inquirenti – che in quell’incontro di lavoro trovai oltre a Giacomo Diana, Giuseppe Valente e il sindaco Conte anche Giuseppe Fragnoli che era un referente dei La Torre”.

La Cassazione, respingendo il ricorso proposto da Conte, ha ritenuto provata la presenza e l’intervento dell’allora sindaco di Mondragone all’incontro svoltosi al ristorante di Formia, nel 2000, durante il quale si decise che i titolari della società che avrebbe gestito l’appalto della raccolta dei rifiuti nel territorio mondragonese avrebbero versato una tangente di 30 milioni di lire mensili (poi quantificata in 15.000 euro) al clan La Torre.

“Proprio le dichiarazioni di Orsi – nella ricostruzione dei giudici di merito – costituiscono una rilevante fonte di prova a carico dell’imputato. Il teste – si legge nella sentenza di Cassazione – ha confermato la presenza di Conte in occasione dell’incontro svoltosi a Formia e il suo colloquio con Giuseppe Valente e Raffaele Sarnataro, dopo il quale fu concluso il suddetto accordo in forza del quale il sindaco avrebbe ottenuto l’appoggio del clan alla sua giunta”.

“Orsi ha riferito che Conte non sedeva al tavolo con loro e solo in questo senso va letta l’affermazione della sentenza impugnata là dove ha ritenuto l’imputato a conoscenza del patto stretto con il clan La Torre e dimostrato il suo intervento a garanzia del pagamento, “pur volendo ritenere che lo stesso non avesse partecipato al pranzo presso il ristorante di Formia”.

“Dell’incontro svoltosi a suggello dell’accordo – conclude la sentenza – hanno riferito tre collaboratori di giustizia, essendone a conoscenza diretta (Diana) o de relato (Sperlongano e Rozzera, da due diverse fonti), cosicché la Corte di appello ha ritenuto reciprocamente riscontrate le chiamate in correità, connotate da autonomia genetica, in assenza di collusioni o reciproche influenze tra i dichiaranti”.

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