CORRUZIONE E TURBATIVA D’ASTA IN ABC, CHIUSA L’INCHIESTA: IN 14 RISCHIANO IL RINVIO A GIUDIZIO

Inchiesta ABC, è arrivato l’avviso conclusione indagini a carico di 14 persone finite nell’inchiesta di Procura e Carabinieri di Latina.

L’inchiesta sull’Azienda speciale dei Beni Comuni di Latina è chiusa. A tirare un punto è stata la Procura di Latina che ha notificato l’avviso conclusione indagine a 14 persone, tra cui le sette raggiunte negli scorsi mesi dalle interdittive che non gli consentivano di lavorare.

Come noto, l’inchiesta dei Carabinieri, coordinati dall’allora procuratore della Repubblica Giuseppe De Falco e i sostituti Giorgia Orlando e Daria Monsurrò, aveva messo in luce un sistema maleodorante nell’Azienda Beni Comuni di Latina, ossia l’azienda speciale che si occupa di raccolta e smaltimento dei rifiuti nel comune del capoluogo di provincia.

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Lo scorso 13 gennaio, il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Latina, guidato dal tenente colonnello Antonio De Lise, aveva dato esecuzione alla misura cautelare personale interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio nei confronti di 3 funzionari dell’Azienda per i Beni Comuni di Latina (ABC), di cui Ascoli non più in carica, e del divieto temporaneo di contrattare con la Pubblica Amministrazione nei confronti di 4 imprenditori, in entrambi i casi della durata di 12 mesi, tutti ritenuti, a vario titolo responsabili di turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di pubblico servizio e frode nelle pubbliche forniture.

A maggio scorso, il Riesame aveva annullato le interdittive, pur blindando le accuse a carico degli indagati. Ordinanze durissime che confermavano il quadro accusatorio ipotizzato dalla Procura.

L’ex direttore generale di Abc, Silvio Ascoli, così come stabiliva l’ordinanza del Riesame, è stato liberato dall’interdittiva solo perché non lavora più in Abc e non ricopre conseguentemente la carica di Direttore Generale sin dal 21 ottobre 2024. Così anche i funzionari dell’azienda, Paola Del Mastro e Stefano Berna, trasferiti ad altri uffici e, quindi, secondo il Riesame, non più in grado di reiterare il reato o inquinare le prove: Del Mastro non opera più nell’ufficio gare, ma è stata spostata nel settore dei rapporti con gli utenti; Berna, per sua stessa richiesta, sin dal dicembre 2024, lavora nel settore sicurezza-logistica-facility, e non più nell’officina.

Come ricordava l’ordinanza del Riesame per l’ex dg e gli altri indagati, tra cui Del Mastro e Berna, erano state chieste all’origine, ossia a dicembre 2022, le misure più dure degli arresti domiciliari. Passati quasi due anni, nel corso dei quali il fascicolo era rimasto a galleggiare nell’ufficio Gip, la Procura aveva chiesto, a luglio 2024, la misura più lieve dell’interdittiva poi eseguita sei mesi dopo (gennaio 2025) su disposizione del nuovo giudice per le indagini preliminari assegnatario del medesimo fascicolo, Laura Morselli.

Il Riesame, nelle ordinanze, aveva ritenuto che “le argomentazioni del Gip” sono “pienamente coerenti con quanto emerso dagli atti d’indagine posti dal pubblico ministero a fondamento delle richiesta cautelari”. Richiamando la imponente informativa dei Carabinieri e le segnalazioni dell’Anac, il Riesame rammentava che l’azienda speciale ABC aveva precisi doveri di rispettare il codice degli appalti, nonché richiamarsi al mercato elettronico della pubblica amministrazione e, nell’ambito degli affidamenti dei servizi e dei lavori, ruotare gli inviti fino a una certa soglia di valore dell’appalto (prima 40mila euro, poi dal 2020 non sopra i 75mila euro). I bandi dovevano svolgersi consultando almeno cinque imprese, tenendo conto anche della diversa dislocazione territoriale.

Una premessa, quella del Riesame, che faceva a pugni con quanto emerso nell’inchiesta ABC, grazie anche alle tre relazioni del consulente della Procura, Salvatore Carli, alle intercettazioni e alle risultanze investigative. Il Riesame spiegava, infatti, che emerge, “nell’ambito delle procedure di acquisizione di beni, forniture e servizi” dell’azienda, di come “gli indagati violavano reiteratamente i principi” fissati da leggi e regole. “Tali violazioni – proseguivano i giudici romani – non erano il frutto di imperizia, ma la conseguenza di deliberati accordi collusivi ovvero di un modus operandi illecito volontariamente posto in essere da una pluralità di soggetti in accordo tra loro“.

C’è di più. I giudici sottolineavano che c’era “un gruppo di referenti dell’ABC, costituito da Silvio Ascoli, direttore generale, Paola Del Mastro e Stefano Berna, rispettivamente responsabile dell’ufficio gestione gare e contratti e responsabile dell’officina della ABC, che interveniva illecitamente, abusando della posizione rivestita all’interno dell’azienda“.

Ascoli, Del Mastro e Berna “omettevano di adottare il piano industriale e di programmare le attività da effettuare, indicandone i relativi costi; in assenza di tale programmazione, procedevano, in spregio dei principi di economicità, efficienza ed efficacia, in modo estemporaneo, con affidamenti diretti e procedure ristrette dei servizi e forniture a favore della ABC, frazionando quelli che avevano oggetti analoghi da svolgere in periodi di tempo contigui in modo tale da non raggiungere la soglia che avrebbe imposto di indire procedure di gara a rilevanza europea; predeterminavano i soggetti cui aggiudicare i servizi; omettevano di seguire un reale meccanismo di rotazione, procedendo a reiterati affidamenti diretti delle forniture, invitando sempre i medesimi soggetti; si accordavano con un gruppo ristretto di imprenditori, ai quali venivano fornite informazioni privilegiate, ad esempio, sui requisiti previsti nel bando in modo tale da far desistere dalla partecipazione alle gare soggetti diversi da quelli prescelti dai vertici di ABC; in tal modo favorendo anche accordi in virtù dei quali si assicurava ai soggetti interessati che, una volta affidato loro l’acquisto di beni, servizi e forniture, avrebbero proceduto al subappalto a favore di coloro che avevano desistito dal partecipare alla gara o presentare offerte; determinavano i ruoli di RUP nei procedimenti di affidamenti, nonché di presidente o componente delle relative commissioni di gara, attribuendoli spesso all’Ascoli e alla Del Mastro, in modo tale da poter influire sul loro andamento“.

In sostanza gli indagati, come valutato dal GIP, “procedevano sistematicamente ad acquisire lavori, servizi e forniture necessari per il funzionamento della ABC di Latina attraverso procedure di affidamento diretto ad un solo soggetto, o con affidamenti a procedura ristretta, di valore inferiore alla soglia comunitaria e corrispondente a quello indicato nell’allegato del Regolamento dell’azienda beni comuni di Latina per l’acquisizione di lavori, servizi e forniture sotto soglia, illegittime e oggetto di turbativa in quanto pilotate sin dallo loro indizione per fare in modo che il relativo lavoro/servizio/fornitura fosse acquistato in assenza di gara aperta oppure aggiudica a soggetti-imprenditori privati con loro collusi, attraverso una procedura falsata e illegittima“.

Un sistema di abusi, collusioni e di favori che fa dire al Riesame quanto siano “condivisibili le valutazioni del Gip, in punto di sussistenza di gravi indizi di colpevolezza“.

Come detto, a ricevere l’avviso conclusione indagine, sono in 14: oltreché all’ex direttore generale ABC e i funzionari dell’azienda, ci sono un avvocato consulente dell’azienda speciale dei rifiuti e imprenditori nel settore dei rifiuti e del verde. Ecco i nomi: Silvio Ascoli, Stefano Berna, Paola Del Mastro, Roberto Boccardi, Andrea Di Bitetto, Luca Capuani, Gianluca Donadel, Franco Fioroni, Agnese Giuliani, Paolo Picicco, Paolo Silingardi, Emilio Tullio, l’avvocato Gianluca Alfano e Marco Spelozzo. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Lauretti, Frisetti, Marino, Coladarci, Giudetti, Ottaviani, Carella, Mercurio e Gentile.

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