CRAC MIDAL, CHIESTE LE CONDANNE: 10 ANNI ALL’EX PRESIDENTE, 6 A BARBERINI. DUE ASSOLUZIONI E TRE PRESCRIZIONI

Barberini
Paolo Barberini

Crac Midal: riprende il processo per bancarotta fraudolenta che contesta l’aggravante dell’ingente danno patrimoniale

Nell’udienza svoltasi questo pomeriggio (22 novembre(, davanti al giudice Gianluca Soana che presiede il primo collegio penale del Tribunale di Latina, è stata chiusa l’istruttoria ed è stata enunciata in Aula la requisitoria del Pubblico Ministero Andrea D’Angeli che, peraltro, nelle scorse udienza, aveva contestato agli imputati anche l’ingente danno patrimoniale.

Nel processo, come noto, vengono giudicati i vertici, i dirigenti e i controllori dell’ex colosso della distribuzione: il gruppo Midal, andato in dissesto anche a causa di operazioni volte a distrarre dall’attivo della società importanti somme di denaro a detrimento dei creditori. Si tratta di oltre 10 milioni andati in fumo, oltreché al bagno di sangue per i lavoratori che sono parte offesa e parti civili al processo. Queste ultime sono assistite dagli avvocati Raso, Sassu, Cardarello e Macor.

Gli imputati sono il principale indagato, l’ex amministratore delegato Paolo Barberini, il revisore addetto al controllo contabile Sandro Silenzi, del presidente del collegio sindacale Sergio Gasbarra, il presidente del consiglio di amministrazione Rosanna Izzi, suo marito Giacomo Pontillo, i sindaci Pietro Gasbarra e Stefano Pisanu, gli imprenditori Piero e Antonio Bova e Giuseppe Piscina. Non più imputato il dirigente Ivo Lucarelli poiché deceduto.

Secondo l’accusa, che contesta la bancarotta e l’accesso abusivo al credito, sarebbero stati loro fin dal 2005 a dissimulare lo stato di insolvenza, anche attraverso la falsificazione dei bilanci, culminato nel crac del 2012.

Nel corso del processo, è stata depositata agli atti anche una transazione da 4 milioni di euro per la curatela fallimentare Midal da parte del principale imputato, l’ex manager dell’azienda, Paolo Barberini. Un transazione che ha chiuso tutte le pendenze civili.

Prima della requisitoria del Pm, per un processo che scaturisce da un’ordinanza di custodia cautelare datata 2013, hanno rilasciato spontanee dichiarazioni Pietro Gasbarra e Rosanna Izzi la quale ha utilizzato parole durissime nei confronti di Barberini “di cui – ha detto l’ex Presidente della Midal – faccio fatica a pronunciare anche il nome”.

Gasbarra ha dichiarato di essere venuto a conoscenza delle vicende societarie che hanno segnato poi il destino della Midal solo a cose fatte. Tuttavia, è stata Rosanna Izzi a dichiarare nettamente la sua presa di distanza da Barberini descritto come “un manovratore”, una persona che secondo l’ex Presidente del Consiglio Midal avrebbe tradito i principi di onestà e trasparenza con i quali era stata da sempre gestita la società. Izzi, pur essendo al tempo Presidente, ha dichiarato la sua ignoranza in fatto di amministrazione societaria sottolineando invero che era Barberini a prendere le decisioni e che nessuno del consiglio di amministrazione le ha mai saputo dare risposte laddove lei avrebbe formulato domande per chiarire una situazione che si presentava precaria; e che poi è completamente esplosa con le indagini della magistratura tra fatture false, operazioni fittizie e società estere, così come evidenziato dal Pm D’Angeli durante la sua requisitoria.

Alla fine di essa, il Pubblico Ministero, dopo circa due ore, ha chiesto le condanne, oltreché a un’assoluzioni e un paio di prescrizioni.

Nello specifico, ecco le richieste del Pm D’Angeli: 10 anni di reclusione per Rosanna Izzi (prescritti, invece, due capi d’imputazione); 6 anni per Paolo Barberini (assoluzione per un capo d’accusa); 7 anni e 6 mesi per Sergio Gasbarra (assoluzione per un capo d’accusa); 7 anni per Sandro Silenzi; 3 anni e 4 mesi per Giacomo Pontillo.

Chiesta, invece, l’assoluzione per Pietro Gasbarra e Stefano Pisanu. Infine, non si deve procedere per intervenuta prescrizione riguardo alle posizioni di Antonio e Piero Bova oltreché a quella di Giuseppe Piscina.

Le arringhe difensive del collegio composto dagli avvocati Archidiacono, Zeppieri, Biasillo, Coppi, D’Angelo, Perlini e Bongiorno.

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