Una tentata estorsione nei confronti pluri-inquisito e pluri-processato commercialista di Terracina: imputato è un imprenditore siciliano
Un’operazione finanziaria con l’estero, soldi facili e mai avuti e un intermediario cinese di nome Zhou. No, non sono gli elementi di un puzzle, ma un processo la cui udienza si è celebrata oggi, 26 marzo, dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Elena Nadile, che vede sul banco degli imputati, accusato di estorsione, un imprenditore siciliano edile che si occupa di ponteggi, originario di Gela, difeso dall’avvocato Riccardo Amadei.
Costituiti come parti civili una dipendente del Comune di Terracina e, soprattutto, suo marito, il commercialista Umberto D’Alessio, assistiti entrambi dall’avvocato Maurizio Bianchi. I fatti contestati all’imprenditore siciliano vanno dal 2020, in piena pandemia, fino al marzo 2022, quando il commercialista decide di denunciarlo al Commissariato di Polizia per una indagine coordinata dal sostituto procuratore di Latina, Daria Monsurrò.
Secondo l’accusa, l’imprenditore avrebbe tempestato di telefonate il commercialista terracinese, affermando a più riprese, anche più volte al giorno, che gli avrebbe sparato, per poi sgozzare moglie e figlia. In un caso, a giugno 2020, il siciliano classe 1958 si sarebbe recato anche sotto casa dei coniugi D’Alessio pretendendo il denaro. Non pago, secondo gli inquirenti, l’imputato sarebbe tornato sotto casa del commercialista e avrebbe telefonato in altre occasioni minacciando di requisirgli l’auto e inviando video in cui si faceva vedere dove si trovasse per “promettere” di fare del male alla moglie e alla figlia.
Le minacce andate avanti per quasi un biennio sono scaturire dal fatto che l’uomo richiedeva indietro al commercialista e broker finanziario la somma di 2500 euro, in seguito lievitata a 35mila euro e, addirittura, a 200mila euro. Il motivo? D’Alessio, il noto commercialista di Terracina coinvolto in diverse indagini e processi anche per associazione per delinquere e truffa, non sarebbe stato in grado di far fruttare i 2500 euro dati dall’imprenditore per una operazione di trading all’estero.
Non proprio uno che passa inosservato D’Alessio. Anni fa, il commercialista terracinese fu preso di mira dalla nota trasmissione televisiva de “Le Iene” che raccontò, nel 2013, la storia di alcune famiglie di artigiani messe sul lastrico a causa di alcune operazioni effettuate da D’Alessio e suo fratello, entrambi commercialisti. Ne scaturì una indagine che, a novembre 2014, portò all’avviso di conclusione indagine per entrambi e un messo di Equitalia.
Gravi le accuse mosse dal pubblico ministero Giuseppe Miliano che coordinò le indagini della Guardia di Finanza di Terracina. Una truffa da circa 2 milioni di euro, condita dalla contestazione di reati quali falso, truffa, ricettazione, appropriazione indebita e associazione per delinquere, con le aggravanti di aver cagionato un danno di rilevante entità commettendo il reato con abuso di prestazione d’opera.
Secondo quanto contestato dai finanzieri, l’Iva e i contributi Inps, invece di essere versate nelle casse dello Stato, venivano fatte confluire direttamente nei conti correnti dei professionisti incaricati dei versamenti. Un comportamento che si è ripetuto nel tempo a danno di contribuenti, alcuni dei quali, hanno scoperto proprio dai finanzieri che le loro dazioni di denaro contante corrisposte ai commercialisti non venivano versate all’erario.
Ma non è il solo procedimento penale che il commercialista D’Amato, oggi vittima di estorsione in un processo, ha dovuto affrontare. A spiegarlo è lui stesso che, senza battere ciglio, ha risposto oggi, 26 marzo, in qualità di parte offesa al fuoco di fila delle domande sia del suo avvocato che dell’avvocato Amadei che difende l’imputato siciliano. Come prevedibile, le domande sono andate a parare sui suoi numerosi precedenti giudiziari e D’Alessio ha spiegato di aver subito una quindicina di processi, la maggior parte dei quali è finito con assoluzione. Il reato più battuto è quello di appropriazione indebita del denaro dei suoi clienti. “Sono sempre stato assolto, peccato che solo per un processo, in cui veniva contestata l’associazione per delinquere a me e mio fratello, si è arrivati alla prescrizione“.
Ad ogni modo è nel processo odierno che il commercialista di Terracina spiega i contorni della vicenda in cui sarebbe vittima di tentata estorsione: “L’imprenditore siciliano mi aveva chiesto una operazione finanziaria in cui io lo misi in contatto con un cinese che faceva da intermediario”. Si trattava di trading finanziario su estero, tramite una figura che rimane al momento impalpabile: il cinese di nome “Zhou”. “Ma lei ce l’ha il numero di questo cinese?”, gli domanda l’avvocato Amadei. “Non ce l’ho qui”. “Ma sa almeno dove abita?”. D’Alessio risponde: “No, all’epoca sapevo che stava a Roma. Zhou era uno che si conosceva negli ambienti“.
Eppure, proprio il cinese Zhou è la causa scatenante della rabbia dell’imprenditore che, dopo aver dato la somma di 2500 euro per farla fruttare con la compravendita di titoli finanziari all’estero, si ritrova con le tasche vuote. È dopo il mancato incasso, evidentemente promesso, che l’imprenditore se la prende con D’Alessio: “L’ho dovuto querelare – spiega il commercialista – mi minacciava, esagerava con le telefonate, voleva i 2500 euro che il cinese non gli restituiva. Siccome il trading non si era concluso bene, voleva 35mila euro e, invece di prendersela col cinese, se l’è presa con me, l’anello debole che poteva rintracciare”. La richiesta arrivò, infine, a 200mila euro perché l’imprenditore sarebbe finito in un mare di debiti.
“Ogni giorno mi chiedeva i soldi. Dal momento che il cinese non è riuscito farglieli avere, allora li chiedeva a me. A distanza di sei mesi voleva 35mila e poi siamo arrivati a 200mila euro. Mi chiamava due o tre volte al giorno, minacciava di sequestrare l’auto e diceva che avrebbe ucciso mia moglie e mia figlia. Dopo la denuncia è sparito“.
Nelle more di queste minacce, l’imprenditore avrebbe fatto sentire tramite audio anche il botto di una bomba per intimidirlo: “Mi telefonava dal Mof di Fondi e mi diceva: se voglio, in quindici minuti sono da te“. La rabbia dell’uomo, come sintetizza l’avvocato Bianchi, è stata causata dalle operazioni finanziare con l’estero andate in malora: titoli acquistati dal trader e rivenduti ma che non hanno fruttato il profitto aspettato.
Esce fuori che D’Alessio prova a denunciare per la prima volta l’imprenditore da Tblisi, la capitale della Georgia. Un tentativo andato a vuoto perché da lì la denuncia non sarebbe stata inoltrata. Commercialista in Italia e broker all’estero (“lì non servono autorizzazioni per fare trading”), D’Alessio denuncia tutto una volta tornato. E non è la sola volta che il commercialista si trova persona offesa in un processo. Per una strana coincidenza, proprio oggi, 26 marzo, si è celebrato e concluso l’ultimo atto di un processo dinanzi al primo collegio del Tribunale di Latina, nel quale si sono prescritti i reati di usura a carico di un noto pluripregiudicato e criminale di Fondi. Anche in questo caso, il commercialista terracinese sarebbe estorto dal cliente malavitoso, solo che in tale processo non si è costituito parte civile per fatti che, tuttavia, risalgono a quindici anni fa.
Tornando al processo che vede imputati l’imprenditore siciliano, emerge che D’Alessio, per aggirare il vincolo dell’agenzia delle entrate e la circostanza per cui non poteva avere intestate carte di credito, operava con una Poste Pay intestata, invece, alla moglie che lo ha confermato quando, oggi, è stata ascoltata come testimone e parte civile. C’è di più. Anche l’impalpabile Zhou, l’intermediario finanziario che avrebbe fallito nel trading finanziario, operava con una Poste Pay. “Ma lei può provare di aver dato i 2500 euro dell’imprenditore a Zhou?”, chiede l’avvocato Amadei al commercialista terracinese: “Posso documentare il versamento, non oggi, ma posso produrre il documento“.
Si torna in aula a novembre quando saranno ascoltati altri testimoni per un processo il cui convitato di pietra è certamente l’intermediario finanziario cinese di nome Zhou.