Camera di Commercio: è ripreso il processo per i due dipendenti accusati di corruzione continuata e truffa aggravata
È ripreso il processo, dinanzi al primo collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Gian Luca Soana, per i due dipendenti della Camera di Commercio di Latina, Giuseppe Luciano, difeso dall’avvocato Lucio Teson, e Andrea Stefano, assistito dagli avvocati Valerio Righi e Stefano Perotti, accusati entrambi di corruzione nell’ambito dell’indagine della Guardia di Finanza che, a novembre scorso, aveva portato al loro arresto ai domiciliari. Parte civile è la Camera di Camera di Commercio di Latina e Frosinone, difesa dagli avvocati Camillo e Francesco Autieri.
Un’udienza interlocutoria quella di oggi, 2 luglio, nella quale le difese hanno sollevato ulteriori eccezioni, tra cui quella per cui era emerso un decreto di proroga delle intercettazioni accordato dal giudice per le indagini preliminari a giugno 2025, risalente a una richiesta della Procura risalente addirittura a marzo 2022.
Come sollevato nella precedente udienza, la difesa ritene che sia nullo il decreto di rinvio a giudizio immediato dei due dipendenti in quanto sia il Riesame che la Cassazione avevano annullato alcuni capi d’imputazione.
Ad ogni modo, dopo una discussione durata circa un’ora tra la difesa e il pubblico ministero Valentina Giammaria, il Tribunale ha rinviato tutto a ottobre 2025.
Dopo l’arresto avvenuto a novembre scorso ed eseguito dalla Guardia di Finanza pontina, Di Stefano e Luciano erano stati interrogati dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario. Andrea Di Stefano aveva scelto di rispondere alle domande del magistrato, fornendo la sua versione dei fatti. Giuseppe Luciano si era invece avvalso della facoltà di non rispondere.
Le accuse, formulate dal sostituto procuratore della Repubblica di Latina, Valentina Giammaria, sono, a vario titolo, quelle di corruzione continuata e truffa aggravata in relazione a false attestazioni di presenza in servizio.
Un dato che risalta sono il numero dei testimoni della difesa: in tutto trentotto persone.
LE INDAGINI – Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Latina, guidato dal tenente colonnello Angelo Andreozzi, avrebbero consentito di raccogliere gravi indizi in ordine al coinvolgimento attivo in diversi episodi corruttivi dei due funzionari della Camera di Commercio di Latina, i quali, dietro indebiti compensi economici, si sarebbero adoperati per agevolare la definizione ovvero velocizzare l’iter di pratiche istruttorie di competenza, relative ad esempio a cessioni di quote societarie, variazioni di sedi legali, deposito bilanci, messa in liquidazione e cancellazione dal registro delle imprese eccetera.
In particolare, da quanto ricostruito nel corso delle indagini, uno dei funzionari, Giuseppe Luciano, arebbe avuto il compito di ricercare “potenziali clienti” a cui proporre la gestione rapida e sicura delle pratiche, da indirizzare successivamente al secondo, Andrea Di Stefano. Quest’ultimo, una volta raggiunto l’accordo sul “compenso extra” pattuito per la prestazione richiesta, avrebbe predisposto i documenti necessari all’esecuzione della pratica amministrativa, curandone la rapida esecuzione.
Durante le indagini, sarebbe emerso inoltre che il buon esito e l’effettiva rapidità garantita nella definizione delle istruttorie rispetto alle ordinarie tempistiche avrebbe consentito ai due funzionari di accreditarsi presso vari professionisti e di ampliare, di fatto, il proprio bacino di utenza di beneficiari. Inoltre, in più di un episodio, è stato rilevato che i professionisti, al fine di assicurarsi maggiore celerità nel perfezionamento delle pratiche da richiedere alla Camera di Commercio, sarebbero stati disposti a corrispondere ai due funzionari un ulteriore compenso “extra” in denaro preliminarmente concordato.
Tale modus operandi avrebbe comportato un aggravio dei costi da sostenere per l’utenza, che andavano ad aggiungersi a quelli ordinariamente previsti a titolo di diritti di segreteria, bolli, diritti camerali eccetera. Il vantaggio, per i professionisti, era rappresentato dalla sicurezza circa il buon esito della procedura e del suo perfezionamento in tempi assolutamente più contenuti della norma.
Per uno degli indagati, Giuseppe Luciano, il provvedimento cautelare emesso dall’Autorità Giudiziaria riguarda anche l’ipotesi di reato d truffa aggravata in relazione a false attestazioni di presenza in servizio. Nello specifico, sarebbero emerse circostanze in cui lo stesso, pur risultando presente a lavoro, di fatto si trovava in altre zone e non per ragioni del suo ufficio.
In tutto gli indagati, compresi i due funzionari arrestati, sono nove tra professionisti, alcuni dei quali commercialisti. La maggior parte degli indagati sono di Latina per una inchiesta che ha monitorato le pratiche agevolate negli anni che vanno dal 2021 al 2023. Le decine di pratiche finite all’attenzione degli inquirenti venivano pagate fino a 250 euro, quando invece sarebbe costate appena 50 euro. I compensi ai funzionari corrotti venivano corrisposti attraverso diretti passaggi di denaro oppure ricariche alla PostePay.
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