La Sindaca Matilde Celentano giustifica la mancata costituzione di parte civile sui chioschi, ma la logica non regge. Pioggia di critiche da Damiano Coletta (Latina Bene Comune) e i consiglieri comunali del PD
All’indomani della mancata costituzione di parte civile, la Sindaca di Latina, Matilde Celentano, tuonò in Consiglio Comunale, promettendo una istruttoria interna per comprendere perché e come l’ente di Piazza del Popolo aveva mancato la costituzione di parte civile nel processo che vede alla sbarra la famiglia Zof, accusata di aver perpetrato un clima di intimidazioni per il predominio dei chioschi sul lungomare di Latina. Reati contestati, per di più, con l’aggravante del metodo mafioso.
Il processo, lo scorso 9 aprile, è iniziato dinanzi al primo collegio del Tribunale di Latina e del Comune non vi era chiaramente nessuna traccia. Solo che di tracce non ci sono state né dell’istruttoria promessa dalla Sindaca – nessun responsabile trovato in quattro mesi -, né della ventilata causa civile promessa dopo la figuraccia avvenuta tra novembre e dicembre scorso.
Succede che nel consiglio comunale di ieri, 17 aprile, la Sindaca Celentano è ritornata sull’argomento snocciolando una tesi francamente impresentabile. “Avrei fatto volentieri la costituzione, come fatto anche per la morte di Satnam Singh, o per la vicenda della giovane rom incinta a 12 anni. Purtroppo, però, non è arrivata dalla Procura la notifica di persona offesa.
Secondo la relazione, in esito al decreto del gip è stata disposta la prosecuzione del giudizio nei confronti degli indagati, ma il decreto stesso ha individuato quali parti offese solo alcuni degli aggiudicatari della gara al tempo bandita dall’ente. Quindi, non siamo stati individuati come parte offesa, e non ci è arrivata la notifica per la costituzione di parte civile. Questo però non pregiudica la facoltà dell’ente, qualora i fatti vengano definitivamente accertati, di agire nei confronti dei presunti responsabili in sede civile per i danni subiti in relazione ai vari profili all’esito delle risultanze del giudizio penale. Anzi, questa azione potrebbe conferire maggiore efficacia e incisività”.
Ora, sarebbe utile sapere chi consiglia Celentano con queste risposte. La prima cittadina deve sapere, infatti, che il Comune di Latina non è persona offesa né nel processo per la morte di Satnam Singh, né tantomeno nel procedimento (siamo ancora nelle fasi delle indagini) che vede contestati a Ferdinando Di Silvio detto “Gianni” e alla moglie Laura De Rosa l’accusa di violenza sessuale su minori, ossia per non aver impedito rapporti sessuali sotto il loro tetto coniugale tra il figlio minorenne e una bambina di 12 anni. Semplicemente, in quei due casi, il Comune si è costituito per sua volontà (caso Satnam) e ha annunciato che lo farà in un eventuale processo (bambina abusata in casa Di Silvio). Per di più, nessuna notifica è arrivata al Comune per Satnam da parte della Procura, né ovviamente per l’altro procedimento di cui manca ancora l’avviso di conclusione indagini. È chiaro che il Comune fa bene a volersi costituire per questi due casi, ma mancare la costituzione di parte civile per gli Zof rimane tuttora un buco nero senza che nessuno, a distanza di tempo, sa spiegare cosa è successo. Una “gaffe”, quella della Sindaca nell’assise comunale, che è diventata facile preda delle critiche dell’opposizione.
A intervenire è il consigliere comunale di Latina Bene Comune ed ex Sindaco, Damiano Coletta. “Nel corso del consiglio comunale del 17 aprile, la sindaca Matilde Celentano ha dichiarato che il Comune di Latina non si è costituito parte civile nel procedimento giudiziario relativo ai chioschi perché non sarebbe stato notificato alcunché dalla Procura, in quanto l’Ente non sarebbe persona offesa nel procedimento. Ha aggiunto inoltre che, in altri casi – come nel processo Satnam Singh e nel caso della bambina abusata dalla famiglia Di Silvio – l’Ente si è invece costituito parte civile poiché ritenuto persona offesa.
Tale ricostruzione – dichiara Coletta -, tuttavia, presenta diverse incongruenze, sia dal punto di vista tecnico-giuridico che logico. È vero che nel caso dei “chioschi” non è stata notificata al Comune alcuna informazione dalla Procura: ma questo non è affatto un impedimento alla costituzione di parte civile. Il Comune, come qualsiasi ente pubblico o privato, può costituirsi parte civile anche senza essere indicato come “persona offesa” nell’impianto accusatorio iniziale, esercitando una scelta politica e strategica a tutela dell’interesse pubblico e patrimoniale dell’Ente.
Infatti, nel caso “Satnam Singh”, il bracciante indiano morto per dissanguamento dopo un infortunio sul lavoro perché l’imprenditore Antonello Lovato lo ha scaricato senza prestare soccorso, il Comune non risulta persona offesa formalmente. Eppure, ha scelto di costituirsi parte civile di sua sponte, riconoscendo la rilevanza pubblica della vicenda, che coinvolge tematiche di sfruttamento lavorativo e dignità della persona.
La sindaca, quindi, si contraddice: non si può invocare l’assenza di notifica o la qualifica di persona offesa come ostacolo quando in altri casi si è proceduto comunque alla costituzione”.
“Bambina abusata dai Di Silvio. In questo caso, l’affermazione che l’Ente si è costituito parte civile perché “persona offesa” è priva di fondamento concreto e inverificabile al momento. Le indagini preliminari risultano ancora in corso: dunque non può essere pervenuta alcuna comunicazione ufficiale alla quale il Comune avrebbe potuto rispondere con la costituzione. Ne consegue che la sindaca non può basare la sua giustificazione su elementi processuali ancora inesistenti o non pubblici, e appare piuttosto come un tentativo di legittimare una scelta di inerzia sul caso chioschi”.
“Anche se il Comune non è formalmente “persona offesa” nel processo dei chioschi, il danno all’immagine dell’Ente e all’interesse collettivo è evidente. Ricordo che l’inchiesta venne avviata su un mio esposto presentato alla Questura di Latina nel maggio 2017, quando iniziarono una serie di sospette rinunce all’assegnazione della licenza del primo chiosco proprio a causa delle minacce poste in essere dagli imputati. Non costituirsi in questo caso significa rinunciare a un risarcimento morale e materiale a tutta la cittadinanza di Latina. È una scelta politica ed etica doverosa quando si rappresenta una intera comunità”.
Non mancano di intervenire i consiglieri comunali del Partito Democratico, Valeria Campagna, Daniela Fiore e Leonardo Majocchi
“Dopo aver inizialmente scaricato la responsabilità sull’Avvocatura, cui avrebbe chiesto chiarimenti mai arrivati, ora la Sindaca cambia versione. In Consiglio comunale ci ha detto che il Comune non si è costituito parte civile nel processo sulle intimidazioni legate ai chioschi del lungomare perché non è stato individuato come parte offesa. Un’affermazione che non sta in piedi e che è giuridicamente errata”.
“Numerosi enti locali – proseguono i consiglieri – si costituiscono parte civile nei processi in cui i reati, pur non colpendo direttamente l’ente, ledono la collettività. Ed è proprio questo il caso: le intimidazioni legate alla gestione dei chioschi sul lungomare evocano fatti già vissuti a Latina, generando allarme sociale e colpendo l’intera comunità”.
I dem ricordano come il Comune si sia costituito parte civile in procedimenti analoghi, pur senza aver ricevuto alcuna notifica dalla Procura: “Non è stato parte offesa né nel processo per la morte del bracciante Satnam Singh, né nel caso della sposa bambina abusata sessualmente per cui le indagini sono tra l’altro ancora in corso. Eppure in entrambi i casi l’Ente si è costituito parte civile. Dunque la giustificazione fornita ieri in Consiglio non regge”.
“La verità – incalzano – è che l’amministrazione Celentano ha semplicemente “bucato” la costituzione di parte civile e ora tenta di coprire una svista grave, che indebolisce la posizione dell’Ente rispetto a un episodio inquietante”.
“Basti pensare – concludono – che il Comune si costituisce parte civile perfino in casi di piccoli abusi edilizi. Non farlo per una vicenda di questa portata è incomprensibile. Abbiamo piena fiducia nel lavoro della Procura, che saprà fare piena luce su un episodio che ha scosso profondamente la città”.