Contratti pirata, la Uiltucs chiede trasparenza: intervento al Cnel del segretario generale Andreani. All’attenzione anche il caso pontino del Gruppo Orizzonte
“Chiediamo l’obbligo di comunicare il contratto collettivo applicato: c’è bisogno di un intervento della politica, di senso di responsabilità per tutte le lavoratrici e i lavoratori”. È questo uno dei passaggi chiave dell’intervento del segretario generale Uiltucs, Paolo Andreani, durante la tavola rotonda dell’evento “Presentazione del Manuale sul Dumping Contrattuale nei Pubblici Esercizi”, promosso da Fipe nella Sala Plenaria del Cnel a Roma.
All’incontro erano presenti il presidente del Cnel, Renato Brunetta, il presidente Fipe, Lino Enrico Stoppani, le organizzazioni sindacali, le associazioni datoriali e i rappresentanti del settore.
“Devono essere applicati i contratti più protettivi – ha aggiunto il segretario – quelli con la migliore parte normativa e le migliori retribuzioni. Serve anche una legge che imponga trasparenza sull’applicazione dei contratti collettivi nazionali. Ogni impresa dovrebbe dichiarare il contratto che applica ai dipendenti: ci sono imprese consigliate male dai Consulenti del lavoro che fanno concorrenza sleale, dumping contrattuale, impoverendo le lavoratrici e i lavoratori”.
“Decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici del terziario – ha concluso Andreani – sono finiti nella gabbia del lavoro grigio, rinchiusi da sindacati grigi e imprese nere”.
Andreani ha inoltre sottolineato come sia necessario dire basta alla povertà di reddito e alla povertà pensionistica, lanciando un appello chiaro: “La politica deve intervenire, l’impresa sia responsabile, i consulenti del lavoro si mettano una mano sulla coscienza e non badino al portafoglio”.
Come fare quindi? “Occorre ridurre innanzitutto il numero dei contratti collettivi. Uno per il settore del commercio e i servizi, e uno o due per il settore del turismo” ha concluso Andreani, annunciando con determinazione: “Siamo pronti a portare in tribunale le imprese che applicano una retribuzione non equa ai sensi dell’articolo 36 della Costituzione, in riferimento alla proporzionalità della retribuzione in rapporto alla qualità del lavoro”.