CELENTANO: “PER WELFARE EQUO SERVONO LEPS COMPLETI, RISORSE E INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA”

“Questa iniziativa del Cnel rappresenta un momento fondamentale di confronto tra tutti i livelli di governo e gli attori istituzionali impegnati nel welfare e nelle politiche sociali. L’incontro assume oggi un valore particolare perché coincide con il 25° anniversario della legge 328/2000, una riforma che ha cambiato radicalmente il modo di concepire i servizi sociali. È un’occasione per riflettere su quanto è stato fatto, su ciò che resta da fare e sulle sfide future”. Così Matilde Celentano, sindaca di Latina e delegata Anci al Welfare, intervenendo al convegno “La legge di riforma dei servizi sociali a 25 anni dalla sua approvazione”, promosso dal Cnel presso la Plenaria Marco Biagi per approfondire sviluppo sostenibile, politiche sociali e ruolo dei corpi intermedi.

L’iniziativa, organizzata dall’Osservatorio Nazionale sui Servizi Sociali Territoriali (Onsst), ha offerto anche l’occasione per presentare il Rapporto 2025 sui servizi sociali territoriali, che delinea lo stato dell’arte del sistema integrato di interventi nel Paese.

“La legge 328 ha segnato un passaggio epocale, superando la logica assistenzialistica riparativa e introducendo un modello di protezione sociale centrato sulla persona e sulla prevenzione del disagio”, ha osservato Celentano, , evidenziando che le persone “non siano più portatori di bisogni isolati, ma soggetti integrali al centro di un progetto globale, con l’obiettivo di promuovere inclusione, autonomia e qualità della vita”. In quest’ottica, l’Associazione dei Comuni accoglie con favore l’impegno del Cnel per aggiornare la legge e giungere a un Testo Unico: “Un passo importante per riordinare la normativa e recuperare la logica di sistema originaria. Solo attraverso coordinamento e collaborazione tra Comuni, Terzo settore e corpi intermedi potremo costruire un welfare equo, universale e capace di sostenere coesione sociale e sviluppo sostenibile”.

Tra le priorità indicate da Anci, ha ricordato la delegata: “Occorre ridurre le disuguaglianze territoriali con l’attuazione completa dei Leps, garantire risorse stabili e semplificate, rafforzare la governance degli Ambiti Territoriali Sociali, potenziare il personale dedicato ai servizi sociali e promuovere un’integrazione sociosanitaria effettiva, superando la frammentarietà delle politiche e dei finanziamenti”.

Il Rapporto 2025 sulla spesa sociale dei Comuni mostra dati positivi: la spesa complessiva cresce, con oltre il 56% finanziato direttamente dai Comuni o dalle loro forme associative, e aumentano le risorse per la disabilità. “Tuttavia – ha spiegato Celentano – persistono forti difformità territoriali e spesso i fondi, intermediati dalle Regioni, producono ritardi e disomogeneità. Un paese ancora ‘a due velocità’, dove il luogo di nascita può determinare diritti diversi. Anche la spesa per l’Assegno di Inclusione varia notevolmente, con una media nazionale di 341 euro pro capite”.

Sul fronte Leps e finanziamenti, la delegata ha sottolineato: “Negli ultimi anni, grazie alla stabilizzazione dei principali fondi sociali e alla programmazione triennale, il percorso è avviato. Ora occorre completare il sistema dei Leps, con finanziamenti adeguati, per garantire uniformità dei diritti su tutto il territorio nazionale”.

La crescita del personale e la governance degli Ats restano fondamentali: “Dal 2019 al 2022 si registra un +38% di assunzioni di assistenti sociali, ma serve rafforzare educatori, psicologi e personale amministrativo. Anci valuta positivamente il concorso nazionale per 3.839 unità a tempo determinato e auspica che queste figure possano essere stabilizzate, mentre resta urgente rimuovere i vincoli assunzionali che limitano i Comuni in dissesto”.

“È necessario – ha ribadito – anche razionalizzare e semplificare i fondi sociali, oggi eccessivamente frammentati, spesso con passaggio obbligato dalle Regioni, che rallenta la programmazione e l’impiego delle risorse. Sociale e sanitario devono essere due facce della stessa medaglia. La presa in carico deve essere multidimensionale, considerando la persona nella sua interezza: sanitaria, psicologica, familiare e relazionale. È l’unico modo per realizzare un welfare efficace e sostenibile”, ha concluso.

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