COSTI ENERGETICI E IMPRESE, ECCO IL RAPPORTO DI FEDERLAZIO: “7 SU 10 IN DIFFICOLTÀ”

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“L’impatto della pandemia energetica nelle PMI del Lazio” – La resilienza delle imprese nel rapporto stilato dalla Federlazio

La Federlazio sta monitorando costantemente gli effetti dell’impennata dei prezzi dell’energia elettrica e del gas e, in considerazione della situazione di forte difficoltà delle imprese, ha ritenuto opportuno realizzare la scorsa settimana una rapida indagine presso un campione rappresentativo di aziende.

Dai dati accolti oltre sette imprese su dieci hanno visto crescere in maniera drammatica i costi per la fornitura dell’energia elettrica, cinque su dieci quelli del gas. In particolare:

  • il 38% ha registrato un incremento superiore al 50% delle bollette per l’energia elettrica e al 25% per la fornitura del gas;
  • il33%trail20%eil50%perl’energiaeil26%perilgas;
  • il 17% meno del 20% per l’energia e il 13% per il gas;
  • il 12%, per l’energia e il 36% per il gas, pur avendo accusato aumenti significativi, non è ancora in grado di valutarne la misura, a causa della difficoltà di lettura comparata delle fatture di quest’anno con quelle dello stesso periodo del 2021. Quali effetti sta producendo questo abnorme aumento dei costi nelle imprese:
  • il 9% si trova in una condizione di forte sofferenza economica;
  • il 47%, dichiara che, pur registrando impatti negativi, la propria attività aziendale non è stata compromessa;
  • Il 16% registra una situazione abbastanza grave, con un consistente calo dei margini aziendali;
  • il 27% opera in settori che non comportano un utilizzo significativo di energia e gas e, pertanto, ha subito effetti marginali.

Le categorie che hanno subito gli impatti più pesanti sono:

  • la ceramica con il 55% delle imprese che registrano una situazione di forte difficoltà che sta mettendo a rischio la continuità aziendale e con il rimanente 45% che dichiara impatti significativi che stanno riducendo al minimo i margini di guadagno;
  • le attività della logistica con il 54% delle imprese con significativi impatti sui ricavi e un restante 46% che pur avendo registrato incrementi dei costi per l’energia superiori al 20%, si mantengono ancora in equilibrio;
  • il metalmeccanico e la lavorazione dei metalli con il 20% che si trova in forte difficoltà e considera a rischio la continuità aziendale; con il 40% che registra una significativa riduzione dei margini; con il 30% che si mantiene in equilibrio e con il 10% che non riesce a valutare completamente gli effetti dell’incremento dei costi energetici;
  • la ristorazione con il 53% delle aziende che lavorando su buoni livelli, si trovano in difficoltà per la riduzione dei margini, con il 27% che ancora si considerano in equilibrio economico e il restante 20% che è riuscito in parte a compensare gli incrementi dei prezzi dell’energia aumentando il costo dei servizi offerti;
  • il commercio al dettaglio e all’ingrosso con il 15% che ha subito gravi conseguenze; con il 50% che soffre di significative riduzioni dei margini e, tra queste, buona parte dei piccoli esercizi sta valutando di ridurre orari e giorni di apertura; con il 20% che non accusa forti conseguenze; con il 15% che non sa quantificare l’impatto sulla propria attività. Nella valutazione delle prospettive a breve e medio termine:
  • il 5% delle aziende rischia concretamente di sospendere o chiudere le proprie attività produttive;
  • il 18% ritiene di poter reggere ancora alcuni mesi, ma senza una significativa riduzione dei costi energetici non è sicuro di poter garantire la continuità aziendale;
  • il 10% prevede una riduzione delle attività e la necessità di ricorrere alla Cassa Integrazione Guadagni;
  • il 45% si sente ancora in grado di mantenere gli attuali livelli produttivi, ma dovrà comunque far fronte a una significativa riduzione dei margini;
  • il 22%, appartenente nella quasi totalità al settore dei servizi non commerciali, ritiene che i costi energetici non incideranno in maniera significativa su ricavi e margini di guadagno. Nel complesso, nonostante la notevole capacità di resistenza delle PMI, il 2023 rischia di nuovo di essere un anno in cui il margine di guadagno si ridurrà ulteriormente.

Nel commentare i dati emersi dall’indagine il Presidente di Latina Marco Picca ha espresso le seguenti considerazioni: “Ancora una volta il sistema imprenditoriale del nostro territorio mostra un notevole coraggio e una grande capacità di affrontare le emergenze e i fenomeni critici che, ormai da troppo tempo, si stanno verificando con frequenza preoccupante. Anche in questa circostanza gli imprenditori si trovano nella condizione di subire gli effetti negativi di fenomeni che non dipendono direttamente dal loro impegno e dalla loro capacità di affrontare i fattori critici da essi derivanti. Nonostante gli sforzi messi in campo da molte imprese sul terreno dell’efficienza e del risparmio energetico, l’incremento dei costi risulta molto più elevato rispetto ai risultati raggiunti. Va sottolineato poi il perdurare della speculazione da parte delle multinazionali delle fonti energetiche, totalmente incontrastate dagli stati sovrani. E’da questi ultimi, insieme ad istituzioni europee, nazionali e dei sistemi regolatori dei mercati che ci si aspetta interventi immediati e decisivi, al fine di contenere gli effetti dell’estrema volatilità dei prezzi delle materie prime e dell’energia. Molte imprese rischiano di registrare una battuta d’arresto nel percorso di rilancio e innovazione, che si era messo in moto con l’uscita dalla fase critica delle pandemie. I primi effetti di tutto ciò si stanno già verificando e sono anche recentemente certificati dall’Istat, che registra una variazione positiva dello 0,5% del PIL grazie ai servizi e al turismo che, fortunatamente sta registrando dati sempre più positivi, mentre il primario, la manifattura e l’agricoltura, accusano un calo. L’auspicio è che il nuovo Governo intervenga immediatamente”.

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