Covid-19: se scopri di essere positivo al tampone rapido quale è l’iter previsto nella provincia di Latina? Lungaggini e tempistica dei tamponi stanno falsando il tracciamento e molto è lasciato alla responsabilità individuale. La storia esemplificativa di una coppia ad Aprilia
C’è una coppia di Aprilia che venerdì scorso si ritrova a casa con il bambino, di un anno e pochi mesi, che sta male. Febbrone a 41 gradi, vomito, tosse e leggere convulsioni. I genitori premurosi lo curano, gli danno la tachipirina, gli applicano le spugnature per dargli sollievo e cercano di stargli accanto nel migliore dei modi, comprese la nottata insonne e le urla del piccolo in sofferenza. Influenza stagionale, pensano, in fondo i bambini si ammalano spesso.
Fortunatamente, passano 24 ore, e l’infante si riprende, sta bene. La febbre è andata via e il bambino ha ricominciato a lagnarsi come tutti i bambini del mondo. Paura passata.
Succede, però, che nella giornata successiva, la madre si accorge di avere lei la febbre e una leggera tosse secca che non lascia presagire niente di buono, considerati i tempi pandemici che viviamo. La donna prenota il tampone rapido su suggerimento del medico e del pediatra del piccolo ma, nel frattempo, altre 24 ore, e anche il suo compagno, nonché padre del bambino, si ritrova con brividi e una febbre a 38 gradi. Per entrambi gli adulti, così come per il bambino, il paracetamolo contenuto nella tachipirina è un toccasana, abbassa la febbre e permette di stare più tranquilli. Nessuna fame d’aria, nessuna perdita di gusto e olfatto (solo alla donna ma in modo lieve), solo un’umana preoccupazione.
Oggi, 3 novembre, dopo qualche intoppo per la prenotazione, la donna si reca in un laboratorio privato di Aprilia e fa il tampone antigenico, il cosiddetto “rapido”. Lo “strumento”, come noto, ha un’attendibilità minore del tampone molecolare che rimane, ad ora, l’unico “mezzo” certificato da tutte le Aziende sanitarie locali d’Italia, compresa quella pontina naturalmente. Risultato del tampone rapido effettuato dalla donna: positivo. D’altra parte la contagiosità del virus era già evidente – dal bambino alla madre al padre nel giro di 2 giorni – e lo era vieppiù poiché, prima di loro, il fratello, il figlio del fratello, e i genitori della donna avevano avuto più o meno sintomi riconducibili al Covid. Ma attenzione: potrebbe essere anche solo influenza stagionale. A dire se sia Covid o non Covid potrà essere unicamente un tampone molecolare. Oppure, qualcuno obietterà, a dirlo avrebbe potuto essere il vaccino antinfluenzale che, però, è bene chiarire, non è sempre così efficace: tanti i casi, soprattutto tra i più anziani che, pur somministrato loro dal medico il vaccino stagionale, hanno avuto, negli anni, sintomi influenzali quali tosse e forti mal di testa.
Ma torniamo alla coppia di Aprilia col bambino. Dopo il tampone rapido positivo, la coppia decide di chiamare il medico il quale prescrive il tampone molecolare da fare a Campoverde. I tempi, però, non sono per niente rapidi: dovranno aspettare fino al 12 novembre con la preoccupazione di avere contratto il virus – al drive-in dicono alla famiglia di provare con il punto di Priverno perché, forse, faranno prima.
E se fosse solo influenza? Intanto per 9 giorni, la donna non andrà al lavoro e dovrà stare ferma a casa. E così anche il compagno e il piccolo. 9 giorni a partire da oggi in cui, al netto del fatto che le loro condizioni potrebbero aggravarsi (anche se fortunatamente parrebbero stabili), nessuno ha detto loro cosa fare nel caso in cui ci fossero problemi di aggravamento. Preoccupazioni acuite dal fatto che anche la madre dell’uomo, che ha visto il bambino qualche giorno prima che questo si ammalasse con il febbrone, adesso presenta una strana nausea e un leggero dolore alle ossa insieme a qualche linea di febbre. Anche lei è in attesa, insieme al marito, che il medico di base le dica cosa fare. Così come la sorella dell’uomo e il marito di quest’ultima che stanno provando a prenotare un rapido a Latina, avendo visto sorella e cognati sabato scorso.
Ritornando alla coppia di Aprilia, solo la donna è stata segnalata dal laboratorio privato all’Asl di Latina. O quantomeno dovrebbe essere stata segnalata. Il compagno, invece, per responsabilità individuale, si è messo in isolamento domiciliare. E se non fosse stato così responsabile? Quali controlli prevedono i protocolli stabiliti dai pensosi dibattiti sui giornali o intervallati dalle stucchevoli polemiche tra il Direttore Generale dell’Asl Giorgio Casati e il Presidente della Commissione Sanità della Regione Lazio Pino Simeoni? Ve lo diciamo noi: nessun controllo. Tanto è che, dal momento che l’uomo ha solo un po’ di febbre, potrebbe scegliere tranquillamente di andare a lavorare nel suo studio professionistico, vedere qualche cliente e, perché no, recarsi in qualche ufficio senza che nessuno, né la Asl né un medico di base, gli abbia detto cosa fare. Senza contare la spesa o, perché no, anche il bar…
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L’uomo rimarrà a casa, ma per quanti come lui quanti ce ne sono che non hanno alcuna responsabilità e sono andati in giro, sentendosi bene ma col Covid in corpo? A giudicare dai numeri esplosi in provincia e in Italia tanti, troppi.
Il problema – ovvio quanto sacrosanto sottolinearlo – è che non si può lasciare tutto a un’etica dei comportamenti individuale. Mancano strutture pubbliche che fanno i tamponi – si sta pensando all’esercito, sì ma quando? -, la Regione Lazio ha fatto la guerra ai laboratori privati che volevano fare i tamponi molecolari e solo dopo un’estenuante braccio di ferro, finito persino al Tar, l’Assessore alla Sanità regionale Alessio D’Amato ha dato il via libera al bando per consentire ai privati di fare i tamponi molecolari. I tre drive-in della provincia di Latina, oltre a quello del capoluogo di provincia, si trovano ad Aprilia, Priverno e Gaeta. Pochi, troppo pochi. E i medici di medicina generale…e i pediatri? Quando sarà strutturale nel Lazio la possibilità per loro di fare tamponi, almeno rapidi? A quando i risultati della manifestazione di interesse? Bradipismi decisivi se si considera che oggi, a inizio settimana, quando i tamponi, di solito dovrebbero essere a regime, la Asl di Latina comunica che si sono processati il 40% di tamponi in meno rispetto all’ordinario. Qualcosa si è inceppato ed è ora di privilegiare la trasparenza alla ragion di azienda. Pena: il tracciamento dei contagiati che va a farsi benedire.
La coppia in questione, insieme al figlio, avrebbero un’altra chance: pagare 70 euro al Cup e mettersi comunque in fila per fare il molecolare guadagnando qualche giorno. Ma quante famiglie, soprattutto di questi tempi, in cui l’economia è in un crash epocale dovuto alle restrizioni anti-Covid, può permettersi la bellezza di 210 euro? E si conti che capire se si è positivi al Covid o meno non è un problema individuale ma di tutta la collettività considerata la contagiosità di questo maledetto virus che ha reso drammaticamente evidente la fragilità della sanità in Italia, quasi quanto i cosiddetti fragili che hanno perduto la vita dall’inizio della pandemia a causa dei tagli scellerati di una classe dirigente che dovrebbe andare a nascondersi.