DAGLI USA VIA LOMBARDIA IL CONTROLLO DI VICINATO ARRIVA A SERMONETA E SEZZE

A Caronno Pertusella in provincia di Varese il controllo di vicinato va avanti dal 2007 (fonte Rai)

Il 9 ottobre scorso il Comune di Sermoneta del sindaco Giuseppina Giovannoli ha siglato con il prefetto di Latina Maria Rosaria Trio un protocollo d’intesa sul controllo di vicinato. Non appena la notizia è comparsa sui media subito il consigliere setino d’opposizione Serafino Di Palma ha telefonato al sindaco Sergio Di Raimo (PD) proponendo un analogo schema anche per Sezze. Il consigliere di maggioranza Mauro Calvano a sua volta ha dichiarato venerdì scorso durante la riunione dei capigruppo che stava studiando una proposta di progetto sin dallo scorso luglio.

PRIMA COLETTA PER LATINA SCALO POI TERRA PER FOSSIGNANO

Fatto sta che in seno alla capigruppo tutti si sono dimostrati favorevoli rispetto al primo punto presentato all’ordine del giorno da parte del primo cittadino. Non appena il prefetto Trio darà la propria disponibilità anche Sezze avrà il suo protocollo d’intesa sul controllo di vicinato. Sarà il quarto comune della Provincia ad averlo dal momento che il primo è stato quello di Latina lo scorso 20 novembre per un progetto pilota sullo Scalo e a seguire quello di Aprilia lo scorso maggio avviando in tal modo l’esperimento sul quartiere di Fossignano.

Frazione di Fossignano ad Aprilia (fonte Comitato di Fossignano)

LE INFORMAZIONI CORRONO ATTRAVERSO LE CHAT WHATSAPP

Il controllo di vicinato non ha nulla a che fare con la costituzione di ronde di quartiere. Questa è la prima premessa che si sente spesso fare da sindaci, prefetti e cittadini che vi prendono parte. Di cosa si tratta allora? I residenti in un’area delimitata, o gli appartenenti ad una comunità ben definita, aderiscono ad un progetto basato sullo scambio di informazioni e testimonianze riguardanti comportamenti penalmente rilevanti o sospetti. WhatsApp, Facebook, mailing list o sms sono tutti strumenti utili in tal senso.

IL COORDINATORE DI ZONA

Le notizie rilevanti vengono quindi fatte confluire verso un referente/coordinatore di zona. Il coordinatore a sua volta trasmette quanto raccolto alle forze dell’ordine competenti sul territorio. Nello specifico quest’ultimo deve essere individuato, o comunque riconosciuto come tale, dal Comune d’appartenenza. Il nome del coordinatore deve essere inserito in un elenco che deve essere poi consegnato all’Arma dei Carabinieri. Il coordinatore a sua volta trasmette quanto raccolto alle forze dell’ordine competenti sul territorio.

IL COMUNE DEVE INDIVIDUARE LE ZONE A RISCHIO

Rapportandosi con la polizia locale compito del Comune di fronte alla Prefettura è l’individuazione delle aree considerate più vulnerabili relativamente a fenomeni di criminalità o degrado. Il Comune coinvolgendo nel progetto la Polizia Municipale dovrà inoltre sensibilizzare i residenti delle zone “a rischio” ad aderire all’iniziativa. I cittadini, dando vita a gruppi di controllo, dal canto loro non devono mai sostituirsi alle forze dell’ordine e potranno unicamente svolgere attività di mera osservazione riguardo fatti o circostanze che accadono nel proprio quartiere.

Maria Rosaria Trio, Prefetto di Latina dal novembre 2017

PREVENZIONE DEL CRIMINE ATTRAVERSO LA PARTECIPAZIONE E L’INTEGRAZIONE

Si tratta di un modello di sicurezza integrata basato in Italia sul partenariato tra Prefettura, Questura, Comune, Polizia municipale e società civile avente come scopo la prevenzione di episodi criminali. Esattamente quanto non avvenne all’alba di 55 anni fa quando una barista di New York fu violentata e uccisa davanti agli occhi indifferenti dei suoi condomini.

IL CASO DI KETTY GENOVESE 

Prime ore del giorno del 13 marzo 1964. Catherine Susan (detta “Ketty”) Genovese 28enne residente nel quartiere di Kew Gardens nel borough del Queens gestisce un pub nei dintorni e sta rincasando dopo una nottata di lavoro. A pochi metri dal portone della propria abitazione colta di sorpresa da un malintenzionato viene prima accoltellata, successivamente stuprata e rapinata. Morirà durante il trasporto verso l’ospedale. Passano sei giorni e durante il furto in un’altra zona della metropoli viene arrestato il 29enne Winston Moseley. Moseley nei giorni di custodia cautelare confessa anche l’omicidio di Ketty Genovese.

Ketty Genovese e il distretto di Kew Gardens come appare ora

L’INDIFFERENZA DELLA VITA DI CITTÀ

A due settimane dall’assassinio il New York Times esce con un articolo in cui si denuncia il fatto che ben 38 vicini della giovane vittima avevano assistito dalle finestre del proprio appartamento all’aggressione, o avevano comunque ascoltato la Genovese urlare, piangere e chiedere aiuto, ma nessuno era intervenuto, prestato soccorso o chiamato la polizia. Da chi aveva preferito continuare a dormire a chi aveva dato per scontato che qualcun altro al suo posto avrebbe comunque segnalato la violenza (effetto spettatore e diffusione di responsabilità) fino a chi preferiva non avere noie con le autorità tra lungaggini burocratiche e testimonianze a processo.

 “SINDROME GENOVESE”

L’articolo diventa oggetto di dibattito in tutto il Paese tanto da essere l’argomento principale di talk show radiofonico-televisivi. Si inizia a parlare dell’apatia e dell’indifferenza della vita nelle grandi metropoli sempre più insicure. Nei saggi di psicologia sociale e sociologia si descrive per le prime volte il fenomeno oggi noto come “effetto spettatore”, “complesso del cattivo samaritano” o “sindrome Genovese”: maggiore è il numero di spettatori di fronte ad un crimine e più ciascuno si sentirà deresponsabilizzato e confiderà sul fatto che il proprio vicino si assumerà ogni responsabilità di denuncia.

LA SORVEGLIANZA DI VICINATO

A questa tendenza alcuni cittadini, supportati dalle istituzioni locali, decidono di rispondere creando dei Neighborhood watch, dei gruppi di sorveglianza di vicinato. Proprio quel vicinato che in occasione della morte della Genovese era stato così passivo. Famiglie, vicini e condomini decidono di auto-organizzarsi dando vita ad uno schema di comportamento nuovo basato sul dialogo diretto con le autorità di polizia e non sull’individualismo o l’omertà. Nasce nel 1968 anche il numero unico 911 al fine di creare una linea diretta tra forze dell’ordine ed eventuali testimoni.

La segnaletica che informa della presenza nel quartiere di una rete di vicinato

ADESIVI E CARTELLONISTICA

In una seconda fase i partecipanti agli svariati progetti di Neighborhood watch iniziano a dotarsi di adesivi, poster e cartelloni che applicano o installano sui portoni dei condomini, sulle porte e vetrine dei negozi o lungo la strada. Tutto questo anche al fine di scoraggiare eventuali delinquenti dal commettere reati in un vicinato in cui residenti si sono dotati di una organizzazione a rete in contatto con le autorità. 

DAGLI USA AL REGNO UNITO

Nel Regno Unito il modello viene per la prima volta importato nel 1982 nel piccolo villaggio di Mollington, contea di Cheshire nel North West. Dopo 30 anni l’organizzazione si dissolve perché a Mollington non si compiono più violazioni da decenni! Oggi più di 3,8 milioni di abitazioni sono coperte dal sistema di controllo Neighbour Watch. Il fenomeno della sorveglianza di vicinato giunge tristemente alla ribalta delle cronache quando nel febbraio 2012 a Sanford in Florida le video camere riprendono l’adolescente Trayvon Martin ucciso a colpi di pistola da parte di George Zimmerman, un coordinatore incaricato della sorveglianza del quartiere.

Mollington nel Cheshire

LIMITI E DISCIPLINA AI GRUPPI DI VICINATO

Zimmerman rivendica l’autodifesa e viene processato per omicidio di secondo grado e omicidio colposo prima di essere assolto da ogni accusa. L’episodio induce la deputata texana Sheila Jackson Lee a redigere un disegno di legge che richiederebbe la certificazione dei gruppi di sorveglianza del quartiere e la limitazione delle loro funzioni. Attualmente, con le autorità di polizia locali che stabiliscono le linee guida per i rispettivi progetti di controllo di vicinato, i gruppi negli Stati Uniti variano notevolmente per portata, funzione e livello di attività da parte dei membri.

GIANFRANCESCO CACCIA IL PIONIERE

In Italia a seguito di un tentativo di furto nel proprio appartamento nel 2007 è Gianfrancesco Caccia, da poco tornato da un’esperienza lavorativa in Inghilterra, a dare vita al primo esperimento, tuttora in corso, di gruppo di controllo di vicinato a Caronno Pertusella nel varesotto. Di lì a poco Caccia diviene presidente nazionale dell’associazione dei progetti di controllo di vicinato e invitato a innumerevoli incontri per insegnare “le buone pratiche”.

Gianfrancesco Caccia presidente dell’Associazione dei progetti di controllo di vicinato (fonte merateonline.t)

LA RETE DEI COMUNI LOMBARDI

Il modello ha così tanto successo che non appena la normativa statale lo consente, attraverso l’art.5 del Decreto Legge 20 febbraio 2017 convertito in Legge il 18 aprile dello stesso anno con la n.48, nel luglio 2018 la Prefettura di Milano stipula un solo protocollo d’intesa con ben 40 comuni di medio-piccola grandezza dell’hinterland meneghino (tra questi Sesto San Giovanni, Legnano, Magenta, Cinisello Balsamo, Cologno Monzese, Arese, Cernusco sul Naviglio, Rozzano, Villa Cortese ecc.).

LA BANDA DELL’AUDI SCURA

Analoga intesa un anno dopo la sigla la Prefettura di Varese con 58 comuni, tra i quali il piccolo centro di 4mila abitanti di Azzate. Proprio ad Azzate dieci giorni fa il gruppo di vicinato locale ha consentito l’identificazione e l’arresto di 4 straniere che a bordo di un’audi R6 familiare terrorizzavano la zona a colpi di truffe e furti nelle ville. Nel frattempo il modello si diffonde in Toscana, Emilia e Veneto.

BOCCIA CONTRO ZAIA

Proprio una Legge della Regione Veneto dello scorso 8 agosto sul controllo di vicinato è stata recentemente contestata dal ministro per gli affari regionali e autonomie Francesco Boccia in quanto l’atto invaderebbe le competenze del Ministero dell’Interno in materia di sicurezza: si finirà davanti alla Corte Costituzionale per conflitto d’attribuzioni.  

Il ministro dei rapporti con le Regioni e le autonomie Francesco Boccia (fonte www.camera.it)

DA “NUOVA FLORIDA” AI LEPINI

Nella nostra Regione per prime sono state Pomezia, Roma ed Ardea a dotarsi di un tale strumento in riferimento rispettivamente zone di Campo Jemini, del quadrante Sud della Capitale e del quartiere Nuova Florida. In Provincia di Roma l’esempio è stato in un secondo periodo mutuato da Riano e infine da Cerveteri. Quest’ottobre è il turno dei due comuni dei Monti Lepini a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Ma siamo sicuri che in quest’ultimo caso si tratti solo di un problema di mancanza di sicurezza percepita? I recenti fatti di cronaca sembrerebbero dimostrare il contrario. Questa sera alle 18.30 a Sezze Consiglio comunale straordinario sulle baby gang su istanza della Consulta delle donne… E speriamo che venga affrontato il problema dell’ordine pubblico e del degrado sociale nel centro setino a 360 gradi e non solo in relazione alle bande giovanili! 

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