Inchiesta anti-droga tra Fondi e Latina: tra gli indagati della maxi indagine diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia spunta anche la madre del collaboratore di giustizia
È finita tra i 51 indagati dell’indagine della DDA di Roma, eseguita dai Carabinieri e dalla Polizia, la madre di Andrea Pradissitto, l’ex affiliato al clan Ciarelli e ora collaboratore di giustizia. Pradissitto, come noto, ha rilasciato importanti dichiarazioni utilizzate in diverse inchieste e processi antimafia che si sono svolti e si stanno svolgendo nel Tribunale di Latina.
Sposato con Valentina Ciarelli, Pradissitto è cognato di uno degli arrestati della maxi indagine tra Latina e Fondi, il noto Roberto Ciarelli il quale, insieme al pluripregiudicato Alessandro Artusa, voleva prendersi le piazze di spaccio di Latina, con la copertura del violento e temuto gruppo fondano dei gemelli Del Vecchio e Johnny Lauretti.
Sandra Pretto, 56enne di Latina, madre di Pradissitto, è indagato così come il suo compagno Giuseppe Bedin, 67 anni, ex poliziotto, originario di San Felice Circeo, già indagato nel processo “Caronte” e infine assolto insieme ad Armando “Lallà” Di Silvio e il figlio defunto Samuele Di Silvio. Sia Pretto che Bedin sono accusati di far parte dell’associazione per delinquere finalizzato allo spaccio di droga che ha voleva inondare di sostanza stupefacente la città della Piana fino a Latina e oltre.
In particolare, Bedin e Pretto sono indagati in quanto custodi di droga e armi per conto dell’organizzazione criminale presso la loro abitazione di Latina e nei terreni di loro proprietà.
Nel maggio 2021, Pretto e Bedin avrebbero custodito, per conto di Roberto Ciarelli e Alessandro Artusa, parte dei 9 chili di hashish che i due avevano comprato da Massimiliano Del Vecchio. Secondo gli investigatori, Pretto e Bedin già in passato avevano lavorato al servizio della famiglia Ciarelli”.
Lo stesso Ciarelli junior dimostrava confidenza con la Pretto, tanto da chiamarla Zia Sandra. Era sicuro, Roberto Ciarelli, che “Zi’ Sandra” e “Zi’ Pe” (come chiamava Giuseppe Bedin), avrebbe custodito la droga senza pretendere nulla in cambio, al massimo un “pensierino”, e nel totale silenzio.
Nel corso di un sopralluogo svolto a maggio 2021, i Carabinieri hanno appurato che, nel parcheggio antistante l’abitazione dei coniugi Bedin e Pretto, dove si era fermata il giorno precedente l’autovettura di Alessandro Artusa, era parcheggiata una Smart intestata a Gianluca Del Vecchio, uno de leader del sodalizio fondano e fratello del capo Massimiliano. Secondo gli inquirenti, Bedin e Pretto hanno un ruolo di assoluta centralità all’interno dell’associazione criminale, anche se il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Andrea Fanelli, ha ritenuto che per entrambi non ci fossero gravi indizi, in quanto la loro funzione è “satellitare”.
Nel corso delle indagini, peraltro, Artusa e Ciarelli junior parlando anche delle notizia apparse sui media che danno conto della collaborazione con la giustizia di Andrea Pradissitto e di quella presunta, poi rivelatasi non vera, di Ferdinando Ciarelli detto “Furt”. Un particolare già emerso nella indagine denominata “I Pubblicani”.
In una delle intercettazioni, si evinceva di come Roberto Ciarelli, confrontandosi con Artusa riguardo alla droga da vendere, gli diceva di venire a fare una video chiamata con il padre, Ferdinando “Furt” Ciarelli, numero due del Clan del Pantanaccio e in carcere per la condanna inflittagli dal Processo Caronte (la cosiddetta guerra pontina). Ciarelli junior invitava Artusa alla video chiamata con il padre, in riferimento a una non meglio precisa chiacchiera, ossia quella riferibile al suo pentimento. Una conversazione che avviene a maggio 2021 proprio quando iniziarono a circolare le voci sulla presunta collaborazione con lo Stato da parte di “Furt”.