Secondo arresto in poco più di sei mesi per l’ex consigliere comunale di Ardea, Andra Meneghello: il provvedimento su mandato europeo
È stato arrestato, ad Aprilia, lo scorso 3 febbraio, su mandato europeo richiesto dall’autorità giudiziaria portoghese, l’ex consigliere comunale di Ardea, Andrea Meneghello.
Lo scorso giugno, furono sequestrati quaranta chili di cocaina nell’aeroporto di Montevideo, in Uruguay, in un’operazione antidroga di vasta portata condotta in collaborazione tra le autorità uruguayane, portoghesi, spagnole e italiane.
Le indagini erano state avviate il 24 maggio 2023 dalle autorità uruguayane, in seguito al rinvenimento di 40 chili di cocaina nascosti in 6 tavole da surf spedite da un cittadino italiano in Portogallo, con destinazione finale l’Italia. La scoperta ha dato il via a una richiesta di consegna controllata internazionale presentata dall’Uruguay al Portogallo, coinvolgendo contemporaneamente l’Italia.
Grazie a una strategia operativa condivisa tra i paesi coinvolti, a giugno scorso, la polizia portoghese aveva arrestato due cittadini italiani responsabili del traffico internazionale di droga a Lisbona. Successivamente, in Italia, era stato arrestato un terzo connazionale colpito da un mandato di cattura internazionale emesso dalle autorità uruguaiane. L’operazione era stata eseguita dalle Squadre Mobili di Reggio Calabria e Roma, sotto la coordinazione dello Sco (Servizio Centrale Operativo). In totale, furono sequestrati 50 chili di cocaina durante l’operazione.
Erano tre le persone arrestate nell’ambito dell’operazione, denominata “Iris”, che ha portato al sequestro nell’aeroporto di Montevideo di 40 chilogrammi di cocaina. Gli arrestati, accusati di traffico internazionale di sostanze stupefacenti, sono Patrick Mauriello, 30 anni, e Emanuele Di Pasquale (48), bloccati a Lisbona, e Andrea Meneghello, di 45 anni, preso ad Ardea. Meneghello, che nel suo passato ha ricoperto la carica di consigliere comunale di Ardea, è stato ora destinatario di un nuovo provvedimento di arresto eseguito dagli agenti della Squadra Mobile di Latina. Stavolta, il 45enne, che si trovava agli arresti domiciliari ad Aprilia, dovrà fare i conti anche la magistratura portoghese.
“Si tratta – aveva spiegato a giugno scorso il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri – di un’operazione importante per l’Uruguay e per l’Italia perché conferma l’importanza della cooperazione internazionale a livello giudiziario ed investigativo. I rapporti di cooperazione tra la Procura della Repubblica di Reggio Calabria e la polizia giudiziaria uruguaiana risalgono nel tempo ed hanno prodotto risultati importanti come l’arresto nel 2021 del trafficante internazionale di droga Rocco Morabito, all’epoca latitante, per molti anni residente proprio in Uruguay e catturato in Brasile.
Dobbiamo ringraziare gli investigatori dell’Uruguay, del Portogallo e della Spagna che ci hanno coinvolti in questa operazione. La cooperazione internazionale è alla base ormai di ogni indagine contro la ‘ndrangheta e contro le organizzazioni criminali dedite al traffico di droga”.
“Importante – continuava il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria – è stato il nostro supporto nell’individuazione e nella localizzazione degli italiani che risultano coinvolti nel traffico internazionale di stupefacenti. Nel giro di pochi giorni sono state avviate attività d’indagine in coordinamento internazionale con quattro uffici, tre dei quali all’estero, che hanno prodotto risultati eccellenti. I tre arrestati sono stati già coinvolti in precedenti inchieste della Procura di Reggio Calabria. È ancora troppo presto per parlare di possibili sviluppi investigativi, ma la collaborazione con l’Uruguay, il Portogallo e la Spagna proseguirà sicuramente. Sin da oggi garantiamo la disponibilità a fornire il migliore supporto”.
“Giova ricordare – concluse Bombardieri – che nell’ultimo anno e mezzo nel porto di Gioia Tauro, che storicamente è stato un punto di arrivo dello stupefacente proveniente dal Sudamerica, sono state sequestrate 30 tonnellate di cocaina in varie operazioni. Questo ha indotto le organizzazioni criminali a scegliere, per l’arrivo dello stupefacente in Europa, altri luoghi che possano consentire minori probabilità di individuazione e sequestro da parte dell’autorità giudiziaria”.