Il ritorno nelle patrie galere di Cesare Battisti dalla Bolivia di Evo Morales ha infiammato le cronache nazionali e locali.
La provincia pontina è particolarmente coinvolta dal momento che Battisti, come noto, è nato a Cisterna di Latina e vissuto a Sermoneta fino ai vent’anni circa.
Tra proclami, dirette televisive, articoli che riassumono la vita criminale di Battisti, anche Latina ha la sua polemica pubblica scaturita dal direttore del quotidiano Latina Oggi, Alessandro Panigutti il quale, nel suo articolo pubblicato sul numero odierno del giornale, ha paragonato Cesare Battisti a Michele Arcangelo Pezza, conosciuto dai più, e passato alla storia, come Fra’ Diavolo: il brigante e militare italiano originario di Itri che, da sempre, si colloca nell’immaginario collettivo del Sud Pontino come una sorta di eroe popolare.
Per la precisione, il direttore del giornale definisce Fra’ Diavolo come il più noto delinquente della storia per la provincia pontina, seguito a ruota da Cesare Battisti.
Non si è fatta attendere la risposta piccata di Daniele Elpidio Iadicicco, autore del libro “Fra’ Diavolo l’intrepido”, che non l’ha presa proprio bene a tal punto da scrivere una lettera aperta in difesa di Michele Pezza.
Di seguito la lettera di Iadicicco.
“Esimio Direttore Panigutti,
le scrivo con sentimento di vera indignazione per il suo editoriale di stamattina che mi ha lasciato prima incredulo, poi sbigottito poi a dir poco infuriato.
È evidente che gli sforzi compiuti da me come da tanti altri scrittori, storici locali come nazioni ed internazionali, non sono serviti a nulla se oggi all’alba del 2019 il Colonnello Michele Pezza viene paragonato anzi anteposto in fatto di delinquenza a Cesare Battisti.
Battisti condivide con Fra’Diavolo, come condivide con me e forse con Lei la sola appartenenza geografica. Il terrorista di Cisterna si è macchiato di delitti orribili ed è scappato vilmente dal suo Paese protetto da stati compiacenti e da una rete internazionale bieca ed oscura. Ed è questa l’unica ragione per cui oggi ed in futuro verrà ricordato.
Michele Pezza, almeno per quanto ci racconta la storia, si macchiò in età giovanile di delitti è vero, ma pagò il suo debito con la giustizia proprio commutando la reclusione con il servizio militare secondo quanto disposto dalla giustizia dell’epoca. Oggi però, lo ricordiamo, nonostante siano passati 213 anni dalla sua morte non per quegli episodi ma per gli atti di resistenza partigiana che fece per la difesa del suo stato natale: il Regno di Napoli. Dopo la prima liberazione dagli invasori francesi fu decorato del titolo di Duca di Cassano, promosso a Colonnello e gli fu riconosciuta una pensione. Nonostante avesse una moglie e tre figli, fu l’unico a rispondere alla Patria per una nuova chiamata alle armi per contrastare la seconda invasione compiuta dai francesi ai danni del Nostro Paese, il Regno di Napoli, che il Pezza difese sino alla fine.
Lei scrive che “seminò il terrore in terra di lavoro” non so su quali testi ha approfondito e studiato ma devono essere stati studi di poco conto, se pensiamo che proprio i francesi hanno costruito la grandezza ed il mito del Col. Pezza. Mai i suoi avversari diretti lo dipinsero disprezzandolo, anzi il Col. Hugo (padre di Victor) che gli dava la caccia lo dipingeva come abilissimo stratega militare.
I francesi gli proposero invano di passare nelle loro fila, promettendogli una carriera militare e la conservazione dei suoi titoli. Lui preferì morire a 35 anni lasciando moglie e figli, piuttosto che tradire il Suo Paese. Distante anni luce dal criminale Battisti.
Ed oggi Lei con tanta nonchalance lo derubrica come il delinquente più celebre della terra pontina.
Fra’Diavolo fu eroe, celebrato dal Suo Stato e dal Suo Re. Di lui si scrisse e si scrive in tutto il mondo. Sabato 19 venturo sono stato invitato a Napoli a Palazzo Venezia per presentare il mio ultimo libro “Fra’Diavolo l’Intrepido”. Alcune associazioni partenopee hanno pensato che per la ricorrenza dei 220 anni del 1799 fosse l’argomento giusto per riflettere su quel periodo.
Grande è la tristezza nel constatare che mentre Napoli celebra questo suo figlio, nella sua provincia viene vilipeso.
Esimio direttore è mio impegno farLe pervenire una copia omaggio del mio libro “Fra Diavolo l’intrepido”, recensito la scorsa settimana su Il Mattino, con la speranza che possa ravvedersi e poter riflettere per la sua posizione che oggi non ha solo offeso me, ma un intero popolo colpito nella sua memoria e che si vede ancora una volta vilipeso uno dei suoi eroi”.
Daniele E. Iadicicco