Contratti falsi e favoreggiamento immigrazione clandestina: decidono di non rispondere al giudice i due uomini di San Felice Circeo
Sottoposti alla misura di custodia cautelare agli arresti domiciliari, il 46enne Andrea Di Maggio e il 38enne Roberto Crucianelli hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia di fronte al giudice della indagini preliminari del Tribunale di Latina Giuseppe Cario.
I due sanfeliciani, accusati di falso e organizzazione aggravata dell’immigrazione clandestina, sono i gestori di un’agenzia di servizi, l’Associazione A.E.R. Circeo, finita sotto la lente della Guardia di Finanza che, lo scorso 9 gennaio, nell’operazione denominata “Domus Maga Circe”, ha proceduto ad eseguire l’ordinanza firmata dal gip.
L’attività investigativa condotta dalle Fiamme Gialle pontine, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Latina, con delega alle indagini del Procuratore Aggiunto Carlo Lasperanza, e del Sostituto Procuratore Giuseppe Miliano, ha consentito di acquisire prove sulla responsabilità dei due gestori dell’agenzia, la quale secondo l’accusa è stata fatta passare per ONLUS.
I titolari della Onlus avrebbero fornito ai loro clienti – tutti cittadini “extracomunitari” e per lo più di nazionalità indiana, mossi dalla volontà di ricomporre il proprio nucleo familiare d’origine – documentazione falsa concernente contratti di locazione assolutamente inesistenti e solo apparentemente registrati presso l’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate di Latina, nonché altrettante non veritiere certificazioni di idoneità alloggiativa relative ad abitazioni in possesso dei requisiti igienico-sanitari, previsti dalla specifica normativa di settore, dietro il pagamento di circa 1500 euro a pratica. Il tutto falsamente realizzato mediante l’apposizione di timbri contraffatti riconducibili a diversi uffici tecnici comunali pontini. Documentazione che veniva presentata allo Sportello Unico per l’Immigrazione di Latina che rilasciava il previsto “nulla osta” per l’ingresso nel territorio dello Stato italiano al fine del ricongiungimento con il cittadino regolarmente immigrato.
Acquisite dagli investigatori acquisire ben 171 istanze di ricongiungimento familiare inoltrate nell’interesse di altrettanti clienti, cui sono seguiti 220 nullaosta. A tali autorizzazioni, in ragione dell’emergenza pandemica in corso, è seguito, in concreto, un effettivo ingresso in Italia solo di 70 persone.
L’indagine è nata in ragione della denuncia di un cittadino di Sperlonga, che aveva capito di essere titolare di diversi appartamenti dati in affitto senza, in realtà, possedere alcunché.