DA CORI E PRIVERNO CRITICHE DEI COMITATI SULLA NUOVA ORDINANZA ASL SUI PAT (EX PPI)

PPI di Cori
PPI di Cori

I Comitati civici di Cori e Priverno sulla nuova ordinanza dell’Asl che conferma la chiusura notturna dei Pat (ex Ppi) fino al 6 aprile in ragione dell’emergenza Coronavirus-Covid-19 

La nuova ordinanza firmata dal Direttore generale della ASL Giorgio Casati, che prolunga fino al 6 aprile 2020 la chiusura notturna dei PAT (Presidio Ambulatoriale Territoriale) di Cisterna, Cori, Sezze, Priverno, Sabaudia, Gaeta e Minturno, spinge i Comitati civici di Cori e Priverno ad evidenziare, nuovamente, le criticità di un provvedimento che – per ottemperare all’emergenza Coronavirus in provincia di Latina – lascia sguarniti per un lungo periodo diversi presidi sanitari pontini, con potenziali rischi per le comunità interessate.

Se da una parte, infatti, l’obiettivo è quello di aumentare l’efficacia e l’efficienza del Pronto Soccorso di Latina, tramite la convergenza su questi del personale sanitario proveniente dai PAT, dall’altra le potenziali e “tradizionali” emergenze ed urgenze che potrebbero verificarsi fino al 6 aprile rischiano di aprire un nuovo fronte emergenziale che sia le comunità locali che il servizio sanitario non possono permettersi. C’è poi un serio problema di comunicazione da parte di chi emette tali ordinanze, in quanto in casi non rari i destinatari vengono a conoscenza del contenuto tardivamente, casomai dopo essersi presentati al PAT nelle ore notturne e con il risultato di non poter usufruire del servizio. È quanto accaduto a Cori, dove due carabinieri, per curare una ferita da taglio si sono recati al presidio territoriale trovandolo chiuso e con il vigilante che invitava loro a recarsi a Latina. Il Covid-19 sta modificando drasticamente le abitudini del nostro tessuto sociale, costringendoci a comportamenti restrittivi a cui pochi di noi erano abituati. Inoltre, sta mettendo a nudo le problematiche del servizio sanitario in provincia di Latina, pesantemente colpita dal Covid-19: spostamenti di personale medico da un presidio all’altro, svuotamento di strutture territoriali per colmare i vuoti presenti nel capoluogo pontino; comunità territoriali chiamate a sopportare l’apertura limitata del proprio presidio, riducendo forse i rischi da contagio di Coronavirus ma inducendole a sperare di non avere altri problemi di salute in questo lasso di tempo. Come già accennato nel precedente comunicato, i Comitati ritengono doveroso rivedere questo tipo di provvedimenti. Nessuno mette in dubbio la necessità di combattere il Coronavirus, ma è doveroso non abbassare la guardia su tutto il resto, lasciando difese sguarnite. Assumere personale da graduatorie già pronte, ad esempio, sarebbe un grandissimo passo in avanti. Così come non sarebbe affatto male cominciare a pensare già da ora ad un potenziamento delle strutture sanitarie locali e anche alla riapertura di ospedali che oggi avrebbero giocato un ruolo fondamentale.

E, infine, un altro paio di riflessioni sulle mosse del Direttore Generale dell’Asl, Giorgio Casati, molto criticate dai Comitati. “Invece di riaprire i Pat nel servizio notturno, visto che, per fortuna, i medici e gli infermieri del Pronto soccorso di Latina sono rientrati al lavoro dalla quarantena senza conseguenze; invece di assumere gli infermieri, con contratto di un anno, che hanno già superato le visite mediche, oltre a medici e Oss; Cosa fa? – si domandando retoricamente – Assume i vigilantes e li spedisce nelle ore notturne ai 7 Pat chiusi per avvisare che stanno chiusi e che per le cure devono recarsi a Latina o altrove“. “Roba da matti” – concludono.

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