DASPO URBANO AI SENZATETTO, FDI: “DISTORTO IL SIGNIFICATO DELLA MISURA”

Simona Mulè
Simona Mulè

“Se il provvedimento lascia spazio ad interpretazioni, sarà nostra premura intervenire, ma respingiamo ogni tentativo di strumentalizzazione”

“In merito alla revisione del Regolamento di Polizia Urbana, con particolare riferimento alla misura del Daspo Urbano, è necessario fare chiarezza sia sulla ratio della misura, sia sulla sua natura giuridica, affinché si evitino letture fuorvianti che confondono strumenti di prevenzione con provvedimenti di repressione. La mancata conoscenza sulla materia induce infatti la collega dei 5 stelle a strumentalizzare la questione, distorcendone la natura e le finalità.

Il Daspo Urbano nasce come strumento volto a preservare il decoro e la sicurezza nelle aree pubbliche, garantendo la vivibilità degli spazi cittadini e la tutela dei cittadini stessi. La sua introduzione in Italia è avvenuta con il Decreto Minniti-Orlando (D.L. 14/2017) – ricordo Governo di sinistra – che trae origine dalla Convenzione di Strasburgo del 1985 sulla violenza negli stadi. L’obiettivo non è mai stato quello di criminalizzare chi si trova in situazioni di disagio, bensì di prevenire fenomeni di degrado e disordine pubblico, impedendo comportamenti che possano compromettere la sicurezza collettiva. La consigliera Ciolfi, nel suo intervento, confonde piani distinti, parlando del Daspo come una forma di repressione indiscriminata nei confronti dei senzatetto.

Inoltre, non vi è alcuna nuova introduzione normativa nel regolamento comunale, che già prevedeva tale misura – amministrativa – su indicazione del Commissario prefettizio. L’unica modifica riguarda la definizione delle “zone calde”, emerse dalle istanze di tutte le forze politiche come luoghi soggetti a fenomeni di degrado e disagio sociale, e dal Tavolo sicurezza ed ordine pubblico.

A differenza di quanto insinuato dall’opposizione, non mi risulta che il Daspo sia mai stato applicato nei confronti dei senza fissa dimora, né potrebbe esserlo in assenza di situazioni di effettivo pericolo o turbativa dell’ordine pubblico. La discriminazione, quindi, sta negli occhi di chi la vuole vedere: non si tratta di un provvedimento rivolto a categorie di persone, ma di una sanzione applicata a determinati comportamenti che ledono il decoro e la sicurezza urbana, a chi quindi, si rende responsabile del disordine pubblico.

Per quanto riguarda il tema del disagio giovanile e del bullismo, il Daspo urbano assume una funzione correttiva per prevenire comportamenti pericolosi che potrebbero degenerare in atti illeciti, specialmente in alcune aree critiche, come abbiamo assistito per gli episodi di zona pub. È paradossale che la consigliera Ciolfi contesti l’utilizzo del Daspo come strumento preventivo, quando lo stesso principio è alla base di qualsiasi politica di sicurezza volta a intervenire prima che il problema si aggravi.

Non riconoscere l’utilità di un provvedimento del genere significa disconoscere il lavoro delle forze dell’ordine, che ogni giorno operano con impegno per garantire la sicurezza e il rispetto delle regole. È facile fare propaganda e alimentare polemiche sterili, ma chi ricopre ruoli istituzionali dovrebbe informarsi prima di prendere posizioni ideologiche. Prima di strumentalizzare un provvedimento, sarebbe opportuno studiarlo e comprenderne l’effettiva portata, evitando di diffondere allarmismi infondati.

Se il testo del provvedimento dovesse risultare poco chiaro in alcuni punti, sarà nostra premura intervenire per evitare ogni qualsivoglia interpretazione ambigua, garantendo che venga applicato con equilibrio e nel rispetto della legalità. Tuttavia, respingiamo con fermezza ogni tentativo di strumentalizzazione, ribadendo che l’obiettivo di questa misura è e resta la tutela della sicurezza urbana e del decoro cittadino. La serietà impone di affrontare il tema con cognizione di causa e non con proclami propagandistici privi di fondamento giuridico e amministrativo”.

Così, in una nota, la consigliera comunale di Fratelli d’Italia, Simona Mulè.

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